Paperino e i gamberi in salmì
Premessa: ad oggi ancora non sono sicuro di aver capito esattamente cosi sia il salmì, figuriamoci a 8-9 anni! A quell’età il panorama culinario si divide in due semplici gruppi: le cose buone (tipicamente cucinate dalla nonna), e le cose che devi mangiare per forza (quella cucinate dalla mamma).
La coinvolgente vignetta di apertura della storia; si noti la sigla “RS1” in basso a sinistra, ad indicare la prima storia sceneggiata da Scarpa.
Il mio incontro con “i gamberi in salmì” risale agli anni Settanta, anni strani: nonostante fossero ricchi di aspetti drammatici (il terrorismo, l’eroina, gli scontri di piazza…) noi che c’eravamo tendiamo comunque a giudicarli positivamente, con indulgenza, quasi sicuramente a causa dell’effetto nostalgia, ma anche per quello che c’era di positivo: la grande musica, i cortili dove si giocava (non solo a pallone), le sorprese dentro i pacchetti delle patatine… e i giornalai: diversi da quelli di oggi, saturi dell’odore di carta e inchiostro dei quotidiani, meno assortiti – solo quelli più grandi si permettevano il lusso di esporre il pallone “Super Tele” – ma con una scelta di fumetti (e figurine) che ancora oggi ricordo come sterminata: Cucciolo, Tiramolla, Tex, l’Intrepido, Geppo, i supereroi della Corno, Felix, Mandrake, Flash Gordon, quelli tenuti più in disparte – i giornaletti “zozzi” –, il Corriere dei Ragazzi, Braccio di Ferro… e poi, ovviamente, c’erano loro: i fumetti Disney, anzi, i giornaletti di Topolino, per indicarli con un nome cumulativo che oggi farebbe inorridire ogni appassionato purista.
Un poker d’assi fenomenale: lo storico settimanale, i classici, l’almanacco e gli albi di Topolino. Era praticamente nullo il rischio di restare delusi. Tra queste però una testata spiccava più delle altre ai miei occhi: i Classici di Walt Disney. Ripartiti con la numerazione nel gennaio 1977 con quella che viene definita “seconda serie”, ristampavano le storie migliori apparse nei meno di 30 anni di vita editoriale di Topolino Libretto, alternando nuovi titoli a quelli che erano usciti negli anni precedenti (nella cosiddetta “prima serie”).
I Gialli di Paperino, numero 13 de “I Classici di Walt Disney”.
Uno di questi ricordo di averlo avuto tra le mani e di non averlo mollato più per giorni e giorni, per leggerlo e rileggerlo più e più volte. La copertina era gialla, raffigurava Paperino coinvolto nella lettura di un inquietante thriller. Si trattava dell’oggi famoso numero 13: “I Gialli di Paperino”, un fumetto che grazie all’aspetto esteriore da libro giallo “vero” mi faceva sentire più adulto ed importante… e che sicuramente mi coinvolgeva tantissimo nella sua lettura: la prima storia che presentava era “Paperino e il misterioso Mister Moster”, di Giovan Battista Carpi, inquietante e forse anche complessa alla mia prima lettura. Ma il pezzo forte, la storia che avrebbe fissato per sempre nella mia memoria quel particolare fumetto era quella che veniva subito dopo: “Paperino e i gamberi in salmì”!
Un lungo preambolo per arrivare all’incontro con questa storia! Credetemi se dico che rimasi folgorato: una storia complicata, un nuovo personaggio che risulta essere nientemeno che fratello di Zio Paperone, un misterioso professore ronchisiano (e chi aveva mai sentito parlare della Ronchesia?), un giallo che teneva inchiodati alla lettura fino all’ultima pagina, e soprattutto una grande, grandissima ed ancora vagheggiata identificazione con Qui Quo e Qua: non più i petulanti e saccenti lettori del mitico Manuale delle Giovani Marmotte (che comunque avevo ricevuto poco prima per Natale nella sua terza edizione), ma tre ragazzi intraprendenti, che ti fanno venir voglia di andare a giocare, er… andare ad investigare con loro: prima alla ditta dei taxi, poi alla pasticceria… morivo dalla voglia di vedere cosa appuntavano sul loro blocchetto di appunti. E cosa erano riusciti a vedere di decisivo durante l’ennesima ripetizione del filmato?
Ma il momento di vera e propria invidia fu quando andarono a casa della zia per rovistare nella sua collezione di riviste culinarie: la vignetta muta con loro che entrano in cantina, dove ci sono i ripiani zeppi di fascicoli ben ordinati e catalogati per anno deve aver fatto scattare un qualche corto circuito nei miei (allora) giovani neuroni, forgiandoli irreversibilmente nella passione non solo del collezionismo, ma soprattutto della catalogazione e dell’ordinamento dei fumetti, delle riviste, dei quotidiani… di qualunque cosa sia ordinabile numericamente o cronologicamente! Per anni ho sognato una cantina del genere dove immergermi nella lettura e nella contemplazione degli scaffali pieni e ben ordinati, immane era la mia soddisfazione quando – all’aumentare della collezione di fumetti – mi avvicinavo sempre di più verso quella situazione che non riesco ancora a dimenticare.
La vignetta “muta” dell’ingresso nella cantina di Paperina.
E potete immaginare quanto fastidio mi diede vedere dopo poche pagine la situazione disastrosa nella quale avevano lasciato la cantina i due nipoti. Il terzo – beato lui – era andato ad indagare fuori città , ben più distante dal cortile condominiale cui erano limitate le mie scorribande, con tanto di cinepresa!
Ho riletto non so neanche io quante altre volte quella storia, scoprendone ogni volta aspetti e spunti nuovi, ridendo alle assurde situazioni in cui si caccia Paperino (il “pisolino” sull’aereo!), memorizzando le battute più demenziali (“…vi avevo preso per un pechinese!”) e incavolandomi quando Paperino a causa della sua impazienza non riesce a scoprire l’identità del misterioso professore interrogando lo studioso di gamberi ronchisiano…
Come si fa quindi a non voler bene ad una persona che tanto ha segnato la tua vita? Che ti ha regalato (“regalato” anche letteralmente: a otto anni non avevo soldi “miei”, non ricordo chi mi comprò il giornaletto in questione, ma di certo per me fu un regalo) delle emozioni così profonde da restarti nella memoria per tutti questi anni?
Romano Scarpa è e rimarrà qualcosa in più di un autore di fumetti, è una delle persone che mi hanno accompagnato durante la crescita, che hanno contribuito a formarmi per quello che sono, e a cui devo molto, ma posso ricambiare solo condividendo con voi il mio affetto per lui!
Grazie ancora Romano!
23 APR 2015