Le interviste del Papersera – Sergio Asteriti
La copertina della fanzine dove venne pubblicata per la prima volta questa intervista.
Ovviamente, essendo stata rilasciata più di venti anni fa, l’intervista presenta alcune risposte quantomeno “datate”: una per tutte quella relativa al Topolino in pantaloncini corti, poi effettivamente tornato in auge anche per merito dello stesso Asteriti, e non solo nelle sue storie.
WOW: Parlaci di te…
Sergio Asteriti: Sono nato il 13 Febbraio 1930 a Venezia. Dopo le medie ho frequentato la scuola di Magistero d’Arte, sezione pubblicità . Mi sarebbe piaciuto fare il pubblicitario. Infatti nel ’52, dopo un esame e una piccola tesi, mi trasferii a lavorare a Milano, dove vivo tutt’ora, e mi impiegai per l’appunto in una impresa pubblicitaria, la società S.P.I.N.T.A.
Tra l’altro, qui conobbi un simpatico collega, Lubatti, che anni prima aveva disegnato delle riduzioni a fumetto di storie di Salgari. Il caso volle che la ditta, un paio di anni dopo la mia assunzione, fallisse. Mi trovai, nel ’54, praticamente senza lavoro!
In effetti in Italia si era ancora agli inizi con questa attività : erano tempi difficili e densi di complessità . Non c’era ancora la televisione ad aiutarci, né i giornali erano zeppi di réclame come ai giorni nostri.
Non volevo arrendermi all’evidenza dei fatti: sono sempre stato un ambizioso ed ho tassativamente rifiutato l’idea di tornare sconfitto a Venezia! Memore di precedenti lavori come cartellonista di locandine cinematografiche (ho raffigurato i migliori attori in voga del momento) e di un atavico amore per i fumetti, incominciai a contattare, con una cartella di disegni sotto il braccio, vari editori del settore.
W.: Scusa se ti interrompiamo, ma stai toccando il tasto che ci interessa maggiormente. Da ragazzo eri un “divoratore” di albi a fumetti?
S.A.: Ma è naturale! Non solo ho raccolto e colleziono tutt’ora fumetti, illustrazioni, grafica in genere, ma da giovane ho avuto la fortuna di frequentare l’equipe dell’ormai mitico “Asso di Picche”!
W.: Venezia è grande, come hai fatto a conoscerli?
S.A.: Nella mia meravigliosa città ci si conosce un po’ tutti. In sostanza è provinciale nelle sue abitudini, e di conseguenza più aperta ai rapporti umani.
Io e gli amici Trevisan e Frollo, noto autore e collezionista il primo e bravo disegnatore di fumetti realistici il secondo, spesso andavamo a trovare Bellavitis, che disegnava delle gigantesche tavole di “Robin Hood”, che ci presentò Faustinelli, Ongaro e Pratt. Sono dei ricordi meravigliosi, che mi hanno inculcato il pallino dei fumetti!
Bingo Bongo.
S.A.: Chi poteva essere quell’editore che aiutava i giovani disegnatori alle prime armi? Caregaro delle Edizioni Alpe, buon mecenate che ha lanciato tutti i migliori artisti del fumetto, sia comico che avventuroso, degli anni ’40 e ’50.
W.: È stato per anni un accentratore di giovani talenti.
S.A.: Precisamente. Bottaro, Bagnoli, Buffolente, Rebuffi, io e tanti altri abbiamo imparato il mestiere lavorando per le sue pubblicazioni. Era il 1955 e collaborai alla realizzazione di varie storie comiche, di cui, purtroppo, poco ricordo, anche perchè non ho tenuto nulla. Sembra un controsenso, ma conservo gelosamente opere altrui, mentre scarseggio di mie creazioni stampate. Ricordo però con piacere, e commozione, il mio “Bingo Bongo”.
Naturalmente, per vivere, facevo dell’altro: disegni a mezza tinta stile americano, bozzetti pubblicitari, per Rizzoli copertine della collana rosa “I nostri romanzi”, tavole comiche per bianconi, illustrazioni di favole per l’AMZ, la Boschi e la Carroccio, tutte per libri a carattere infantile. Mi ero specializzato nel disegno per bambini, genere che preferivo allo stile realistico dove trovavo più difficoltà di realizzazione (mi aiutavo con fotografie).
Ariel, un personaggio creato dallo stesso Asteriti.
