Quer Pasticciaccio Brutto de Via Merulana - Carlo Emilio Gadda
Pilastro della letteratura italiana del XX secolo, il Pasticciaccio di Gadda è un eterogeneo impasto di situazioni, personaggi, luoghi e registri linguistici. Si prefigura come un giallo senza presunti colpevoli, in cui sussitono due casi, rispettivamente un furto di gioielli e un omicidio. E ad indagare su questi casi è il commissario Ingravallo, tratteggiato con assoluta originalità da Gadda sin dalle prime pagine, e una prova è la citazione che segue, importante per capire il senso del romanzo:
"Sosteneva, fra l’altro, che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo."
Da questo punto di vista, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana non appare solo come uno spaccato della Roma del periodo fascista, coi suoi luoghi comuni, le sue vie e i suoi più coloriti personaggi, ma è soprattutto un romanzo a tesi, intriso di una sottile sostanza filosofica: non esiste la quanto più lineare possibile causa che converge in un unico e nitido effetto, bensì per Gadda vi sono infinite cause, tra loro mescolate in un turbinio di effetti differenti, spesso difficili da seguire. E la sfida è presto lanciata: sta al lettore farsi strada, sia per scoprire i colpevoli, sia per comprendere il linguaggio (che è, non a caso, la parte più ardua del romanzo, ma estremamente appagante).
A dimostrazione di entrambi gli aspetti, il romanzo si apre con la descrizione di Ingravallo e con la messa a fuoco dei coniugi Balducci e del 219 di Via Merulana. Dopodiché, diverso tempo a seguire, la contessa Teresa Menegazzi subisce un furto da parte di un giovane, comincia il groviglio di testimonianze alla ricerca di un colpevole, tra piste false e plausibili indizi: ed è solo il primo capitolo. E subito nel secondo capitolo Ingravallo riceve la notizia che la cara amica Liliana Balducci viene trovata sgozzata in casa sua, e i sospetti ricadono sul cugino Giuliano Valdarena: da qui in poi è tutto un fluire di personaggi, pensieri, testimonianze, alla ricerca di chi dica il vero e chi il falso, con due casi avvenuti nello stesso palazzo che ad un certo punto sembrano essere collegati, da un altra parte vengono reciprocamente abbandonati a favore dell'altro, tutto si ingarbuglia, al punto che al lettore resta solo da godere del plurilinguismo offerto da Gadda, poiché è già chiaro dalle prime pagine che non si riuscirà a scoprire il colpevole o i colpevoli di ambedue i casi.
E quindi non si può che rimanere stupiti dall'incredibile impasto linguistico adoperato da Gadda per tratteggiare in modo sorprendente ed indimenticabile personaggi femminili come la Balducci, la Menegazzi, la Ines, la Zamira, la Lavinia o la Camilla, e i luoghi più degradati e comuni di Roma, lasciando che la parola, anche la più banale possibile, ingarbugliata ad altre acquisti un valore di esattezza e di liricità sorprendente, quasi l'autore fosse anche un regista in grado di cogliere il singolo particolare in una inquadratura. A condire il tutto, tantissima ironia, più che nella Cognizione, con strizzatine sottili e taglienti alternate a scene più emblematiche e soprattutto evidenti (la gallina che defeca sul carabiniere è probabilmente la gallina più celebre della storia della letteratura, e non solo italiana).
La lettura è sicuramente lunga ed impegnativa, vuoi per seguire il filo della vicenda - Gadda, come nella Cognizione, spesso mostra che sia impossibile seguire un ordine lineare degli eventi, e allora si perde in alcune meticolose digressioni o precisazioni - vuoi per raccapezzarsi tra il dialetto romano, la terminologia tecnica o quella neologistica, però è estremamente appagante e godibile se, come subito Gadda ci invita a fare, ci si lascia travolgere dalla filosofia di Ingravallo e si rinuncia a tirare subito le fila tra una causa e il suo presunto effetto conseguente. Leggetelo sapendo quale sia il livello di concentrazione richiesto, anche solo per apprezzare perle come questa:
"in dispregio no, è probabile anzi in onore, data l'etichetta gallinacea, del bravo sottufficiale, e con la più gran disinvoltura del mondo: un cioccolatinone verde intorcolato alla Borromini come i grumi di solfo colloide delle acque àlbule: e in vetta in vetta uno scaracchietto di calce, allo stato colloidale pure isso, una crema chiara, di latte pastorizzato pallido, come già allora usava."
Il barocco gaddiano non perde mai la sua inesauribile carica innovativa e creativa, nemmeno a distanza di sessant'anni: questo è il periodo in cui uscì in volume Garzanti nel 1957, e ancora oggi non smette di essere attuale ed interessante. Come già dissi nella recensione dell'altro romanzo, dobbiamo essere fieri di aver avuto uno come Gadda a tenere alto il valore della nostra letteratura, anche perché le sue opere sono difficilmente traducibili in altre lingue, perdono almeno la metà della loro preziosità.
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Scusate se stavolta ho ricopiato una mia recensione, tuttavia a riguardo di questo romanzo non avrei saputo dire diversamente da come l'ho recensito altrove, e ci tenevo a condividere con voi il mio parere su questa perla della letteratura italiana.