Ho appena finito di leggere La mia vita di Agatha Christie. Ho sempre amato questa autrice e per conoscerla meglio, oltre ad avere iniziato la lettura dei suoi romanzi in ordine, ho pensato di leggere la sua autobiografia. In realtà il libro l’ho finito una settimana fa, ma prima di fare un commento volevo raccogliere le idee. E’ un libro densissimo, lungo ben 624 pagine e scritto in 15 anni, dove lei racconta la sua vita ricordando ciò che vuole ricordare e nell’ordine che preferisce; per lei deve essere come pescare dal sacchetto dei ricordi. Trovare qualche passo significativo è difficile perché ce ne sono veramente tanti, troppi. Appena si inizia a leggere si viene proiettati nella sua infanzia e man mano che si avanza nella lettura ci si affeziona alla madre, donna super speciale, e al padre, alla vecchia bambinaia Nursie e a Zia-nonnina, figura alla quale mi sono affezionata particolarmente, a Marie, a Carlo, a Max, a Madge. Si partecipa ai ricordi positivi e si è tristi in quelli negativi. Agatha riesce a raccontarsi apertamente, facendoci vedere le cose attraverso i suoi occhi di bambina e di donna adulta. Mi sono piaciute molte frasi, ad esempio “Non tornate mai in un luogo dove siete stati felici. Se non lo fate continuerà a vivere dentro di voi, ma se tornate, l’incanto sarà distrutto per sempre”. E’ bello leggere come nascono i suoi romanzi, come nasce Poirot e come nasce Miss Marple. Quando l’editore le dice che pubblicherà Poirot a Styles Court , lei e Archie vanno a festeggiare e lei scrive “Quella sera tra noi c’era un ospite invisibile, qualcuno che, a mia insaputa, mi si era aggrappato con tanta forza che non sarei più riuscita a liberarmene. Era Hercule Poirot, l’investigatore belga, la mia creatura”. Potrei andare avanti per ore perché di cose che mi sono rimaste impresse ce ne sono veramente tante, ma mi fermo per non rovinarvi la lettura.
Ora passo a leggere Aiuto Poirot!