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Che libro c'è sul comodino?

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Paperock
Brutopiano
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    Re:Che libro c'è sul comodino?
    Risposta #1500: Venerdì 8 Dic 2017, 00:15:26
    I PILASTRI DELLA SOCIETA, Ibsen,
    Dramma in quattro atti,.
    Quest'opera non è forse il suo capolavoro, ma è interessante e attualissima.
    E le donne ci fanno sempre una bella figura. Anche qui (come in nora di casa di bambola) abbiamo una fuggitiva, per amore stavolta, lontano da pettegolezzi e pregiudizi, da qualsiasi moralismo borghese..
    Il protagonista , un ricco borghese, ha costruito il suo impero e la sua fama, sulla menzogna e l'ipocrisia. ma spinto da sua cognata, capira che è meglio essere onesti con se stessi.
    "lo spirito della verita e della liberta", i veri pilastri della societa.

    A un certo punto del dialogo , un operaio  dice al protagonista che ha paura che le macchine possano rubare lavoro agli operai.
    Al che l'imprenditore navale, che ha perso il senso della realta, gli risponde che lui riflette e legge troppo,e questo non le fa bene.

    Una perfetta dimostrazione di come quest'opera sia attualissma. Evidente-mente leggere  e riflettere(criticamente), sono sempre un pericolo per il pensiero unico e il mantenimento dello status quo.

    Spettri,in lettura

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    Andy98
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      Re:Che libro c'è sul comodino?
      Risposta #1501: Venerdì 15 Dic 2017, 22:40:12
      Ammetto di aver terminato a fatica la lettura della Filosofia della rivelazione di Schelling, un testo tanto dotto quanto impegnativo: Schelling imbastisce un'ampia speculazione filosofica articolata in trentasette lezioni tenutesi a Berlino tra il 1840 e il 1841 (le stesse da cui rimase deluso Kierkegaard, per intenderci) mirata ad inquadrare il Cristianesimo come momento storico e a comprenderlo come cifra di una Rivelazione che si esprime proprio attraverso la figura di Gesù Cristo: in esso, Schelling ritiene di aver trovato l'errore di Hegel, la filosofia negativa che quest'ultimo aveva elaborato si era preoccupata di stabilire le condizioni necessarie (quelle logico-razionali) per comprendere la realtà, tuttavia aveva perso di vista quelle sufficienti, espressi dall'Essere che rappresenta l'oggetto di una filosofia positiva il cui scopo è condurre l'uomo alla finalità e alla conoscenza di un sapere trascendentale.
      Detto questo, l'impianto filosofico è di altissimo livello e Schelling vanta un'ottima abilità oratoria mentre porta avanti la sua non facilissima speculazione, tuttavia la mia difficoltà è legata, più che altro, a divergenze concettuali: ritengo, infatti, ma questa è una mia semplice opinione personale che non è comunque mirata a sminuire l'invidiabile contenuto del volume, che, dopo aver inquadrato il Cristianesimo come il momento storico per eccellenza nello sviluppo delle religioni, Schelling cerchi forzatamente di giustificare la sua apertura a tale religione considerandola come portatrice di un sapere grandissimo. Nonostante questo, ho apprezzato i tanti riferimenti filologici e mitologici e pur non essendo certo di rileggere quest'opera in un futuro prossimo (considerata, soprattutto, la sua lunghezza), darò a Schelling l'opportunità di rifarsi con altre sue opere: pur essendo un filosofo piuttosto complicato per ragioni speculative (molte posizioni radicali e contraddittorie, se inquadrate in uno "sviluppo" del suo pensiero), ha comunque un certo suo fascino quando si getta nelle sue dissertazioni.
      Non vi consiglio di leggerlo a meno che non siate interessati a discutere la vostra posizione sulla religione cristiana, è una lettura abbastanza specialistica, o comunque digeribile da chi ha interesse per gli argomenti trattati.

