Mi spiace proprio contraddire il Dominatore delle Nuvole ma per me non ci siamo proprio. Una storia DA SOLA vale tre stelle? Una storia che tra l'altro è stata pure ristampata nel 2013, nel 2006 e nel 2003? Senza introduzione tra l'altro? Un albo di questo livello meritava UNA stella, senza alcuna pietà, anche perchè se una storia rende meritevole l'acquisto quand'è che si scende sotto? Quando stamperanno un volume completamente bianco? Mi pare che, troppo spesso, ci sia un eccesso di piaggeria nei confronti della casa editrice e delle sue scelte editoriali.
Ti ringrazio davvero molto di aver espresso le tue ragioni e di offrirmi questo spunto.
Ti confesso che sono stato più che tentato di seguire il tuo suggerimento dato qualche post fa, ma alcuni fattori mi hanno spinto a essere buono (perché di questo si tratta) ancora una volta; benché non ci tenga per niente a fare il difensore della casa editrice, tutt'altro!
Cercherò ora di giustificare un 3 che non convince nemmeno me, e nel contempo di esporre alle vostre (graditissime) critiche alcuni parametri che finora ho tenuto nascosti (e un po' in rodaggio): all'uscita del primo numero, cui ero tentato di dare un bel 3, ho deciso di sospendere la valutazione complessiva assoluta della testata e relazionarmi, per 6 numeri, con il livello della prima uscita. Un 4 al n 344, probabilmente, non collima con i 4 ai primi numeri della nuova serie. Il perché di questa strana decisione va ricercato sostanzialmente nella dicitura che si trova in calce alle schede dei numeri:
Il voto dato a due numeri di queste testate deve prendere in considerazione quello che ci si aspetta di trovare all'interno del fascicolo: un Paperino con ristampe di Bottaro, Scarpa, Carpi, Cavazzano e cosi' via, sarà giustamente ben valutato, e se anche dovesse prendere 5 stelle, non significa che in assoluto è migliore di un numero di Tesori che ne prende solamente 4! Sostituire "Paperino" con "Grandi Classici"fa davvero specie, ma prevedendo che il minor numero di pagine avrebbe inficiato la quantità di belle storie, ho pensato di assumere come standard il primo numero della nuova, e non lo standard della vecchia, almeno per i primissimi tempi.
Dopo questi primi diciamo 6 numeri, quindi a partire da agosto, vorrei decidere quale identità riconoscere alla testata, equilibrandomi sulle esigenze opposte, "relativista" e "assolutista" (nella quale molto spesso mi ritrovo di più). Naturalmente una scelta "relativista" sarebbe una sostanziale resa ad uno standard più basso della testata; ed è una scelta che sono praticamente certo di non fare. Ecco perché, se venisse pubblicato un altro numero così, non avrei problemi ad attribuire un 2 da leggersi come "mo' basta".
È un ragionamento strano, lo so, ma meno strano diventa dopo un po' che si recensisce una testata come questa e ci si trova davanti a un cambio rispetto al quale non si sa bene come orizzontarsi.
Infine, tengo una regola molto particolare (e certo opinabile) sulle ristampe: una ristampa fatta su canali paralleli (come CorSera) in genere la tengo poco in conto, mentre una ristampa eseguita dalla casa editrice negli ultimi otto-dieci anni la giudico davvero evitabile. Considero inoltre positivamente la riproposizione, comunque non a troppa poca distanza di tempo, di una storia pubblicata in volume costoso su un formato economico (si fa per dire) come GCD o Paperino: vedasi Reginella e Inferno.
Considero evitabilissime le censure, il peggior fallo che si possa avere dopo la qualità scadente delle storie, ma apprendo da Andrea87 che la responsabilità non è propriamente dei redattori ma di società esterne: quel che mi piacerebbe sapere è se si tratta di un "prendere o lasciare" o se, con un po' di buona volontà, i redattori potrebbero accedere alle versioni originali.
Ecco qua: più scrivo e più il 2 lo darei comunque (non 1 perché l'Isola del tesoro, da me scoperta in questo numero, mi ha fatto ridere troppo), ma tant'è. Appuntamento ad agosto, comunque, per le "pagelle" alla testata e per capire come la si dovrà considerare.
Ad ogni modo, certi commenti mi fanno capire che un po' più di severità da parte mia non sarebbe mal vista, e ciò mi fa piacere e mi consente anche un po' di calibrare i toni, che non vorrei fossero mai indebitamente aggressivi, né però tantomeno improntati a lasciar passare certe scelte decisamente evitabili, o, peggio, a giustificarle a tutti i costi.
Se vi sono sembrato troppo cerchiobottista o democristiano scusatemi. Non era e non sarà mai mia intenzione, né intendo confondere la responsabilità del recensore (che pure grava) con il facile compromesso con lo stato delle cose.
P.S. L'introduzione all'Isola non manca. Quella che manca è la parte di raccordo scritta presumibilmente da Dalmasso e disegnata da Perego.