Si fa presto a dire "prenderò solo i volumi che mi interessano" quando poi il Corriere ti mette davanti al naso una serie di volumi così bella e strapiena di storie provenienti da ambiti diversissimi. Se a questo si aggiunge una confezione di tutto rispetto e il fatto che le storie non sono rimontate, so già che fare rinunce sarà quasi impossibile. Questo primo volume riunisce per la prima volta le due parodie manzoniane, un modo di prodecere intelligente che raggruppa le storie non a casaccio ma secondo un preciso criterio che va dal legame tra le storie a quello tra le opere originali da cui le storie sono tratte, fino a quello più labile di tutti e cioè la comunanza di temi o argomenti. E poi c'è il prezzo, che è davvero molto altino per un'uscita settimanale, ma che tutto sommato non sarebbe più basso se anziché col Corriere avessimo trovato il tomo in una normale libreria.
I Promessi Paperi (Segantini/Chierchini): Qui il matrimonio s'ha da fare, anche se non è quello che ci si aspetterebbe. Questo perchè i Promessi Paperi, come molte altre parodie coeve, è tratto molto liberamente dal romanzo di Manzoni. E infatti la struttura di tutta la storia viene ribaltata e ricucita addosso a Paperone che nei panni di Don Rodrigo cerca di sfuggire a Brigitta, la Scocciatrice di Monza. Paperino è un protagonista-vittima, mentre Paperina compare di sfuggita in alcune scene. In cotanta infedeltà però spiccan di più i riferimenti, nei dialoghi e nelle didascalie, all'opera originale. I testi di Segantini - forse perchè aiutati dal tratto di Chierchini - sembrano essere la quintessenza dello stile Disney italiano, mostrando una certa somiglianza sia con lo stile ciminiano (nelle esclamazioni) che con lo stile martiniano (i termini colti e le stravaganze). Nota di merito per come viene aggirato il problema della Peste trasformandolo in Poste.
I Promessi Topi (Sarda/Valussi): E questa è pure migliore, oltre che più lunga. Il romanzo viene parodizzato per filo e per segno con un ingente uso di parallelismi e citazioni più o meno nascoste, che vanno dal continuo insistere sull'aggettivo "bravo" al discreto "scommettiamo?" detto da Pietro a Plottigat. I Promessi Topi rappresenta secondo me il miglior modo di fare parodia, mantenendo coerentemente una trama sulla falsariga di quella originale, ma mettendoci del nuovo, possibilmente prosastico. Ne è un esempio il matrimonio, qui trasformato in un contratto per la compravendita di una locanda. Ma i riferimenti sono numerosi e assolutamente non banali, come ad esempio un ottimo Pippo-Don Abbondio che, a sorpresa, porta la storia su un binario ben noto quando entra in scena Gertude-Nocciola. Tutto viene intelligente preso in giro, a partire dal lungo flashback con la nascita di Nocciola, fino allo sghignazzevole Innominabile passando per la Peste, che viene aggirata in modo ancora diverso dalla stroia precedente. Insomma, assai superiore ai Promessi Paperi, peccato che i disegni di Valussi non eccellano, con il loro cercar in tutti i modi di emulare Cavazzano e De Vita, ma complessivamente non ci si può proprio lamentare.
Sono presenti anche delle rubriche. In apertura di volume c'è un'introduzione molto interessante sull'operato dei disney italiani, seguono poi alcuni articoli che riassumono la storia dei promessi sposi, e in coda al volume la trama delle due parodie. Inutilini quindi, mentre un po' eccessivo il dedicare quattro pagine alla biografia di Manzoni, e due a Chierchini tralasciando gli altri autori. Ma sono certo che col passare delle settimane il tiro verrà corretto.