      In contemporanea, tuttavia, sono arrivato a leggere il mio penultimo libro dell'anno (anche se in realtà avrà valore puramente simbolico perché almeno altri 2/3 libri potrei riuscire a terminarli dopo il trentesimo), una lettura filosofica che mi ha tenuto veramente attento dalla prima all'ultima pagina: sto parlando, per intenderci, delle Ricerche Filosofiche di Wittgenstein, l'altro testo per cui questo filosofo è ben noto anche ai non studiosi di filosofia. Wittgenstein in questo testo dà il suo meglio ripudiando, in primo luogo, delle posizioni troppo radicali che aveva preso nel Tractatus Logico-Philosophicus come la riduzione del linguaggio alla pura logica, o la biezione immagine => fatto, ed elaborando, come conseguenza di ciò, una filosofia che si preoccupi, invece, di svelare le ambiguità e le problematiche del linguaggio, inteso come "giuoco linguistico". Il suo metodo è totalmente diverso: se nel Tractatus le proposizioni si presentavano, inserite nella loro complessissima architettura, in una veste seducente e d'impatto, nelle Ricerche le proposizioni sono semplicemente dei pensieri scritti dal filosofo in cui il dialogo con il lettore è costante ed intenso, quasi un tentativo di emulare la maieutica socratica: Wittgenstein fa pensare il lettore, lo mette davanti alle problematiche che intende affrontare, gli permette di fare degli esempi e si propone di dare una risposta a certi dubbi, aprendone, tuttavia, tanti altri. Leggere le ricerche è l'equivalente di prendere consapevolezza della potenza della parola, come se un concetto fosse un piccolo punto dello spazio capace di essere traslato da infiniti vettori di intensità differenti: ecco, quelle intensità rappresentano la ricchezza intrinseca di ogni concetto, e scoprire il motivo di ciò potrebbe portarvi a mettere in discussione il vostro stesso modo di esprimervi. Tuttavia, ritengo che un testo del genere sia necessario indipendentemente da quando sia stato scritto (anche se la sua pubblicazione è postuma, come la gran parte delle opere di Wittgenstein), poiché questa consapevolezza della parola è un altro aspetto che dovremmo imparare a riscoprire e a vivere, soprattutto se prendiamo atto del fatto che ormai politica, marketing e pubblicità di vario genere si facciano esclusivamente online, dove spesso i commenti sono al limite dell'imbarazzante, ma non come ortografia o grammatica, bensì come qualità di contenuti e ricchezza espressiva.
      Io vi invito a leggerlo perché merita tanto, però renderebbe di più se letto dopo il Tractatus per essere più consapevoli dello svolta nel pensiero di Wittgenstein, e quella rappresenta la vera sfida (ritengo il Tractatus imprescindibile anche se non condivido molte sue idee, è proprio una di quelle "prove", mettiamola così, che possono comunque darci tanto).

      Detto ciò, è tempo di concedermi l'ultima lettura per arrivare a quota trenta libri letti da luglio a qui, dopodiché penso che tirerò le fila, brevemente, su quali siano stati i favoriti di quest'anno  ;D

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      Solomon Cranach
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      PolliceSu
        Re:Che libro c'è sul comodino?
        Risposta #1502: Venerdì 15 Dic 2017, 22:59:58
        trenta libri letti da luglio a qui
        Accidenti!
        Cerchi di compensare alla statistica che vorrebbe che solo il 40% degli italiani legge almeno un libro l'anno? :D
        « L'UNICA DIFFERENZA FRA LA FOTOCAMERA E NOI
        È CHE LA FOTOCAMERA, QUESTA STUPIDA, NON SBAGLIA MAI,
        MENTRE NOI SBAGLIAMO IN CONTINUAZIONE, IN OGNI DISEGNO.
        ED È QUESTO CHE CREA LA MAGIA!
        »

        J. Giraud

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          Re:Che libro c'è sul comodino?
          Risposta #1503: Venerdì 15 Dic 2017, 23:35:25
          trenta libri letti da luglio a qui
          Accidenti!
          Cerchi di compensare alla statistica che vorrebbe che solo il 40% degli italiani legge almeno un libro l'anno? :D

