Topolino e la fiamma eterna di Kalhoa
La testata della storia.
Il mio impatto con questa storia è avvenuto in modo atipico rispetto ad un normale approccio a fumetti.
Scorrevano beatamente (almeno per me) gli anni Settanta ed il sottoscritto, già prima dell’età scolare e poi successivamente, divorava tutto quanto era Disney, anche al di là del tradizionale Topolino libretto, Classici, Almanacco, Albo e così via.
In quel periodo ebbi quindi modo di poter leggere delle storie anche su libro, ma non a fumetti, bensì in forma di prosa con disegni qua e là al suo interno. Solo molti anni dopo grazie all’inducks sarei riuscito a scoprire che tutte queste pubblicazioni erano state catalogate sotto il nome di Collana Intrepida, per mezzo della quale all’epoca ebbi modo di conoscere alcune storie, che per motivi anagrafici non avevo letto “in diretta” (cioè su Topolino libretto al momento di uscita) e che solo in seguito avrei potuto leggere a fumetti, come ristampe. Parlo ad esempio di “Paperino missione Bob Fingher”, “Paperino e il giro del mondo in 8 giorni”, “Paperino e il razzo interplanetario” e tutte le altre della medesima collana.
Ad entusiasmarmi più di tutte però, sempre in forma di prosa, fu “Topolino e la fiamma eterna di Kalhoa“. Inutile dire che a quell’età (penso di aver avuto 8-9 anni) non ci si chiede chi fosse l’autore, ma ricordo che la lessi più è più volte, forse anche per sentirmi un po’ più grande, come se avessi letto un libro a tutti gli effetti.
O’Bully e O’Gally scoprono una misteriosa fiamma su un’isola non segnata sulle carte…
Passò qualche anno e finalmente, con l’uscita del classico di II serie “Pronto…Topolino?!” (ristampa dell’omonimo di I serie) riuscii a leggerla per la prima volta a fumetti. Tutte le sensazioni piacevoli della lettura avvenuta alcuni anni prima, improvvisamente mi ritornarono alla mente e le vignette che avevo soltanto immaginato all’epoca presero forma concreta alla mia vista. Ero già un po’ più grandicello (avevo 14 anni) e potei apprezzare di più e meglio il suo intreccio.
A mio avviso è una storia esemplare che ti costringe sempre a tenere alta l’attenzione anche per il genere in voga del periodo per le storie topoliniane e cioè l’avventura mista all’investigazione. Nel contempo però, si presentano a tambur battente gag di seguito e a ripetizione, che in futuro ho potuto comprendere meglio essere sviluppate sulla falsariga delle storie a strisce di Floyd Gottfredson (e che poi negli anni Novanta Scarpa potè realizzare a tutti gli effetti).
È inutile parlare della trama che penso sia conosciuta da tutti i cultori e non (e chi non la conosce è pregato di correre subito a leggerla); al limite è da segnalare che pare che il buon Scarpa si sia ispirato alla storia a fumetti “La misteriosa fiamma della regina Loana” con i personaggi Cino e Franco, molto noti negli anni Trenta, quando il Nostro era avido lettore di fumetti.
Per le strade di Topolinia…
Io preferisco rimarcare alcuni dei tantissimi punti che mi hanno suscitato ilarità ; innanzitutto a mio avviso è giusto specificare che i veri protagonisti di questa storia sono due marinai, conosciuti come O’Bully e O’Gully, che spezzano la tensione della vicenda con la loro sbadataggine, come fossero un Pippo al quadrato (il quale forse per questo motivo appare solo in poche vignette).
La scena ad esempio in cui trasformano la casa di Topolino come fosse una vera e propria nave per stare un po’ più a loro agio (ancora adesso mi diverte nella lettura) è degna di un film comico dei migliori autori; divertente la similitudine di guidare l’auto in città allo stesso modo di come ci si trovasse navigando in mezzo al mare.
La loro presenza al concerto di musica “colta” con l’interpretazione di una ballata irlandese il cui testo ancora adesso ricordo a memoria, senza bisogno di andare a riprenderlo (Yeeeh, yeeeh, scansa il pugno e resta in piè…yoooh, yoooh, a Dublino impara un po’), genera situazioni grottesche e divertenti che è impossibile riuscire a trattenersi dal ridere.
Le vigorose ballate della vecchia Irlanda!
E come non ricordare il momento del “Grande Concorso bambini mascherati”? Topolino vestito da ammiraglio strappa come minimo un sorriso, ma è solo come antipasto per la successiva gag della premiazione.
Ma “Topolino e la fiamma eterna di Kalhoa” non è soltanto questo: è il dipanarsi della trama che prevede colpi di scena ad ogni pagina, dando il giusto equilibrio tra la parte più comica e quella più avventurosa, che prevale un po’ di più nella seconda parte della storia. C’è anche spazio per il “cattivo” della situazione, il capitano Losky, che ricorda vagamente Macchia Nera: è comunque grazie a lui che i nostri eroi riescono a raggiungere la destinazione prefissata, che altrimenti non sarebbe stata possibile.
Il finale alternativo della storia, realizzato anni dopo dallo stesso Romano Scarpa.
Come curiosità particolare ad un certo punto c’è anche il “fumetto nel fumetto”, sotto forma di graffiti rupestri, quasi come una sorta di flashback.
La scena d’azione risolutiva ci spiega di seguito l’origine della fiamma eterna e di come si sprigionasse dal sottoterra e qui il nostro autore ci fornisce anche delle nozioni scientifiche su come si originasse il petrolio.
Il lieto fine è d’obbligo, ma la sensazione che prevale dopo aver letto questa storia è di grande soddisfazione e a posteriori non si poteva aspettarci altro che questa fosse proprio by Scarpa.
E non finisce qui: chi avrebbe mai pensato che “Topolino e la fiamma eterna di Kalhoa” prevedesse un finale alternativo? È quanto siamo venuti a sapere molti anni dopo e che contribuisce ancora di più a rendere la storia memorabile: è bastata una vignetta in più per dare un senso ancora più profondo alla vicenda.
29 MAG 2015
1 commento su “Topolino e la fiamma eterna di Kalhoa”
La fiamma eterna di Kalhoa, tra fantasia e realtÃ
(01/08/2022 - 11:17)[…] Le grandi parodie 67, 1999, pp. 6-11Porta dell’inferno – Wikipedia5 fiamme eterne | best5.itTopolino e la fiamma eterna di Kalhoa – Papersera […]
I commenti sono chiusi