Come mi ero promesso, durante questo mese ho approcciato differenti autori tra letteratura e filosofia, anche se il numero non lo reputo piuttosto soddisfacente per un periodo in cui mi sarei dovuto riposare e dedicare all'otium in maniera continuata (a meno dei necessari allenamenti in palestra, si intende). Oltretutto, nonostante sia soddisfatto di queste letture, non sono riuscito a stabilire un rapporto viscerale coi testi in questione, nulla che mi faccia pensare in un futuro di dargli una bella e partecipata rilettura.
Andando in ordine, Cose trasparenti di Vladimir Nabokov era rimasto intatto nella biblioteca della mia città, nessuno che avesse mai osato prenderlo e leggerlo, il che mi ha sorpreso non poco. Già prima avevo approcciato Nabokov con Ada, solo che il motivo amoroso si era fatto troppo pesante affinché potessi riuscire a terminarlo, e quindi volevo provare qualcosa di diverso: il libro succitato me l'ha consentito a metà, ovvero: si apre con delle premesse davvero interessanti, con l'intento, cioè, di lasciar emergere il passato di una persona dallo studio degli oggetti ad essa connessi, tuttavia la narrazione, a mio avviso, non è stata proprio all'altezza. Mi aspettavo un testo ben più sofisticato come Ada lo è stato in quelle duecento pagine che sono riuscito a leggere, però si lascia leggere bene, e, soprattutto, con molta attenzione.
Rispolverando la libreria, invece, mi sono trovato davanti I Malavoglia di Giovanni Verga e, tra il timore di leggerlo e la curiosità nel farlo, ho deciso di dargli un'opportunità: purtroppo, quando di un certo autore si viene costretti a leggere un testo significativo con tanto di verifica e papabile interrogazione, si finisce per svalutarne l'importanza: così è stato con Mastro-Don Gesualdo. Fortunatamente non è stato toccato il romanzo più significativo dell'autore, altrimenti mi sarei fatto mancare un gioiellino di stile e di narrazione: dopo circa 137 anni vanta una tecnica tutt'ora all'avanguardia, tra personaggi memorabili e una storia che può farsi apprezzare solo pagina dopo pagina, quando si fa propria la poetica verghiana. Bisogna, tuttavia, trovare il tempo per apprezzarlo, infatti sembra di leggere almeno il doppio delle pagine reali, però ne vale la pena. Peccato che sia tra le letture altamente consigliate nei programmi delle scuole superiori: la mia professoressa, per quanto bravissima e appassionatissima di ciò che insegnava, era solita a fare odiose verifiche in cui bisognava riconoscere alcuni passi del libro e commentarli nel dettaglio: non è un caso che abbia cominciato ad aprirmi alla lettura quando dovevo preparare la tesina e leggere testi per conto mio.
Ogni tanto mi viene sempre voglia di aprire qualcosina di Gadda, e a questo giro è toccato a La Meccanica, il suo primo e incompiuto romanzo: sarebbe altamente denigrante reputarlo inferiore ai suoi lavori più importanti, infatti Gadda ha imboccato quella strada già posta tra le righe della sua Meditazione Milanese e sta iniziando il suo processo di stravolgimento del romanzo che raggiungerà il suo massimo splendore con La cognizione del dolore e il Pasticciaccio.
Gadda, inoltre, ha compiuto un vero e proprio miracolo laico: mi ha convinto a leggere qualcosa di Calvino! Non un suo romanzo, quelli non sono riuscito mai a farmeli piacere, un po' per il problema delle letture obbligate, un po' perché non rientra proprio nei miei gusti, bensì un suo saggio, o meglio una serie di conferenze raccolte in Lezioni americane: infatti, nell'ultimo dei cinque capitoli, Calvino opera un interessante confronto tra Gadda e Musil in quanto autori di romanzi enciclopedici e continuatori di quella ricerca della verità e della conoscenza tipica degli antichi. Tra tanti riferimenti ed esempi, Calvino propone alcuni valori che, a suo avviso, troveranno posto nella letteratura del ventunesimo secolo (Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità, posti in ordine di importanza decrescente). Non sono convinto che questi concetti siano davvero parte della letteratura del nostro tempo (soprattutto se penso ad alcuni "best seller"), però non ho le fonti necessarie per stabilirlo. Inoltre, penso che la "Molteplicità" sia il valore più interessante tra i cinque e anche quello che dovrebbe rivestire un'importanza maggiore, seconda solo alla "Visibilità", che invece dovrebbe godere di una maggiore importanza filosofica (influenze merleaupontiane dietro l'angolo...) per dare la possibilità ai primi tre di emergere tra le pagine della letteratura.
Sulla Fosca di Tarchetti e sulla Logica come scienza del concetto puro di Benedetto Croce non ho molto da dire: da una parte c'è un romanzo sì interessante per la sua introspezione psicologica ma un po' meno per lo stile con cui intende affrontarla (è il solito problema, i testi in cui si discorre troppo d'amore non mi aggradano assai), dall'altra c'è un testo di filosofia che ha fatto abbastanza il suo tempo, soprattutto laddove Croce critica il formalismo matematico e la matematica in sé come scienza, su cui non mi trovo per nulla d'accordo, ma posso anche accettare una simile concezione per un libro che è stato scritto durante un periodo critico per la disciplina.
Ultimo testo da me letto è stato Candido, o l'ottimismo di Voltaire, già letto e (stranamente apprezzato) durante le superiori e ora ripreso con molto gusto: una satira pungente fa da accompagnamento ad una serie di effetti tragicomici, tra personaggi che in maniera improbabile ricompaiono dopo tanti capitolo e disgrazie su disgrazie che si accumulano e mettono alla berlina l'ottimismo leibniziano. Credo che i momenti di punta siano il primo e l'ultimo capitolo, e in generale la figura di Pangloss con la sua ottusa convinzione di vivere nel migliore dei mondi possibili: Leibniz è stato un grandissimo matematico, ma come filosofo, salvo alcuni concetti che si riallacciano al calcolo infinitesimale come il "principio di identità degli indiscernibili", mi ha sempre fatto sorridere per il sistema che aveva elaborato e per la sua spiegazione sulla teodicea. Nonostante questo, rammento lo squisito saggio di Gilles Deleuze che me ne ha fatto apprezzare maggiormente quei pochi concetti con cui potevo concordare.
In lettura, per ora, ci sono Orlando di Virginia Woolf per la letteratura ed Esperienza e natura di John Dewey per la filosofia: probabilmente agosto sarà un mese fruttuoso per le mie speculazioni, quindi accantonerò un po' i romanzi finché non dovrò ritornare in un università.