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Che libro c'è sul comodino?

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Juro
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    Re: Che libro c'è sul comodino?
    Risposta #1200: Giovedì 8 Gen 2015, 20:38:57
    Per pietas non si intende la pietà cristiana (che indubbiamente nulla c'entra con guerre, arene e gladiatori...), ma il rispetto del volere degli dèi, della famiglia, del proprio popolo. E questo Enea lo mostra ben bene per tutto l'epos.
    Vero, vero, però gli danno anche del misericordioso, e non ricordo uno solo che abbia affrontato senza poi ammazzarlo. Era la pietà romana :P

    E chi ti dice che Era non fosse una scassaballe proprio perché Zeus si faceva le scappatelle? ;D
    Un po' come "è nato prima l'uovo o la gallina?" ;D Il dilemma resta, ma due cose sono certe: Giove era un allegrone e Giunone era la dea a cui non avrei mai fatto offerte sugli altari.

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    Dominatore delle Nuvole
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      Re: Che libro c'è sul comodino?
      Risposta #1201: Giovedì 8 Gen 2015, 21:14:43
      Complimenti anzitutto per l'impegno di continuare la lettura nonostante l'"impatto" dell'altra traduzione!
      Be', per la propaganda imperiale se ne sono dette tante, bisognerebbe leggere qualcosa di critica per parlarne più diffusamente, ma ci sono due nodi centrali abbastanza riconosciuti: punto primo, Virgilio credeva realmente che una pax augustea fosse possibile, e il grande poema delle origini che è l'Eneide (per citare una sola delle mille possibili definizioni di quest'opera assai più sfuggente e complessa di quanto possa sembrare) poteva e voleva raccogliere la cultura romana attorno a questa nuova e speranzosa idea.

      Punto secondo, i linguaggi variano di secolo in secolo, ragion per cui un concetto di pace laboriosa e fruttifera (difesa con le armi, certo. E che siamo romani a fa', sennò?) come la intendeva lui oggi sarebbe veicolato in maniera diversa (e probabilmente, per come è fatta la nostra cultura, meno sincero ed elaborato), ed è per questo che ci sembra che calchi tanto la mano. Vale a dire, i codici espressivi del poema, che pure Virgilio stesso rivoluziona (la differenza che hai notato con gli omerici è tanto per cominciare frutto di un'alessandrina depurazione stilistica), non consentono di limitarsi ad un semplice "Viva Enea, così savio e pio, non può fermarsi a Cartagine, deve andare a Roma per dare origine a noi che siamo un popolo grande e finalmente possiamo vivere in pace sotto il grande Ottaviano. Ah, Didone muore."
      I concetti vanno ripetuti, i personaggi riportati continuamente a se stessi nelle loro azioni, i loro moti e mutamenti inclusi (e non per questo sminuiti) nell'ottica generale del poema. E ancora chiarire, enfatizzare (inteso in senso neutro), illuminare una nuova strada di gloria e speranza.
      Si usciva da due decenni di guerra più o meno ininterrotta, chi credeva nel progetto augusteo si sentiva in dovere di puntarci tutte le sue forze, politiche o intellettuali che fossero (E del resto ha funzionato, nel senso che il progetto ha vinto. Se poi sia stato storicamente encomiabile c'è da discutere...).

      Forse con un esempio posso chiarirmi meglio: la Divina Commedia, se letta col paraocchi, ad un moderno può sembrare sorpassata; ma il linguaggio dei simboli, dell'ordine divino, dell'ordinamento infernale etc. che a noi può parere astruso (e che per loro era molto più naturale) era quello che meglio poteva veicolare quei concetti morali, politici, filosofici, anche gnoseologici che dire universali è ancora poco...
      Ecco: per leggere i grandi capolavori antichi abbiamo meno strumenti dei contemporanei; e sta proprio alla critica ritrovare quegli strumenti, e ancora cercarne di nuovi per permetterci di comprendere appieno i segreti ch'essi nascondono!
      « Ultima modifica: Sabato 10 Gen 2015, 10:02:44 da A.Basettoni »

