Comprato in vacanza e letto in spiaggia che, alla fin delle fini, è il setting migliore per godere di una lettura del genere.
Me la sono ghignata forse più che negli altri numeri, in alcuni punti:
il Temone, a 'sto giro, per esempio, risulta particolarmente riuscito, delirante il giusto e disorientante nel suo umorismo, seguendo la scia positiva già visto in quello del mese scorso.
Le dissertazioni
nonsense sui castori e sulle loro caratteristiche, l'immancabile test e l'improbabile intervista costituiscono un excursus efficace nella sua follia.
Simpatica anche l'idea di
inventarsi finali assurdi di alcune storie Disney partendo dalla sola prima tavola, anche se alcune volte il risultato è un po' troppo assurdo, perdendo così la soluzione comica. In tal senso era stato più azzeccato il procedimento inverso visto nello scorso numero.
Il contributo di Sio con il fumettino che spiega come realizzare una striscia comica funziona, nel più puro stile dell'autore, mentre l'inedita iniziale (che poi sarebbero sei
one-pages) non mi ha convinto del tutto. Efficace l'idea della variazione sul tema, confezionata sui caratteri dei singoli personaggi, ma non tutte le autoconclusive sono davvero riuscite nella loro gag.
Menzione per l'esordio al disegno Disney di
Pietro Zemelo: alle prese con i Paperi si nota qualche incertezza, non riscontrata solitamente nei suoi disegni per altri fumetti, ma per essere un'opera prima l'autore si difende bene e offre una linea guizzante piuttosto piacevole.
La storia ristampata è davvero divertente e azzeccata, non la conoscevo e sono contento di aver potuto leggere un
Fausto Vitaliano in grande spolvero, ben supportato da
Enrico Faccini.
In sostanza un buon numero, tra alti e bassi che hanno comunque caratterizzato tutta la collana sulla sua finora breve vita editoriale.
Nel complesso il progetto
Ridi Paperoga è promosso: tenta di portare qualcosa di diverso nell'attuale panorama di testate Disney e, pur non riuscendo ad eguagliare i risultati del suo illustre antenato
Ridi Topolino e non centrando sempre il bersaglio, è rimasto fedele a se stesso e ai suoi obiettivi di "rivista clandestina". Ha avuto un suo perché, insomma, lontano dalla perfezione ma perfettamente caotico