Non potevo esimermi dal comprare questo numero di
Paperinik Appgrade, nonostante abbia stoppato l'acquisto del mensile già da un anno.
Il motivo è chiaramente tributare una doverosa attenzione all'esordio di Bacci, e con mio sconforto rimane praticamente l'unica spinta all'acquisto.
Vedere con i miei occhi che la principale nota distintiva della testata - le rubriche, la posta ecc. - sia ormai stata bellamente cassata, compreso l'editoriale della direttrice, mi ha intristito abbastanza. E anche le storie selezionate lasciano un po' il tempo che trovano: se c'è una trama buona (come quella di
Bruno Enna per la seconda storia del numero) deve essere vanificata da un comparto grafico per niente all'altezza, in molti altri casi invece non c'è da stare allegri sotto nessuno dei due fronti, e questo nemmeno nell'angolo della cult, che si rivela una storiella raffazzonata e raccontata pure frettolosamente.
*Discorso a parte per gli
Ultraheroes: l'idea in sé era fallace sotto diversi punti di vista, come la creazione di improbabili supereroi, ma la sceneggiatura di
Salati per l'episodio ristampato questo mese funziona, è briosa, movimentata e con bei dialoghi, il tutto accompagnato da un
Gula in stato di grazia e da una colorazione magnifica.
Passando però al vero motivo dell'acquisto, c'è da dire che
Paperinik e l'estate scomparsa dimostra la bravura e il talento di
Bacci, che realizza delle tavole ricche e complesse.
Il character design di Paperino/Paperinik e dei nipotini è pienamente rispettato e i personaggi appaiono plastici e convincenti, anche nelle espressioni sempre calzanti. Gli sfondi sono spesso particolareggiati, più nelle scene all'aperto che in quelle in interni, rivelando quindi una cura per l'ambientazione. Si rivela anche un'inventiva nel rappresentare le comparse, tipo i clienti del gelataio e i poliziotti, che non sono mai semplici ed anonimi paperi ma hanno sempre qualche particolarità nel becco o nel viso.
I difetti chiaramente non mancano, ma per essere la terza storia professionale realizzata direi che sono sintomatici: qualche rigidezza eccessiva nel corpo di Paperino, un paio di proporzioni che non mi hanno convinto e uno stile che non è ancora personale e riconoscibile, risultando debitore di un'estetica un po' cavazzaniana e un po' frecceriana. Niente di male, chiaramente, il tempo per trovare uno stile proprio ce n'è, e già alcune vignette come la terza di pagina 20 o la quarta di pagina 24 mi pare abbiano un tocco più caratteristico. Ho apprezzato anche le vignette con i riquadri neri in rilievo e la prima di pagina 23, che esce dai margini. Piccoli tocchi di stile, insomma
La sceneggiatura di
Panini purtroppo non è il massimo... ma devo pur dire che, con i presupposti che aveva, poteva risultare molto peggio. L'autore riesce invece a condurre l'avventura in modo piacevole, specie dovendo restare nel limite di pagine dedicato all'inedita, che continuo a sostenere sia troppo basso.
* si salva solo perché ci offre, pur in modo del tutto involontario, il Dottore rigenerato con la faccia di Archimede
(oh, a me quell'attrezzo ricorda troppo il cacciavite sonico
)