S.A.: Lo studio Dami mi permise di lavorare per il mercato inglese. Fu un periodo felice e proficuo. Ebbi inoltre l’occasione di conoscere Mario Uggeri, D’Antonio, De Gaspari, Battaglia, Nadir Quinto, che, come me, lavoravano per la Fleetway. Produssi tavole per i settimanali “Now I Know”, “Bobo” e “Jack and Jill” con i personaggi “Fun in Toyland” e “Freddye Frog”, spesso in collaborazione con Antonio Lupatelli, che considero il mio maestro. È sempre stato un geniale illustratore di favole, purtroppo poco noto, e a torto, in Italia.
Ricordo che in seguito disegnai alcune brevi storielline e giochini vari con protagonista “Formichino” per “Il corriere dei piccoli”.
Altra tappa importante è stato il mio matrimonio con Grazia, nel Dicembre ’59.
W.: Ed ora parlaci di te come disegnatore dello staff mondadoriano Disney.
S.A.: La mia prima avventura di Topolino e Company venne pubblicata nel numero 420 del 1963 di “Topolino” settimanale, e si intitolava “Pippo e la vacanza culturale”. Inizialmente fui un collaboratore saltuario, poi ho rinunciato ad altre iniziative e mi sono dedicato a tempo pieno a Topolino. Questo personaggio mi ha sempre affascinato, per inciso molto più di Paperino, di cui ho realizzato pochissimo.
Topolino lo considero il migliore amico della mia infanzia: sono cresciuto con lui e il caso volle che poi finissi per disegnarlo anch’io. Unico neo è che io sono invecchiato, mentre lui è rimasto uguale, giovane e sano, senza mai prendersi un raffreddore!!!
Topolino all’avventura con i suoi amici Pippo e Zapotec.
Topolino all’avventura con Pippo e il professor ZapotecS.A.: Pensate, per esempio, a Flash Gordon, sempre bello e aitante come nel lontano 1934!
Tornando a Topolino, mi ha sempre appassionato perché è uno dei fumetti più umani: nelle storie degli anni ’30 ritrovavo situazioni e personaggi miei contemporanei. C’era una certa problematica ed un’immagine di vita molto più vicina alla realtà , che non in altri fumetti.
E poi, ricordo un esempio buffo: Orazio mi sembrava l’immagine speculare di mio zio Italo! Veramente riconoscevo, nel mondo Disney i miei parenti ed amici.
W.: E il Topolino di oggi?
S.A.: Be’ adesso Topolino è cambiato, come del resto la nostra epoca è differente da 50 anni fa. Si è modificato giocoforza, seguendo l’evolversi del tempo e dei nostri gusti. Ora non mi sento di dare un giudizio così bello e genuino, sono condizionato dal lavoro che faccio. Preferisco giudicare il suo passato, piuttosto che il periodo attuale.
W.: Ma secondo te si è evoluto o involuto?
S.A.: Non lo so e non ci voglio nemmeno pensare. C’è un proverbio che dice: “prima di parlare, taci”.
Mi “sbottono” solo nel riconoscervi che il pubblico preferisce di più Paperino, è lui la “forza” della testata. A me personalmente piace di più Topolino! Lui è la pura avventura, con situazioni non necessariamente comiche.
Sono certo che si tratta di un periodo transitorio e che, magari fra qualche anno, Topolino tornerà in auge come vero interprete principale.
W.: Ci risulta che il prodotto Disney negli Stati Uniti non sia più un genere di primo piano. Ci sembra che riscuota più successo in Europa.
S.A.: È vero. A noi europei piace di più. Tenete presente che una pubblicazione che tira più di 700.000 copie, significa che ospita personaggi che divertono e che sono letti sia da bambini che dagli adulti.
W.: Ti fa un certo effetto il sapere che le tue storie sono pubblicate un po’ in tutto il mondo e che però nello stesso tempo nessuno sa che le hai disegnate tu?
S.A.: No! Non mi interessa essere indicato come il tale disegnatore di Topolino. Penso che l’importante, per chi collabora con la “Walt Disney”, sia di assimilare lo stile e lo spirito dei personaggi, tralasciando le ambizioni personali.
W.: Ti piacerebbe inventare i testi delle storie che poi disegni?
S.A.: Certo. Ma non è facile avere idee nuove e ideare testi che risultino idonei alla redazione.
Trudy nella versione di Sergio Asteriti.
S.A.: Di solito ce li passano loro. L’unico italiano che è riuscito ad imporre un personaggio nuovo è stato il bravo Romano Scarpa con la fidanzata di Gambadilegno, Trudy.
W.: “Super Pippo” chi l’ha inventato?
S.A.: Gli americani negli anni ’60 al tempo del boom dei supereroi.