        Re: Che libro c'è sul comodino?
        Risposta #1202: Sabato 10 Gen 2015, 08:37:00
        LA CHIESA DELLA SOLITUDINE Deledda
        Dal buio ovattato e privo di sogni, attraverso le palpebre chiuse, la luce con violenza riporta alla vita e l'odore di morte e di malattia si rarefà laciando una sensazione di stordimento e panico; un nemico è stato estirpato, ma il danno più grande è stato ormai fatto: la convinzione tipica dei giovani di essere immmortali si è dissipata e con essa la possibilità di progettare un'esistenza che si sente come condannata e quindi inutile.

        Così deve sentirsi Maria Concezione una volta scoperto che l'intevento a cui è stata sottoposta l'ha liberata da un cancro mammario, ma non certo dalle metastasi che inesorabili avrebbero rosicchiato ogni sua goccia di linfa vitale, col tempo, in modo lento, ma continuo.
        Il più autobiografico dei romanzi della Deledda, senza dubbio il più intenso che abbia mai letto.
        L'essenza che sottende alla struttura che lo sostiene è il senso di colpa, atavico, vissuto come precetto religioso che si oppone ad ogni pulsione carnale.
        Come già avvenuto per Elias Portolou la lettura avviene in modo veloce, un lento susseguirsi di azioni, di sguardi, sensazioni ed emozioni.
        Non è il piano narrativo a suscitare l'interesse del lettore, perché questo appare lineare, privo di guizzi talentuosi o originali: la vicenda è semplice e a tratti banale, ma gli attori che la interpretano la rendono viva, nonostante la morte che aleggia ovunque e che rende quasi palese la sua presenza nella pur totale assenza di consapevolezza da parte di tutti ad eccezione della malata.
        I personaggi sono i fili colorati che compongono il ricamo, si intrecciano dando sostanza ad un canovaccio che altrimenti sarebbe scarno e anonimo.
        Lo stile della Deledda è ancora più moderno ed essenziale che in passato: abbandonata quasi del tutto l'ispirazione verista attinge dal decadentismo, ma crea uno stile tutto personale che affonda le radici in un terreno imbibito si religione, ma anche di superstizione, di provinvialismo ed egoismo.
        Ancora una volta descrive la Sardegna per raccontare il mondo, racconta la storia di Maria Concezione per parlare dell'Umanità.

        Va letto, lasciato decantare e come un buon vino d'annata assaporato con calma e pazienza, affinchè possa penetrare nel profondo del proprio essere.

          Re: Che libro c'è sul comodino?
          Risposta #1203: Domenica 11 Gen 2015, 20:54:12
          Voglio chiedere scusa ad Eruyomé per aver contestato il suo parere circa Sciascia: confrontandomi coi compagni, abbiamo scoperto che il libro non è assolutamente di facile comprensione, che è necessario documentarsi attentamente e che domani, alla verifica, saremo come minimo fregati...
          Ahimè, purtroppo non è un testo facilmente fruibile, è necessario seguirne attentamente il filo ed essere attentamente preparati: probabilmente mi piacerà di più tra dieci anni che adesso... chiedo nuovamente scusa se ho dubitato!  :-[ :-[ :-[
          « Ultima modifica: Domenica 11 Gen 2015, 21:09:33 da AndyHawkGamma »

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            Re: Che libro c'è sul comodino?
            Risposta #1204: Lunedì 12 Gen 2015, 12:37:19
            Voglio chiedere scusa ad Eruyomé per aver contestato il suo parere circa Sciascia: confrontandomi coi compagni, abbiamo scoperto che il libro non è assolutamente di facile comprensione, che è necessario documentarsi attentamente e che domani, alla verifica, saremo come minimo fregati...
            Ahimè, purtroppo non è un testo facilmente fruibile, è necessario seguirne attentamente il filo ed essere attentamente preparati: probabilmente mi piacerà di più tra dieci anni che adesso... chiedo nuovamente scusa se ho dubitato!
            Be', buona fortuna, comunque, e facci sapere le domande! ;)
            E comunque il lavoro di documentazione dovrebbe cominciare in classe... o sbaglio?
            « Ultima modifica: Lunedì 12 Gen 2015, 12:38:03 da A.Basettoni »

