Non pensavo che nel giro di un mese esatto sarei arrivato a leggere ben sei libri, tenendo conto che posso permettermelo quasi solo durante i viaggi in treno, quindi, anziché fare sei post diversi, mi soffermerò molto brevemente su ciascuno, anche se alcuni di questi meriterebbero delle digressioni ben più lunghe. Sono conscio che non capiterà più perché prima della fine dell'anno mi aspettano almeno altre cinque letture a cui voglio dedicare particolare attenzione, cinque testi che ritengo possano lasciarmi parecchio (ovviamente tutti di filosofia, mi riprometto come proposito dell'anno nuovo di ampliare un po' i miei orizzonti e uscire dal Modernismo
).
Seguendo un ordine cronologico, il primo testo è, manco a dirlo, di Maurice Merleau-Ponty, il filosofo con cui ormai tendo ad identificarmi e confrontarmi costantemente, poiché tanto ha saputo lasciarmi e tanto saprà ancora darmi in quelle che probabilmente saranno le mie future indagini al di là dell'insegnamento universitario.
Segni, il libro in questione, è la raccolta di saggi in cui il filosofo mette a nudo il proprio pensiero per ricominciarlo attraverso almeno due nuclei: uno filosofico, improntato sulla Fenomenologia e sullo Strutturalismo, in particolare sui problemi della visibilità e del linguaggio (anche se diversi saggi affrontano le più disparate tematiche, tra cui un interessante confronto con Einstein e con Freud), e uno invece politico, dedicato alla presa di posizione circa alcuni fatti inerenti alla politica estera della Francia e al marxismo. Ovviamente, trovando abbastanza indigesto il marxismo (anche se Merleau-Ponty sia ormai distante da certe posizioni che avrebbe sostenuto ad esempio in
Umanismo e Terrore, che conosco solo a grandi linee perché non l'ho ancora acquistato e al momento non mi voglio occupare di tematiche politiche), apprezzo i suoi interventi e le sue argomentazioni, tuttavia preferisco di gran lunga le parti in cui si interroga su Bergson, Machiavelli, Montaigne oppure rilegge l'arte e la scrittura sotto la forma del "linguaggio indiretto", preparando già quelle analisi che farà nel postumo
Il visibile e l'invisibile, che purtroppo non riesco proprio a trovare per quanto mi sforzi (e penso che chi abbia avuto almeno una volta nella vita l'intenzione di voler leggere a tutti i costi un determinato testo mi possa capire benissimo
).
Il secondo testo, su cui tanto si è detto e su cui poco si può dire a tutti gli effetti, è il
Tractatus Logico-Philosophicus di Ludwig Wittgenstein, un'opera che ho trovato assolutamente straordinaria se accostata ai
Quaderni 1914-1916 che mettono a nudo l'atteggiamento estremamente umano del filosofo in questione, che vorrebbe risolvere tutte le ambiguità dell'esistenza e tutte le problematiche ma alla fine se ne conclude dicendo che questi è possibile solo per quei fatti logicamente determinati. Sì, è vero, il Tractatus sembra l'opera di un logico che, ossessionato dai valori di verità delle funzioni proposizionali, intende ad ogni costo trovare il senso univocamente determinato in ogni fatto, eppure Wittgenstein stesso dentro di sé sapeva di non aver davvero detto tutto quello che era necessario da dire in filosofia, e infatti è per questo che esiste il "Secondo Wittgenstein", quello che ripenserà sul riduzionismo logico e deciderà di affrontare le problematiche del linguaggio in altra maniera. Entrare in questo testo è estremamente difficile, e nemmeno io condivido, ad esempio, l'idea di Wittgenstein secondo cui la matematica sia un sottoinsieme della logica (assolutamente falso, magari la matematica dei
Principia Mathematica, che dà oltretutto origine a quel formalismo di cui fa ampio uso l'algebra e dentro cui non riesco veramente entrare perché lo ritengo fine a se stesso, potrebbe essere letta sotto quest'ottica, ma in realtà la ricerca matematica, assai più vasta, fonda nella logica il suo linguaggio, e non è nemmeno detto che ci sia un modo univoco di esprimerlo!), tuttavia è nel suo sintetico rigore molto tagliente, riesce a catturare la tua attenzione e a farti ripensare quel linguaggio con cui abbiamo a che fare tutti i giorni, anche quando si tratta di esprimere ciò che Wittgenstein stesso consegna al "Mistico", l'inesprimibile. Infatti, corrispondenza tra etica ed estetica e logica è impensabile: la bellezza di un oggetto così come la moralità di un azione non possono esser dette con proposizioni infallibili che possono risultare solo vere o false.
