Recensione PK Giant 59 Double Special Edition - Pikappa Le MiniserieCover dell’ultimo incompleto numero di Pk Giant.
Nonostante io sia un pker della primissima ora, non ho mai seguito con assiduità
PK Giant. Non tanto perché ormai possiedo la saga originaria di
Pkna e
Pk2 in tutte le salse (dove c’è spazio per dieci, ce n’è anche per undici), quanto per il semplice motivo che la sua veste editoriale non mi ha mai convinto. Uno spillato dalle pagine molto ampie – poco meno di trenta centimetri in altezza – in carta sottile, volumetti ingombranti di non semplice collocazione in libreria e, al tempo stesso, fragili. A volte in fumetteria puoi trovarli già strappati, il che da un certo punto di vista è anche un bel risparmio di tempo.
Man mano che le vendite della nuova edizione diminuivano, come è noto, la maggior parte dei motivi di interesse per chi avesse già letto la saga svanivano uno per uno: via le copertine inedite, via i poster allegati, via i contenuti extra, via le miniserie. Verso la fine, per minimizzare le perdite in termini economici, l’editore è stato costretto ad accorpare più volumi insieme trasformando gli spillati in brossurati certamente più resistenti ma che, col cambio di spessore, hanno causato scompensi a più di un fan (i pker sono pazzi, si sa). PK Giant è una testata esteticamente discontinua, confusionaria nei contenuti, priva di novità e approfondimenti, che non sarebbe sopravvissuta al fisiologico calo di vendite post-trentesimo albo se la nuova Direzione non avesse, tra i propri punti d’onore, il concludere tutto ciò che si può concludere. Come promesso, ecco quindi un volumetto dedicato alle miniserie che a suo tempo non avevano trovato spazio sulle pur enormi pagine del PK Giant. L’idea, nata dal nuovo approccio editorialmente completista, era quella di ripubblicare tutte le storie delle prime due leggendarie stagioni pikappiche. Sottolineo mille volte la parola tutte.
Turconi si ispira alle stampe giapponesi per suggestivi sfondi.
Siete sopravvissuti a questa mia prima, lunghissima premessa? Bene. Ecco arrivare la
seconda premessa: le miniserie di PKNA rappresentano, per me, non solo la vetta di tutto il progetto PK ma anche uno degli esperimenti più validi in seno al fumetto mainstream italiano degli ultimi decenni. L’umorismo fulminante di
Angus Tales e
Vedi alla voce Evron (erano un
Faraci e un
Macchetto completamente fuori di testa), le sperimentazioni grafiche di
Io sono Xadhoom e
Arriva Trip! (
Fabio Celoni e
Alessandro Barbucci, così altro aggiungere?), una pletora di artisti al proprio meglio lasciati liberi di osare e sperimentare (la colorazione vintage di Angus Tales, gli acquerelli di Io sono Xadhoom,
l’occhio della madr): il livello qualitativo medio delle miniserie è forse superiore a quello, pur notevolissimo, della serie-madre, e meritava la migliore riproposta editoriale possibile.
Il pker è una creatura basicamente lamentosa, che periodicamente si desta dal proprio letargo per trascendere nei toni su ogni piattaforma a propria disposizione. La parola cruciale qui non è
pker, infelice creatura destinata alla delusione perenne, ma
completismo, un punto d’onore che l’attuale Direzione ha messo evidentemente al centro del proprio palinsesto editoriale. Si è deciso di terminare sulla testata Giant la riproposizione di tutte le storie delle prime serie canoniche di PK, lo si è annunciato (si veda
questa recensione), lo si è dichiarato nella prefazione al presente volume dall’ottimistico titolo
Ci mancava solo questo!. Cito testualmente dalla suddetta prefazione:
“Questo secondo volume di PK Giant Double Special rappresenta l’attesissima ultima tessera del puzzle, con la quale si giunge infine alla ripubblicazione completa in formato giant di tutte le storie a fumetti comprese nelle prime due indimenticabili serie di Pikappa”.
Celoni realizza un lavoro incredibile sperimentando diverse colorazioni.
Si tratta tutto sommato di un buon volume. Solido, corposo, esteticamente ben fatto al netto di una copertina di Lorenzo Pastrovicchio caratterizzata da una composizione alquanto anonima (le copertine, croce e delizia di questa testata… ma senza la delizia) in cui campeggia in primissimo piano un incomprensibile Angus Fangus. Le storie proposte sono di qualità altissima: si passa dal meraviglioso approfondimento sulla figura di Xadhoom, mai così fragile e inquietante, alla preziosa
5Y scritta da
Francesco Artibani e illustrata da un
Corrado Mastantuono sugli scudi (c’è chi si commuove ancora oggi ripensando all’
Albero di Jacob, e chi mente) passando per i deliri di
Trip’s Strip, la simpatia di
Fuori onda e la mistica
Lo zen e la fisica dei quanti. Tutte storie meravigliose che tutti i lettori Disney dovrebbero recuperare, anche chi non conosce o non apprezza PK, per il loro rappresentare una vetta mai più raggiunta di libertà narrativa e sperimentalismo estetico. Peccato che nel presente volume manchi
Visite inattese, ultima delle Angus Tales e tra le più divertenti del ciclo, che i più curiosi dovranno recuperare sul volume
Angus Tales e Trip’s Strip – Storie brevi dal mondo di PK, la Topolino Limited Deluxe Edition numero 12 da me amichevolmente ribattezzata “Asse da stiro Edition” per le sue dimensioni gargantuesche.
“Ma allora volete il completismo!”, ci si potrebbe chiedere parafrasando il comico
Corrado Guzzanti. Ebbene sì, lo avremmo voluto. Personalmente avrei amato un volumetto completo, in brossura, contenente tutte le brevi pikappiche, magari con qualche storia di raccordo inedita e perché no,
black jack e squill ma il punto era, a quanto ho capito, terminare sulla testata PK Giant la ripubblicazione di tutte le storie delle prime serie di PK per dare una degna chiusura alla stessa. A differenza di quanto dichiarato nella magniloquente prefazione, manca una breve di otto pagine. Per un attimo ci avevamo sperato. Ma i pker, come si sa, sono pazzi.
I beffardi e geniali proverbi evroniani.
Voto del recensore:
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