              Re: Che libro c'è sul comodino?
              Risposta #1205: Lunedì 12 Gen 2015, 13:53:16
              Be', buona fortuna, comunque, e facci sapere le domande! ;)
              E comunque il lavoro di documentazione dovrebbe cominciare in classe... o sbaglio?

              Grazie, ma non l'abbiamo fatta, abbiamo riflettuto e discusso sul testo, e lei si è resa conto fin da subito della difficoltà, ma soprattutto di come i ragazzi d'oggi non riescano ad avvicinarsi a Sciascia, criticando l'ultimo decennio di letteratura, oramai scaduto in una banalità disarmante (e su questo concordo anch'io, oltretutto).
              Più che documentarlo ce l'ha introdotto leggendoci il capitolo XIV della terza parte, ossia quello relativo alla tortura dei piedi, l'unico pezzo che mi è piaciuto del libro, dove ho avvertito la durezza e l'inumanità del gesto, valorizzato ulteriormente dal fatto che Di Blasi veniva torturato solo ed esclusivamente per conoscere dei nomi.
              Per il resto, mi prometterò di rileggerlo più avanti, adesso torno ad occuparmi del libro che ho lasciato in sospeso  ;)

              EDIT: se vuoi sapere come sarebbe stata la verifica, avremmo dovuto contestualizzare dei passi del libro, solo che non inserisce quelli più conosciuti, tipo ne "Il ritratto di Dorian Gray" non ha inserito episodi rilevanti, ma tipo un pezzo del capitolo 11 (che è pallosissimo, parla di tutte le passioni che hanno interessato Dorian, e purtroppo è l'unico capitolo che non mi è piaciuto, francamente mi è sembrato un tentativo di Wilde di mettere in mostra la sua sconfinata cultura e conoscenza, piuttosto che per dare significato al suo personaggio), o anche il capitolo 5 su Sibil e James Vane, che sono aggiuntivi rispetto all'opera originale, o anche quello in cui prepara il tutto per nascondere il ritratto e quando viene introdotto nei salottini di Lady Narborough. Mi aspettavo tipo la morte di Basil o la discussione iniziale con Lord Herny Wottom, la notizia del suicidio di Sibil o quando Dorian le spezza il cuore, ma non questi passi  ;D
              « Ultima modifica: Lunedì 12 Gen 2015, 14:18:06 da AndyHawkGamma »

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                Re: Che libro c'è sul comodino?
                Risposta #1206: Lunedì 12 Gen 2015, 16:52:07
                Ancora una volta descrive la Sardegna per raccontare il mondo.

                Mi dispiace molto ma sono costretta a contraddirti: Grazia Deledda non descrive affatto la Sardegna ma solo il territorio della provincia di Nuoro, infatti non c'è nessun accenno al di fuori del nuorese. Questo è il motivo principale per cui non ho mai amato particolarmente la Deledda, per questo suo generalizzare un mondo ma parlando effettivamente solo del suo, di quello che lei ha conosciuto.
                La Sardegna non è solo quella, tra l'altro ai suoi tempi da quelle parti avevano delle usanze molto più arcaiche rispetto ad altre zone ;)
                « Ultima modifica: Lunedì 12 Gen 2015, 16:57:36 da andromeda »

                  Re: Che libro c'è sul comodino?
                  Risposta #1207: Martedì 13 Gen 2015, 22:56:38
                  Annalena Bolsini Deledda