          In effetti, considerato che sono state principalmente letture "pesanti" (quasi tutta filosofia meno Woolf e Gadda, che non sono certo appetibili a tutti, e un testo, rispettivamente, di Conrad e di Rigoni Stern), sono decisamente sorpreso (e contento, visto che prima non leggevo tantissimo) del mio traguardo, anche perché diversi testi (ma questo penso che lo argomenterò meglio conclusa la lettura di Feyerabend) hanno saputo lasciarmi non poco, sia come studente di matematica, sia come persona.
          Sulla faccenda "statistica", ti risponderò dicendo che la compenso solo in parte perché ho osservato, con molto piacere, che non son poche le persone che sul treno leggono dei libri per passare il tempo, pur essendo comunque meno di quelli che stanno tutto il tempo ancorati al telefono è lo stesso un segnale positivo. Io me lo spiego - e con questo faccio un'approssimazione grossolana - col fatto che il ritmo quotidiano a cui si è costretti, tra chi fa il pendolare per studio e chi per lavoro, impone proprio un atteggiamento del medesimo tipo, cioè quella costante fretta che impedisce di stare dietro a testi un attimino più impegnativi di altri o a letture consistenti come numero. Immaginati oggi quanto tempo sarebbe necessario, ad esempio, a leggersi La Recherche di Proust o un qualunque romanzo del Settecento/Ottocento (che erano volutamente dei mattoni per far trascorrere il tempo a chi li leggeva), penso che non tutti avrebbero la pazienza di portare avanti una lettura frammentaria, io stesso con Teoria Estetica di Adorno, a cui ho dedicato circa un mese tra un viaggio di andata e uno al ritorno (45 minuti circa l'uno) mi trascinavo pochissime pagine per volta talmente erano dense (e non credo nemmeno, onestamente, di aver compreso almeno i 3/4 dell'opera, ed è stato uno dei pochi testi a mettermi in difficoltà), non oso immaginare per chi il tempo non lo riesca a trovare e cerchi comunque di leggere in quei pochi buchi che ha cosa possa significare leggersi un testo del genere, e allo stesso modo potrei dire per un romanzo di Gadda o qualsiasi "esperimento letterario". Sono convinto che se le persone si liberassero da questa idea della fretta costante ed incessante (di cui il cellulare e internet sono comunque complici, se pensi al tempo necessario per leggere o cercare qualcosa) potrebbero sicuramente ritrovare il piacere di leggere e, perché no, di accettare sfide un tantino più impegnative (ritornando ad Adorno, ho sofferto non poco eppure, a lettura conclusa, non me ne sono pentito, pur non sopportando come scrive).

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          Paperock
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            Re:Che libro c'è sul comodino?
            Risposta #1504: Sabato 16 Dic 2017, 00:52:11
            Sulla fretta si , ma del resto siamo figli di una societa iperfrenetica e di un sistema economico e un modello di sviluppo che ci invita a correre e ancora a correre,a un ritmo disumano, poiche "il tempo è denaro" e riempirlo con buchi inutili, tempi morti, è poco "produttivo"(figurati le letture). E pertanto mentre certe prsone vedono le letture come "una perdita di tempo",  altri le fanno nei ritagli di tempo o nel poco tempo cosidetto "libero"(di consumare ovviamente), quindi pure sul treno, perfetta metafora della vita..

            Io personalmente non riuscirei mai a leggere sul treno (o peggio ancora su un autobus), ma per due motivi, uno perche lo soffro e  due perche devo stare da solo, altrimenti non riesco a concentrarmi,quindi niente treni affollati, niente spiaggie...Sono di quelli che pure il bagno preferisce per andare a leggere..:)
            Sarei curioso di sapere a questo punto quali sono i posti preferiti per leggere, degli amici del forum...

            Per quanto riguarda la lettura di saggi di filosofia(ma io leggo un po di tutto, dalla filosofia alla psicologia alla storia,all'antropologia...) andrebbero sempre fatte pure delle riletture(soprattutto se sono voluminosi e difficili), per tornare su certi passaggi..almeno io faccio sempre cosi, li leggo e rileggo..
            Solo i romanzi li leggo  una sola volta.
            « Ultima modifica: Sabato 16 Dic 2017, 00:57:15 da Paperock »

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              Re:Che libro c'è sul comodino?
              Risposta #1505: Sabato 16 Dic 2017, 14:38:38
              Io leggo sul letto, sul divano e anche sul gabinetto. I libri più leggeri li leggo anche in spiaggia. Quando leggo a casa lo faccio principalmente di sera
              Perchè di questo mondo siamo solo ospiti, fra i tanti. E non i padroni. Insieme abbiamo dimostrato tante cose, ma la più importante è che non esiste l'impossibile. Antidarwinista

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                Re:Che libro c'è sul comodino?
                Risposta #1506: Lunedì 18 Dic 2017, 12:59:21
                Spettri, Ibsen

                Completata la lettura anche di questo bellissimo dramma in 3 atti. Un vero capolavoro, attualissimo direi.
                "Io credo che il mondo sia pieno di spettri, nascosti dappertutto, fitti come granelli di sabbia.. Ed ecco perche tutti abbiamo una paura cosi terribile della luce."

