Super Miti Mondadori 5
La copertina del numero 5 della collana Super Miti Mondadori, il secondo dedicato al fumetto Disney.
È comune, almeno sul nostro splendido forum, imbattersi in conversazioni nelle quali gli utenti, tramite gustosi aneddoti e toccanti ricordi, fanno risalire alcuni dei tratti che poi hanno caratterizzato la loro personalità a “giornalini” (nel nostro caso Disney) letti durante l’infanzia. In fondo, è stato questo finora anche il filo conduttore dei precedenti articoli, ad opera del nostro “webmaster”.
Se questi albi letti durante l’infanzia ci abbiano davvero influenzato, o se magari viceversa il leggerli fosse già specchio della nostra indole, non saprei determinarlo, e comunque non sarebbe questa la sede. Però mi piace pensarlo, e mi piace credere che se io oggi sono laureato in Lettere Moderne, lo debba anche a questo bel volume: I promessi Paperi e altri capolavori della letteratura universale, numero 5 della collana Super Miti Mondadori (che ha sfornato negli anni molte perle), uscito nell’ottobre 1998.
La storia che inaugura il volumetto è I promessi paperi, del da poco scomparso maestro Giulio Chierchini, con la collaborazione di Edoardo Segantini. Devo dire che all’epoca, conoscendo poco ancora il Mondo Disney, e non conoscendo per nulla l’opera originale del Manzoni, trovavo questa storia molto bizzarra e a tratti ostica. Crescendo, ho capito che l’umorismo di cui la storia si nutre, e le sorprendenti trovate comiche, non sono adattissime per un pubblico di bambini ignari, ma un adulto non può non riconoscerne l’assoluta genialità.
Il sommario prosegue con Pippo e i cavalieri della tavola rotonda, altra storia che da piccolo non apprezzavo molto, credo soprattutto a causa dei disegni di Pier Lorenzo De Vita: tuttavia da quel che ricordo non era effettivamente una gran storia, che va a parodizzare il ciclo arturiano del Graal.
La sublime pagina di apertura di “Guerra e Pace”.
Con la terza storia si entra invece in un campo di livello altissimo, ovvero Guerra e pace, scritta e disegnata dal Maestro Giovan Battista Carpi, parodizzando l’immortale Romanzo di Lev Tolstoj. Questa storia l’apprezzai tantissimo anche da piccolo, rileggendola svariate volte. Ovviamente, lo ripeto, non sapevo nulla dell’opera originale. Ma la storia, nel suo “piccolo”, riesce ad essere assolutamente coinvolgente e divertente anche per chi non è in grado di coglierne i riferimenti. E invoglia poi, quando si è più grandicelli, ad andare a leggere l’opera alla fonte.
Con Paperin Furioso, siamo nuovamente nel campo cavalleresco, anche se questa volta l’opera di riferimento non è medievale, ma uno dei capolavori della Nostra Letteratura, ovvero il poema epico rinascimentale Orlando Furioso, di Ludovico Ariosto. Stesso discorso di Guerra e pace. Storia letta e riletta, e apprezzatissima. D’altra parte, come si fa a non amare Chendi e Bottaro?
I racconti di Edgar Allan Top – La casa del fantasma distratto è sceneggiato dalla “meteora” Mario Volta, e disegnato da Giampiero Ubezio, disegnatore con un tratto molto personale, ma che ho sempre apprezzato. Si rifà, come si può facilmente intuire dal titolo, ad un racconto di Edgar Allan Poe: ovvero La caduta della casa degli Usher. Si può supporre che sfiguri di fronte alle più illustre compagne, ma da piccolo amavo l’alone di mistero che avvolgeva questa storia, ed era una delle mie preferite dell’albo. Certo, rileggendola oggi, si rimane un po’ delusi.
Il tasso Torquato in aiuto dei nostri eroi.
Paperopoli liberata, unica martiniana del numero, illustrata da Carpi,è l’omologa di un altro poema rinascimentale, ovvero Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (e, difatti, nella parodia è presente un tasso di nome Torquato). Molti ritengono che Martina possa non essere apprezzato dai lettori più piccoli: non se sia vero per altri, ma da piccolo io “uscivo pazzo” per le parodie martiniane, e quel sapore così particolare che trasmettevano. Potrei parlarne per pagine, ma non vorrei dilungarmi troppo, e quindi mi limito a dire che la didascalia iniziale mi è rimasta così impressa, che ho ricalcato in alcune occasioni quello stile per anni, anche in temi scolastici.
Dulcis in fundo, in coda al volume troviamo La leggenda di Paperin Hood, del “mostro sacro” Romano Scarpa. La storia non parodizza un’opera in particolare (sebbene un Robin Hood scritto da Alexandre Dumas Padre esista), ma si rifà più che altro al patrimonio dell’immaginario comune intorno a questo personaggio. E qui vi stupirò, ma nonostante Scarpa sia considerato la quintessenza della disneyanità, da piccolo questa storia mi dava un po’ un senso di straniamento per come venivano utilizzati i personaggi, e per la bizzarra sequenza iniziale. Poi, ad ogni rilettura un po’ si attenuava, e sicuramente è una di quelle che oggi ricordo con maggior piacere, e le cui scene sono scolpite nella mia mente. Ma credo che la sequenza iniziale con il regista, l’abbia assimilata davvero solo dopo aver capito che si trattava di un omaggio a Gottfredson.
Per concludere, se amate il Grande Fumetto Disney e la Grande Letteratura Universale, non potete esimervi dal leggere questo bellissimo fumetto!
23 MAR 2020