                  Annalena ha cinque figli e un marito morto, una famiglia numerosa da mantenere e tanta speranza nel cuore.
                  Romanzo della Deledda scritto dubito dopo l'assegnazione del premio Nobel, romanzo che non riesce ad emozionare come altri, neppure dopo giorni dalla sua lettura.
                  Sembra quasi che cambiando l'ambientazione cambi anche l'atmosfera, come se da quella penna, intrisa di emozione quando descrive la sua Sardegna, divenisse arida e priva di anima.
                  Il soggetto del racconto è molto simile ad altri: il figlio maggiore torna in licenza e finisce con l'innamorarsi di chi non deve.
                  Da qui una serie di eventi si susseguono riproponendo i temi cari alla Deledda, il senso di colpa soprattutto.
                  Lo stile è molto fresco, moderno e riesce in questo modo a sopperire ad una mancanza di ritmo e vivacità nella trama.
                  Ciò per cui questo romanzo, di sicuro non il migliore dell'autrice, è il tema del lavoro e di quanto esso possa essere importante nella vita di ognino.
                  Il tema centrale della storia sembra vertere su questo aspetto della vita della famiglia.
                  Se in "La chiesa della solitudine" il tema di fondo sarà la malattia e in "Elias Portolou" era la tentazione e l'assenza di forza di volontà, qui la dedizione e l'abnegazione alla terra prende il sopravvento, quasi a voler dare un lieto fine a "I malavoglia" raccogliendo quel piccolo barlume di speranza che Verga cerca di far scorgere al lettore.
                  Se letto in quest'ottica il romanzo appare ancora più moderno e più attuale, proponendo un tema che rimane attuale e non privo di una forza evocativa potente.
                  Il lavoro è qui inteso davvero come qualcosa di nobilitante e salvifico, qualcosa per cui sudare e in cui credere, in cui sperare e per cui pregare, il succedersi delle stagioni, la sua importanza nella buona riuscita del accolto vengono descritte con una forza evocativa che manca del tutto alle vicende umane, quasi a voler rendere universale la componente naturalistica del mondo, ma non quella umana, come se la Deledda potesse descrivere e raffigurare l'Umanità solo descrivendo la sua Sardegna ed e perdesse quella capacità, così dolce nella sua schiettezza quando i personaggi descritti appartengono al continente.
                  Una Deledda diversa, più fredda, un romanzo meno riuscito, ma comunque piacevole.

                  *

                  Nebulina
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                    Re: Che libro c'è sul comodino?
                    Risposta #1208: Martedì 13 Gen 2015, 23:07:06
                    @Virginbell: è un peccato perché i personaggi che descrive sono così vivi e così veri, così potenti nelle loro personalità che dispiace davvero fossero relegati al solo territorio nuorese e non a tutta l'isola.
                    In compenso molti di essi assomigliano a certi vecchi contadini dell'alta vallata pratese di cui mi raccontava mia nonna e che a volte capita di incontrare ancora!

                    *

                    Mickeynic00
                    Cugino di Alf
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                    PolliceSu
                      Re: Che libro c'è sul comodino?
                      Risposta #1209: Mercoledì 14 Gen 2015, 22:38:42
                      Ultimi libri letti

                      La Trilogia de "I Nostri Antenati" di Italo Calvino
                      Letto per la scuola, e ancora non mi capacito come faccia la professoressa ad amare questa roba.
                      Il Visconte Dimezzato è molto strano, ma tutto sommato apprezzabile e con qualche trovata carina (personalmente, da amatore dell'Isola del Tesoro, ho adorato il Dottor Trelawney;

                      Il Barone Rampante, mi dispiace dirlo per chi lo ama e per chi lo considera uno dei pilastri della letteratura italiana, ma io lo considero il male assoluto, molto bella la sequenza del brigante, però il resto zero. I personaggi sono ODIOSI come un 'influenza a luglio, protagonista in primis, il linguaggio lo trovo molto irritante. Insomma, mi veniva voglia di strappare le pagine a morsi;

                      Il Cavaliere Inesistente: boh, il nulla. Una storia stupida e senza capo né coda.