                Anarchia e cristianesimo, Jacques Ellul.
                La lettura di questo  saggio (di poco piu di cento pagine) ci sta bene in questo periodo.E' una interessante(provocatoria?)   lettura anticonformista e anarchica della bibbia e del messaggio di Cristo(pertanto lontano anni luce dall'interpretazione  della chiesa), da parte di un'autore francese che non era certo ateo ma un credente protestante, teolologo, filosofo e sociologo antiautoritario, grande studioso di Marx ma anticomunista.
                 
                « Ultima modifica: Lunedì 18 Dic 2017, 13:03:37 da Paperock »

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                  Re:Che libro c'è sul comodino?
                  Risposta #1507: Lunedì 18 Dic 2017, 13:45:32
                  Appena finito Oltre l'inverno di Isabel Allende. A me è piaciuto molto, lo stile della Allende mi piace sempre, è molto semplice da leggere, pur trattando temi complessi.
                  "Un libro es un espejo y solo podemos encontrar en él lo que ya llevamos dentro"
                  - Carlos Ruiz Zafón -

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                    Re:Che libro c'è sul comodino?
                    Risposta #1508: Venerdì 29 Dic 2017, 09:18:56
                    Finito di leggere Cose Preziose di King.
                    E niente, il giudizio positivo su King resta, la storia è avvincente, i personaggio vivi, il signor Gaunt ti inquieta ad ogni pagina. Tutto ottimo, però sto iniziando a notare un piccolo problema, se proprio così vogliamo chiamarlo, con i suoi finali.
                    Sono strani, ecco. Pare strano dirlo, in un libro pieno di mostri e amenità simili, ma la sospensione di incredulità nei finali dei suoi libri diventa un po' troppo alta. Perché, prendendo in esame il libro in questione, se mi sta bene per tutta la storia che il diavolo ti sta manovrando, che gli oggetti che vende ti ingannano e ti spingono alla follia, che lui ti assilla con le sue minacce e le sue menzogne, tutto molto subdolo, insomma, mi risulta un po' surreale immaginarmi nella battaglia finale un raggio di luce multicolore sparato dal pugno dello sceriffo. Cioè, per certi versi mi piace pure, per come ci si è arrivati a questo, ma risulta un po' strano. Tipo effetto speciale di serie b piazzato all'improvviso...

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                    Andy98
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                      Re:Che libro c'è sul comodino?
                      Risposta #1509: Sabato 30 Dic 2017, 00:11:47
                      Finito oggi l'ultimo libro dell'anno, ovvero La malattia mortale di Kierkegaard, ennesima lettura densa del filosofo danese, forse a questo giro particolarmente imbevuta di teologia, ma comunque illuminante laddove ha da offrire dei punti di confronto. Pur non avendo mai letto nulla di Hegel (anche se a breve rimedierò), in questo lavoro si avverte come non mai l'influsso del sistema sulla dialettica del peccato e della disperazione inscenata da Kierkegaard, quasi un gioco filosofico tanto sottile e raffinato quanto "malato"... forse proprio leggendo qualcosa di Hegel sarò veramente in grado di entrare più in profondità in questo lavoro, come ultima lettura (considerato che dovevo originariamente leggere Essere e Tempo, che si farà ancora qualche mese sullo scaffale della mia libreria, a quanto pare) è stata un pochettino fredda rispetto a Il concetto dell'angoscia, altro lavoro del filosofo strettamente collegato a questo testo.

