Pippo Reporter è sicuramente una delle saghe più meritevoli, tra quelle dell’ultima decade di
Topolino, di essere raccolta in un’edizione ragionata, e la
Definitive sembra essere proprio il luogo adatto per ospitarla.
È possibile infatti osservare l’evoluzione di un ciclo di storie sempre bello, fin dall’inizio con un qualcosa in più, ma che progressivamente si libera di alcuni vincoli e schemi che alla lunga avrebbero certo stancato. E così, leggendo questo secondo albo, si può notare che la serie ha già iniziato a vivere di “vita propria”, slegandosi dalla struttura narrativa del precedente, nella quale l’azione prendeva spesso spunto da una rapina che Blackspot commissionava a Gambadilegno e ai suoi compari.
Solo la prima avventura di questa seconda raccolta,
La perla del fiume, soffre leggermente ancora di questa impostazione, che viene però subito attenuata da sviluppi interessanti come la nascita della storia d’amore tra Horace e Claire Le Belle e dalle citazioni a personaggi e fatti storici, che diventerà presto una delle caratteristiche principali della serie, come si vede in ciascuna delle 4 storie qui ristampate.
Inutile ribadire come il Pippo di queste storie sia uno spettacolo, capito e interpretato perfettamente da
Teresa Radice, che lo rende quello strambo filosofo che personalmente trovo essere la chiave di volta del personaggio, e da
Stefano Turconi, che prende un qualsiasi cortometraggio con lo spilungone e ferma i vari frame su carta, senza dimenticare di aggiungerci del suo in una rielaborazione che parte dall’animazione, passa per Carpi e Barbucci e arriva alla sua matita. Basti vedere le tavole di
Un ombrello, un cappello, un monello dove Pippo insegue il ragazzino al centro della trama per capire a cosa mi riferisco.
C’è la citazione, mai fine a sé stessa, della storia disneyana attraverso il riferimento a
Plane Crazy, c’è la rielaborazione fedele e personale di un classico della letteratura gialla in
Dieci piccoli caimani, c’è l’omaggio a un grande dello spettacolo come Charlie Chaplin, e c’è perfino il modo per approfondire un animo a sorpresa romantico per Blackspot, che poi sarebbe riemerso con maggior chiarezza nella penultima storia del ciclo,
Estate a Green Pond.
Il volume è quindi imperdibile, e in aggiunta alla qualità delle storie ristampate c’è anche una significativa intervista ai due autori, dove si dicono tante cose interessanti tra ispirazioni, meriti, idee, pareri sui personaggi e sulla loro caratterizzazione, riflessioni sul proprio lavoro. Inoltre, un buon numero di bozzetti e studi di Stefano accompagnati da considerazioni ficcanti e condivisibili di Teresa.
Un volume ancora migliore del primo, sintomo del fatto che – fortunatamente – la collana non si sta afflosciando ancora e prosegue a gonfie vele.