                      Poi per fortuna è arrivato lui, il vecchio Charles Dickens, e il suo Canto di Natale.
                      Non ho parole per definirlo, forse però la traduzione non rendeva pienamente giustizia, però è da lodare il fatto che si è riusciti ad usare parole complicate per esprimere concetti semplici e farteli capire ugualmente. Poi come fai a non adorare Scrooge, il ritratto dell'infelicita che poi diventa la persona più gioviale di Londra.
                      Veramente spettacolare.
                      Vieni a seguirci, se ce la fai
                      Su vieni con noi, nell'House of Mouse

                        Re: Che libro c'è sul comodino?
                        Risposta #1210: Giovedì 15 Gen 2015, 15:07:01
                        Il Barone Rampante, mi dispiace dirlo per chi lo ama e per chi lo considera uno dei pilastri della letteratura italiana, ma io lo considero il male assoluto, molto bella la sequenza del brigante, però il resto zero. I personaggi sono ODIOSI come un 'influenza a luglio, protagonista in primis, il linguaggio lo trovo molto irritante. Insomma, mi veniva voglia di strappare le pagine a morsi;

                        Ah, allora non sono l'unico che ha trovato quel testo indigesto  ;D

                        *

                        Paolo
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                          Re: Che libro c'è sul comodino?
                          Risposta #1211: Venerdì 16 Gen 2015, 10:51:30
                          Letto per la scuola, e ancora non mi capacito come faccia la professoressa ad amare questa roba.

                          Rabbrividisco.

                          E' una delle maggiori opere di un genio della letteratura italiana.

                          Mettiamola così, per ora l'hai letto, magari tra qualche anno (non due-tre, fanne passare anche una decina) riprendilo in mano e rileggilo, sono *sicuro* che cambierai idea.
                          Ci sono libri che vanno letti "al momento giusto" o forse con le motivazioni giuste, e spesso il compito scolastico non è tra queste.
                          Io ad esempio sono sicuro che se (per restare nell'ambito di Italo Calvino) mi fosse capitato tra capo e collo alle scuole medie "Le città invisibili" o il capolavoro assoluto "Se una notte d'inverno un viaggiatore" non li avrei di certo messi - come invece ho poi fatto - tra i miei libri preferiti di sempre.

                            - Paolo

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                          Brigitta MacBridge
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                            Re: Che libro c'è sul comodino?
                            Risposta #1212: Venerdì 16 Gen 2015, 11:35:28
                            Rabbrividisco.

                            E io con te, la trilogia dgli antenati di Calvino è uno di quei libri che pur essendo dei "classici" letti per dovere scolastico ho trovato sinceramente appassionante, e, a sorpresa, assolutamente divertente. Decisamente i gusti sono vari a questo mondo ;)
                            I miei teSSSSori: http://tinyurl.com/a3ybupd

                            "You must be the change you want to see in the world" -- Gandhi

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                              Re: Che libro c'è sul comodino?
                              Risposta #1213: Venerdì 16 Gen 2015, 14:11:10
                              Lessi da piccola Il Cavaliere Inesistente, e lo adorai.
                                       
                              In memoria di chi ci ha "cucinato" tante storie memorabili...

                              *

                              Juro
                              Diabolico Vendicatore
                              PolliceSu

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                                Re: Che libro c'è sul comodino?
                                Risposta #1214: Venerdì 16 Gen 2015, 15:17:54
                                Per ora io ho solo Il visconte dimezzato, gli altri due devo recuperarli, ma già quello era meraviglioso, senza se e senza ma, e quando lo lessi la prima volta avevo 12 anni.

                                Ieri invece ho finito (dopo averlo cominciato appena il giorno prima) Siddharta di Hesse. Mi dicevano di leggerlo quando si era adolescenti per apprezzarlo, ma trovo fosse una visione davvero riduttiva dell'opera. E' un libro che può e deve essere letto più volte, in momenti diversi del proprio tempo.

                                 

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