                      Ho in programma di finire nei primi di gennaio Contro il metodo di Feyerabend e le Lezioni sui fondamenti della matematica di Wittgenstein (lettura che non potevo non fare per ovvie ragioni) e di dedicarmi, nel mentre, alla lettura di Hegel (non la temutissima Fenomenologia dello spirito bensì l'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, pur serbandogli ancora rancore per quelle quattro righe densissime che finirono in una verifica di filosofia, esattamente più di un'anno fa, come comprensione del testo, e riguardavano, se non mi sbaglio, la filosofia della storia...).

                      Detto questo, mi piacerebbe ricordare brevemente alcuni tra i libri che ho letto durante questi sei mesi e a cui darò sicuramente una rilettura ancora più partecipata prima o poi; non farò graduatorie (sono libri talmente diversi l'uno dall'altro che non si potrebbe stabilire chi sia meglio di chi), quindi andrò in ordine di lettura, citando solo un testo per autore:

                      • Gita al Faro di Virginia Woolf, su cui ho lavorato per la mia breve trattazione relativa all'angoscia novecentesca. Non ero un divoratore di libri, ma dopo essermi interessato durante le lezioni di letteratura inglese a Virginia Woolf e aver letto, di conseguenza, questo romanzo, il mio interesse per la letteratura e la filosofia è cresciuto a dismisura.
                      • La cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda, che preferisco al Pasticciaccio per il sapiente connubio di ironia e tensione, di satira e di drammaticità e chi più ne ha più ne metta. Probabilmente una delle più originali testimonianze sul "dolore della vita", ma anche una delle più straordinarie e divertenti (dopo la "leggerezza" della prima parte, la bellezza di alcune scene delineate nella seconda non ha prezzo, ad esempio i brevi e sinceri momenti di affetto tra madre e figlio).
                      • Il sergente della neve di Mario Rigoni Stern, intensa testimonianza di un Uomo con la "U" maiuscola.
                      • Fenomenologia della percezione di Maurice Merleau-Ponty, probabilmente la mia "guida spirituale", il libro che mi ha insegnato a riscoprire l'importanza del mio corpo e dell'atto della percezione e che attraverso le sue chiare, seppur dense, frasi mi ha fatto molto maturare come persona, mettendomi davanti ad un orizzonte filosofico senza eguali. Merleau-Ponty è a carte scoperte il filosofo a cui sono più legato e uno dei pochi che seriamente rispetto come persona: in attesa di poter finalmente reperire Il visibile e l'invisibile, sarà un'esperienza ancora più bella e coinvolgente riprendere in mano le righe di questo straordinario testo.
                      • Il concetto dell'angoscia di Søren Kierkegaard, che nonostante la "barriera hegeliana" riscontrata è un testo molto profondo, intenso e stilisticamente accattivante. Paga forse una voluta difficoltà nell'esposizione dei concetti, tuttavia sono a favore di letture più impegnative del solito e sono sicuro che riprendendolo in mano saprò trovarvi nuovi spunti: non ha curato quell'angoscia che sento essere mia in certi momenti, però una certa consapevolezza me l'ha saputa dare lo stesso. D'altronde, Kierkegaard sapeva di non parlare a vuoto, e quindi sono sicuro di non sprecare il mio tempo rileggendolo.
                      • Dimostrazioni e confutazioni di Imre Lakatos, il libro che insegna anche al "profano" cosa voglia dire fare matematica, il libro che dimostra che i risultati ottenuti dalla matematica sono frutto di un processo dialettico di dimostrazioni e confutazioni. Che questa tesi sia necessariamente vera non è importante, che il lettore riformuli la propria posizione nei riguardi della materia sì, giacché mai come oggi è diffuso non solo un particolare disprezzo, ma soprattutto una banalizzazione di concetti che, a mio avviso, è aberrante (però questo è un problema troppo complesso da risolvere in due righe, quindi mi limito a dire solo questo).
                      • Teoria estetica di Theodor W. Adorno, che nonostante l'elevatissima complessità è un lavoro imprescindibile e coinvolgente nei punti in cui si riesce a trovare qualcosa di cui fare tesoro. Adorno è insopportabilmente denso, eppure ha scritto un lavoro di altissima qualità e di molteplici chiavi di lettura, e pur avendone assimilato meno di un quarto (lo ammetto), sono pronto a sfidare di nuovo questo immenso "frammento" per riuscire a portare fuori qualcosa di più dalle sue illuminanti riflessioni.
                      • Ricerche filosofiche di Ludwig Wittgenstein, che ci mette letteralmente davanti ai problemi del linguaggio, ce li fa vivere e ce li fa comprendere come se fossimo noi stessi a tirarli fuori attraverso delle riflessioni filosofiche. Purtroppo ho dolorosamente appurato quanto il fraintendimento del linguaggio sia un qualcosa di vero, ma è proprio grazie a Wittgenstein che ho trovato il modo di capirne il reale motivo, e per tale ragione scelgo di ricordare questo testo a sfavore, invece, del Tractatus Logico-Philosophicus, che merita comunque di essere menzionato e letto. Wittgenstein è, dopo, Merleau-Ponty, uno di quei filosofi, assieme a Kierkegaard, che ammiro sinceramente a livello filosofico.