Poco dirò, invece, su
Il Simposio di Platone, che per quanto sia attuale nella sua esposizione e, soprattutto, nel suo contenuto, non incontra il mio gusto a livello di tematiche. Interessanti le varie teorie esposte sull'amore, o più propriamente sull'Eros, tuttavia non mi piace disquisire sull'argomento, e infatti non vi ho nemmeno fatto una recensione particolarmente approfondita, pertanto passerò direttamente al prossimo testo.
Vorrei ammettere di aver potuto comprendere le quaranta pagine che ho letto della
Critica del Giudizio di Kant, tuttavia avendole digerite passivamente ho pensato che per il momento fosse fuori dalla mia portata. In sua sostituzione, ho deciso di affrontare
Educazione Estetica di Schiller, decisamente ben più organico e meno rigoroso di Kant e, per ora, più godibile. Schiller è un punto di riferimento per chiunque sia interessato all'estetica che è, manco a dirlo, il mio ambito di interesse filosofico preferito, e questo testo raccoglie due dei suoi saggi più importanti sull'argomento: la dimensione estetica per Schiller ha un'importanza capitale perché diventa lo strumento per educare l'uomo in virtù di un ordine politico e morale, e ben si compenetra a tutta l'esperienza dell'esistenza. Sento di appoggiare l'idea di Emilio Garroni secondo cui l'estetica possa veramente dare tanto al di fuori della critica all'arte e al bello, e Schiller ne è la prova calzante, in un periodo in cui le prime moderne teorie estetiche andavano svilupparsi (da Baumgarten, il primo ad elaborare il termine nel senso più a noi noto, non è molto distante). Inoltre, apprezzabilissima la concezione del bello come un qualcosa di dinamico che in tale condizione esprime tutta la sua libertà, e altrettanto suggestiva l'idea della linea spezzata o curva che, nel suo momento, esprime un'unità suggestiva (basta prendere un quadro di Turner per rendersene conto).
Dirò poco anche sul
Breviario di Estetica di Croce, una lettura non sgradita, ma che sostanzialmente serve ad entrare meglio nell'ambito della disciplina e non altro. Leggerlo, tuttavia, è piuttosto complicato per il fatto che, nonostante Croce non giri intorno sull'argomento e subito definisca l'arte come visione ed intuizione, la sua prosa è decisamente articolata e può scoraggiare gli inesperti. Per il resto, dà i suoi spunti ma non è quella lettura che mi ha cambiato la vita, per intenderci.
In ultima analisi,
Esperienza Vissuta e Poesia di Wilhelm Dilthey è il testo appena terminato che mi ha tenuto piuttosto occupato per via della sua prolissità. Dilthey è un filosofo che mi ha sempre interessato, come avevo già detto, ho provato a rileggere, sotto suggerimento di Gadda,
Il male oscuro di Giuseppe Berto nell'ottica dell'Erlebnis, dell'esperienza vissuta, e in questo testo la si ritrova nel contesto della poesia, interpretata come la più alta espressione estetica a disposizione dell'uomo per esprimere la cosiddetta "Weltanschauung", il mondo delle visioni. Se chiedete a me, Dilthey non mi ha convinto che la poesia sia superiore alla pittura e alla visione, tuttavia le quattro monografie, rispettivamente su Lessing, Goethe, Novalis e Hölderlin, sono veramente ben scritte e molto enfatiche. Non è per tutti, cioè non troverete Dilthey che enuncia la propria filosofia se non dietro le righe di queste monografie, quindi leggetelo solo se vi interessano i quattro autori presi in esame, altrimenti l'essenziale sul suo contenuto filosofico si spoglia ben facilmente e ben altrettanto lo si può condensare in poche righe. Spero di trovare altri testi di Dilthey, in giro c'è veramente troppo poco... e non penso di essere disposto a pagarmi un corso di tedesco per leggerle
Bene, e con questa mi attendono gli ultimi cinque libri: speriamo di farcela prima della fine dell'anno!