W.: Vi capita di disegnare testi scritti da soggettisti statunitensi?
S.A.: Iain McDonald e Jerry Siegel sono appunto americani. Noto immediatamente lo stile differenti dei testi nostri.
W.: Ami il tuo lavoro?
S.A.: Moltissimo. E adoro Topolino in cui trovo il giusto equilibrio fra avventura, poesia e umorismo. Chiaramente una amalgama difficile, che comporta una buona dose di amorevole fatica, sia da parte di chi la scrive, che di chi la disegna.
W.: Cosa ne diresti di un ritorno al Topolino coi calzoni corti? Ti piacerebbe illustrarlo all’antica?
La pagina iniziale della prima storia dove appare la F.O.L.P.O.
S.A.: Eccome se lo vorrei!!! E credo anche di parlare a nome dei miei colleghi. Il Topolino “ragazzo” ha un fascino particolare; e poi ormai lo sapete che Topolino fa parte delle mie debolezze!!!
Magari ci fosse una richiesta di pubblico per rispolverare i calzoncini corti!!! Sapete perché è un personaggio che reputo eccezionale? È semplice: lo si può fare vivere in tutte le epoche, in tutti gli ambienti, può spaziare dal western, al costume e al genere fantascientifico. Insomma, non ci sono limiti di spazio/tempo per lui. Dà molta soddisfazione e non annoia mai.
W.: Secondo te, come testi sono più facili da realizzare quelli di Paperino o quelli di Topolino?
S.A.: Be, Paperino è prettamente comico e perciò più facile. Complesso è il fare coincidere il comico e l’avventuroso insieme. Topolino è perciò molto più impegnativo. Naturalmente è un parere soggettivo.
W.: I fumetti in senso lato ti piacciono?
S.A.: Dirò di più, li colleziono! Sono un raccoglitore di opere di artisti che mi hanno più degli altri colpito per la loro bravura. Però, per intenderci, non colleziono l’albo nella sua integrità , ma solamente le pagine che mi interessano e che poi faccio rilegare.
Esempio tipico: ho distrutto tutta la collezione de “Il giorno dei ragazzi” per unire in un unico volume monografico le tavole di “Dan Dare”. Si, lo so che voi appassionati incalliti inorridite nel sentire queste cose. Ma non conservo per il valore soggettivo del pezzo, tengo solamente ciò che reputo meritevole!!!
Notizie Biografiche
Nato a Venezia il 13 Febbraio 1930, frequentò la scuola di Magistero d’Arte, sezione pubblicità .
Nel 1952 si trasferì a Milano lavorando presso l’agenzia pubblicitarioa S.P.I.N.T.A., per la quale realizzò tra l’altro diverse locandine cinematografiche. Nel 1954 l’agenzia chiuse i battenti, e Asteriti decise di occuparsi di fumetti.
Dopo aver sottoposto i suoi disegni a vari editori, finalmente, nel 1955, fu assunto da Caregaro alle Edizioni Alpe, per cui realizzò una serie di storielle comiche, riprendendo tra l’altro il personaggio di Bingo Bongo. Nei ritagli di tempo realizzava per vari altri committenti disegni a mezza tinta, bozzetti pubblicitari, copertine per romanzi rosa (Rizzoli), tavole comiche (Bianconi), illustrazioni di favole (AMZ, Boschi, Carroccio). Verso la fine degli anni Cinquanta approdò allo studio Dami, tramite il quale realizzò storie per l’editore inglese Fleetway (Fun in Toyland, Freddye Frog, etc.) e per “Il corriere dei piccoli”, all’inizio del decennio successivo riprese il vecchio Formichino di Roberto Sgrilli.La sua prima storia Disneyana risale al 1963 (Pippo e la vacanza culturale, Topolino n. 420). Da allora Asteriti ha disegnato (e dal 1974 anche sceneggiato) centinaia di avventure, la stragrande maggioranza delle quali con Topolino protagonista. Rispetto ad altri autori, Asteriti conserva ancora oggi nel suo tratto un approccio decisamente illustrativo-decorativo. Il suo personalissimo stile, esaltato dal colore, si addice specialmente alle avventure ambientate nel Medioevo o in luoghi fantastici e fiabeschi.
(fonte “I Disney Italiani”, ed. Granata Press, 1990 Bologna)
10 SET 2003
1 commento su “Le interviste del Papersera – Sergio Asteriti”
Sergio Asteriti, storico autore Disney, ci ha lasciati
(27/08/2024 - 16:15)[…] Fonti: Papersera […]
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