                      Per il prossimo anno, considerato che ho letto tra luglio e dicembre, almeno sessanta libri (senza contare qualche rilettura) me li devo almeno fare, eh! Auguro a tutti quanti di continuare a leggere anche l'anno prossimo e di trovare sempre qualche ritaglio di tempo in cui farlo! Questo ciclo, per ora, si conclude qui! ;D

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                        Re:Che libro c'è sul comodino?
                        Risposta #1510: Sabato 30 Dic 2017, 00:44:58
                        Buona fortuna con Hegel, non ti invidio affatto ;D
                        « L'UNICA DIFFERENZA FRA LA FOTOCAMERA E NOI
                        È CHE LA FOTOCAMERA, QUESTA STUPIDA, NON SBAGLIA MAI,
                        MENTRE NOI SBAGLIAMO IN CONTINUAZIONE, IN OGNI DISEGNO.
                        ED È QUESTO CHE CREA LA MAGIA!
                        »

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                          Re:Che libro c'è sul comodino?
                          Risposta #1511: Sabato 30 Dic 2017, 20:10:23
                          Non ho grande simpatia(come pure per la la logica in generale) per l'astruso e astratto sistema(e in effetti difficile) di hegel, purtuttavia è consigliabile iniziare sempre dalla Fenomenologia(che è  una sorta di storia della formazione della coscienza), perche  come dice giustamente anche Marx nella sua "critica alla dialettica hegeliana", è il cuore, il luogo di nascita  e il segreto della filosofia hegeliana.

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                            Re:Che libro c'è sul comodino?
                            Risposta #1512: Sabato 30 Dic 2017, 21:18:06
                            Non ho grande simpatia(come pure per la la logica in generale) per l'astruso e astratto sistema(e in effetti difficile) di hegel, purtuttavia è consigliabile iniziare sempre dalla Fenomenologia(che è  una sorta di storia della formazione della coscienza), perche  come dice giustamente anche Marx nella sua "critica alla dialettica hegeliana", è il cuore, il luogo di nascita  e il segreto della filosofia hegeliana.

                            Concordo, però il motivo per cui ho scelto di leggere l'Enciclopedia è legato al semplice fatto che in biblioteca non avevano la Fenomenologia dello spirito e avendo esaurito il mio bonus cultura tra libri di lettura e testi universitari sono costretto a ponderare bene le mie scelte. Se ci sono libri che mi interessano non da avere e consultare quando voglio e li trovo in biblioteca, sono disposto a leggerli, altrimenti preferisco evitare di comprarli a favore di altri che ho segnato sulla mia lista di interesse (e di Hegel, che in ogni caso non è un pensatore nelle mie corde per tante ragioni, c'è solo l'Estetica, la cui raccolta più completa possibile in giro e in edizione italiana non è a buon mercato, mi pare oltre i 40 euro). Tuttavia, mi sono informato attentamente  e l'Enciclopedia parrebbe essere una "sintesi" sia della Fenomenologia dello spirito sia della Scienza della logica, quindi proverò un attimo a leggerla in quell'ottica.

