Per non fare un post troppo lungo, visto che volevo condividere con voi alcuni esempi di quest'ultima dilettevole e curiosa lettura, preferirei farne uno a parte: se questo non fosse consentito dal regolamento (che ho consultato ma su cui non ho trovato nulla a riguardo), allora provvederò personalmente a riportare questo intervento sul post precedente.
Fatta questa premessa, volevo spendere un paio di parole su un piccolo gioiellino che ho avuto il piacere di leggere ieri sera dopo il consueto ed estenuante allenamento:
Esercizi di Stile di
Raymond Queneau, un'opera talmente geniale che per comprenderla dovrebbe essere letta direttamente con a fianco anche il testo francese per chi lo capisse (io l'ho sbirciato ogni tanto ma sono a digiuno dai tempi delle medie).
Il punto focale non è tanto la trama, banale, quotidiana, priva di verve narrativa, quanto il modo in cui Queneau sceglie di raccontarla: non uno, bensì novantanove varianti differenti, giocando con le figure retoriche, i tecnicismi, i punti di vista sensoriali, i giochi fonetici... e così via.
Una lettura molto veloce, essendo i testi brevissimi e tradotti con estrema bravura dall'ottimo Umberto Eco (che su diversi punti, vista l'intraducibilità di alcuni
Texticules, così spiritosamente denominati da Queneau stesso, è stato alle regole del gioco e li ha riscritti totalmente), ma decisamente stimolante, divertente ed edificante.
Opinione molto diffusa, che io stesso mi sento di condividere, è che la letteratura del XXI secolo sia estremamente banale, povera e priva di spunti originali: tale banalità non è tanto nelle situazioni, dato che si cerca il colpo di scena, l'evento inatteso, quanto nel modo in cui vengono raccontate, spesso c'è quasi un'assenza di ricerca stilistica, un voler raccontare in modo quasi tradizionale e privo di verve per paura di non avere il consenso sperato e di non vendere. Insomma: l'attenzione si è spostata sull'evento e non sulla forma con cui questi viene raccontato. Tuttavia Queneau ci vuole dare un grande insegnamento: la parola è piena di sfumature e potenzialità, deve solo trovare la sua forma per esprimersi pienamente e dare risalto all'oggetto, al personaggio o alla situazione che vuole rappresentare. L'invito è quello di una sperimentazione ardita, raffinata, un provare anche solo con brevissimi testi a cercare una via differente per dire la stessa cosa: cambiando punto di vista, utilizzando ampiamente la stessa figura retorica, componendo le parole, adoperando il campo semantico di un certo settore, facendo uso di uno solo dei sensi... questo testo è un manuale per tutti quegli scrittori che vogliono osare ma non hanno la forza di farlo per paura appunto di non ricevere un consenso. Ma se la letteratura si facesse esclusivamente sul consenso di chi legge, nessun testo che oggi è considerato capolavoro della letteratura o della saggistica sarebbe ritenuto tale: Platone ha consegnato la propria filosofia alla forma del dialogo, lo stesso Galileo l'ha adoperata per rendere più accessibili le proprie teorie, Gadda ha mescolato parecchi stili tra di loro in un originalissimo ed inimitabile Barocco, Joyce si è adattato alla situazione che doveva raccontare e ha fatto parodia dei vari registri linguistici, Petrarca ha composto il
Canzoniere su un discreto numero di lemmi contro tutti quelli che avrebbe potuto utilizzare, Montale era sempre alla ricerca della parola adatta ad esprimere un certo concetto, Heidegger ha dovuto rifondare l'ontologia con una nuova terminologia... Queneau, insomma, non ha fatto altro che darci prova di questo: la sperimentazione non è fine a se stessa, bensì tende a dare la forma narrativa adatta ad esprimere un certo contesto.
Condivido giusto con voi tre sui novantanove "esercizi" per darvi un'idea della genialità di quest'uomo: il narratore scorge su di un pullman affolato due uomini, il primo con un lungo collo e un cappello strano che discute con un altro perché lo continua a spingere, dopodiché va a sedersi, e in seguito il narratore lo incontra nuovamente alla Gare Lazarre a discutere con un amico circa un bottone della sua giacca.
Questa la trama, questi tre dei vari modi con cui Queneau la racconta:
Comunicato stampaChi ha detto che il romanzo è morto? In questo nuovo e travolgente racconto l’autore, di cui i lettori ricorderanno l’avvincente «Le scarpe slacciate», fa rivivere con asciutto e toccante realismo dei personaggi a tutto tondo che si muovono in una vicenda di tesa drammaticità, sullo sfondo di lancinante pulsioni collettive. La trama ci parla di un eroe, allusivamente indicato come il Passeggero, che una mattina si imbatte in un enigmatico personaggio, a sua volta coinvolto in un duello mortale con uno sconosciuto. Nella allucinante scena finale, ritroviamo il misterioso personaggio dell’inizio che ascolta con assorta attenzione i consigli di un ambiguo esteta.
Un romanzo che è al tempo stesso di azione e di stranite atmosfere, una storia di terso e spietato vigore, un libro
che non vi lascierà dormire.Olfattivo (Si racconta solo utilizzando gli odori)
In quell’Esse meridiano v’erano, oltre agli odori abituali, puzza d’abati, di defunti presunti, d’uova al burro, di ghiandaie, d’ascie, di pietre tombali, d’ali e di flatulenze e petonzoli, di pretonzoli, di sillabe e water closets, di bignami e colibrí, v’era un sentore di collo, giovane e scapicollo, un afrore di treccia, un untume di rogna, esalazioni di fogna e miasma d’asma, cosí che poco dopo, tra profumi d’issopo, passando alla stazione tra esalazioni d’icone, sentii l’odore estatico di un cosmetico eretico ed erratico, di un giovinastro emetico e di un bottone fetido, maleolente e insipido.Geometrico (Da geomètra quale sono, non posso che apprezzarlo
)
In un parallelepipedo, rettangolo generabile attraverso la linea retta d’equazione 84x + S = y, un omoide A che esibisca una calotta sferica attorniata da due sinusoidi, sopra una porzione cilindrica di lunghezza l > n, presenta un punto di contatto con un omoide triviale B. Dimostrare che questo punto di contatto è un punto di increspatura.
Se l’omoide A incontra un omoide omologo C, allora il punto di contatto è un disco di raggio r < l.
Determinare l’altezza h di questo punto di contatto in rapporto all’asse verticale dell’omoide A.A tutti gli scrittori in erba consiglio vivamente di leggerseli e di provare a sperimentare un po' con qualcuno degli stili adoperati da Queneau o addirittura a scegliere le proprie regole (altri punti di vista, altri tecnicismi, lingue diverse, figure retoriche, foniche, giochi linguistici ecc...).
Penso che un futuro "contest" di scrittura ispirata a questi esercizi di Queneau non sia una cattiva idea, in fondo, si dovrebbe provare
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Preciso che non mi aspettavo che l'avrei finito in una sola sera e avrei fatto delle considerazioni il giorno dopo, quindi mi scuso ancora una volta per l'eventuale doppio post: se non è accetto, provvederò a sistemarlo.