Quest'estate sono stata impegnata nel recupero di Conan Doyle..non avevo mai letto niente dell'autore (appassionata di gialli era una lacuna che non potevo proprio avere..ma che ci volete fare da piccola ero stata conquistata da zia Agatha e ho continuato con lei, poi ho scoperto Dickson Carr e ora sono arrivata, finalmente, a Conan Doyle). Devo dire che mi ha conquistata subito e insomma Sherlock Holmes è un personaggio affascinante, ma anche inquietante a volte. Ho recuperato l'opera di Conan Doyle in spiaggia, grazie al Mammut della Newton Compton (che, devo dire, è tutto tranne che comodo) di Kim e non sono riuscita a finirlo ancora..no, mi sono arenata a metà, ma non perchè non mi piaccia o mi annoi (ovviamente in una valanga di racconti come quella raccolta in questo volumone ci sono quelli più riusciti e quelli meno), ma quando ho capito che avevo bisogno di staccare un po' e cambiare genere, ho deciso di lasciarlo un po' da parte per poi riprenderlo fra un po' di tempo, perchè rischiavo di rovinarmi il piacere della lettura e sarebbe stato un peccato.
Tirando le somme finora ho letto Uno studio in rosso, Il segno dei quattro, Le avventure di Sherlock Holmes, Le memorie di Sherlock Holmes, Il mastino dei Baskerville e sono arrivata a metà dei racconti contenuti ne Il ritorno di Sherlock Holmes.
I racconti sono belli anche se, come ho detto prima, ovviamente ci sono quelli più riusciti di altri. Dopo un po' che li leggevo, avevo capito un po' lo schema e a volte arrivavo alla soluzione prima di leggerla, altre volte Sherlock doveva portare me e Watson per mano durante tutta la spiegazione. Di tutta questa lettura mi sono rimasti soprattutto la tensione degli appostamenti (magari notturni) con Watson, in attesa del criminale e lo sconcerto che quest'ultimo mi provocava ogni volta che non riconosceva Holmes..oh capisco che Holmes è un mago dei travestimenti, ma cavolo! Watson lo conosceva tanto bene, al punto da sapere dalle espressioni se Holmes era sereno o teso, se era vicino alla soluzione oppure no, ma bastava che quest'ultimo si mettesse un paio di baffi finti e non lo riconosceva più!!! Incredibile!
Per quanto riguarda i romanzi, invece, quello che mi è piaciuto di più non è Il mastino dei Baskerville, bensì Uno studio in rosso..la spiegazione credo che sia abbastanza semplice: Lo studio in rosso è la prima cosa che ho letto e già questo è importante, perchè quello che si legge per primo tende a rimanerti impresso, mi è piaciuta anche molto la struttura del racconto con questa cesura a metà e la riunione delle due parti alla fine; Il mastino dei Baskerville, invece, l'ho letto dopo molti racconti e sembrava non decollare mai perchè i racconti hanno un ritmo più serrato, dovendosi esaurire in poche pagine..ciò non toglie che sia comunque un ottimo romanzo.
Per staccare ho cambiato completamente genere e ho letto L'amante giapponese di Isabel Allende.. La storia mi è piaciuta..ma sono rimasta un po' spiazzata dallo stile dell'autrice che credevo molto più ostico (ricordo che dovevo leggere La casa degli spiriti per scuola ormai secoli fa, e ho fatto molta fatica..magari era semplicemente il periodo e se dovessi rileggerlo cambierei idea). La storia invece è scorrevolissima e l'ho letto tutto d'un fiato.
Ora voglio leggere Paula, libro che la Allende ha scritto durante la malattia che ha portato alla morte la figlia, per poter conoscere un'altra opera dell'autrice e farmi un'idea più precisa.