                            Citazione
                            Buona fortuna con Hegel, non ti invidio affatto ;D

                            Grazie... ma penso che avrò bisogno di tantissima pazienza, più che altro... spero che non faccia la fine delle lezioni dell'ultimo Schelling ;D (mi riferisco alla pesantezza nel leggere la parte incentrata sulla filosofia della Rivelazione propriamente detta, soprattutto perché era per lo più una comprensione speculativa del cristianesimo, qualcosa che di per sé faccio già fatica a leggere)

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                              Re:Che libro c'è sul comodino?
                              Risposta #1513: Domenica 31 Dic 2017, 10:56:17
                              Alla difficoltà di Hegel (forse il mio autore preferito, insieme a Platone e con un grande debole per Aristotele, Bruno, Spinoza, Kant e Heidegger) si rimedia leggendo scritti su Hegel, oltre che di Hegel.
                              Poiché mi sembra però che tu preferisca abbeverarti direttamente dai testi, ti consiglio di cercare, se l'hanno nella tua biblioteca, la recente edizione UTET con Aggiunte. Queste Aggiunte, di pugno dell'autore stesso, sono preziose (a dir poco) per decodificare il testo hegeliano: davvero fanno la differenza tra capire e non capire, almeno per me.
                              Es. http://www.utetlibri.it/libri/la-filosofia-dello-spirito/

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                                Re:Che libro c'è sul comodino?
                                Risposta #1514: Domenica 31 Dic 2017, 18:44:24
                                Alla difficoltà di Hegel (forse il mio autore preferito, insieme a Platone e con un grande debole per Aristotele, Bruno, Spinoza, Kant e Heidegger) si rimedia leggendo scritti su Hegel, oltre che di Hegel.
                                Poiché mi sembra però che tu preferisca abbeverarti direttamente dai testi, ti consiglio di cercare, se l'hanno nella tua biblioteca, la recente edizione UTET con Aggiunte. Queste Aggiunte, di pugno dell'autore stesso, sono preziose (a dir poco) per decodificare il testo hegeliano: davvero fanno la differenza tra capire e non capire, almeno per me.
                                Es. http://www.utetlibri.it/libri/la-filosofia-dello-spirito/

                                Ti ringrazio per il suggerimento, tuttavia nella mia biblioteca di Hegel hanno solo l'Enciclopedia (divisa in due volumi nell'edizione curata da Benedetto Croce) e un altro testo intitolato Le orbite dei pianeti, che suppongo essere un complemento all'edificio filosofico costruito mediante il sistema (un po' come tutti gli appunti tratti dalle sue varie lezioni).

                                Concordo sul fatto che leggere un po' di critica (competente) aiuti ad entrare nel vivo dei pensieri dei filosofi, e in effetti prima di fare una determinata lettura qualche informazione a riguardo la cerco sempre (particolarmente utile la Stanford Encyclopedia of Philosophy), però a volte mi piace "sbattere la testa contro il muro", ovvero provare lo stesso a confrontarmi con un certo testo (soprattutto se l'autore esercita su di me un certo fascino, parlo ad esempio per Wittgenstein, ma mi riferisco soprattutto ad Heidegger, di cui ho tre libri e non ne ho ancora toccato uno perché non mi sento ancora "pronto"... sono anche inclinazioni del momento, insomma  ;D) e vedere quanto ne riesco a tirare fuori (al massimo, una rilettura più avanti e con più conoscenza non la si nega, cosa che complotto di fare ad esempio coi due lavori di Kierkegaard, soprattutto dopo aver letto qualcosa di Hegel).

                                Anche se, confesso, sono arrivato a leggere almeno due terzi della sezione relativa alla logica eppure tutta questa fatica e questa densità di contenuto non l'ho avvertita così tanto, anzi, mi sta spingendo a voler prendere in mano l'Organon di Aristotele a lettura ultimata per operare un bel confronto. Probabilmente o ha giovato durante il liceo continuare ad insistere sul vedere ovunque tesi-antitesi-sintesi, oppure la vera ragione per cui tutta questa difficoltà non l'avverto è perché il difficile sarà poi incastrare tutti gli elementi della logica hegeliana nelle altre due parti senza operare fraintendimenti. Noto con piacere che Hegel, almeno in questo testo, non sembra quel filosofo rigido e schematico che l'Abbagnano-Fornero presenta coi suoi tre capitoli a lui dedicati (il primo dei quali è addirittura intitolato I capisaldi del sistema hegeliano, come se fosse già stabilito in partenza quale sia il punto d'arrivo del percorso intrapreso con la Fenomenologia dello spirito). Darò ulteriori aggiornamenti a lettura ultimata.

                                 

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