La Grande Dinastia dei Paperi 5 1952-53’52-’53 che ha ben poco del ’53. Anzi, non ha proprio nulla. Pazienza, anche se lo strano errore puzza un po’ di bruciato: che qualcuno abbia pensato che il grande pubblico si sarebbe sentito in qualche modo restio dall’acquistare il secondo volume che raccoglie la stessa annata? Boh, poco importa, comunque:
ten pages geniali e due Storie.
Paperino e le Forze Occulte (
Donald Duck in “Trick or Treat”): nonostante al giorno d’oggi i fumetti Disney e Halloween facciano a pugni con obbrobri come
Il Mostro di Halloween ed
Amelia e la Festa di Halloween il loro connubio originario è di tutt’altro spessore. Questa storia dalla travagliatissima vita editoriale vanta infatti un ritmo cinematografico invidiabile (che anzi a tratti risulta persino eccessivo) ed una serie di gag che vede contrapposti un avidissimo Paperino ad una sfilza di mostri infernali e folkloristici dal sapore assai goliardico evocati dalla strega Nocciola, qui al proprio esordio cartaceo, la cui popolarità sarà poi aumentata dall’accoppiata Chendi/Bottaro che rinnoveranno il personaggio calandolo, dopo qualche prova tra i Paperi, nel mondo dei Topi contrapponendola allo scettico Pippo. Sebbene alla fin fine la trama della storia sia riducibile ad una serie di gag consequenziali (è qui che pesa in negativo l’aspetto cinematografico), il ritmo coniugato a scene costruite con un particolare mordente riescono a renderla assai appetibile e deliziosamente disneyana nonostante il tema trattato. Da evidenziare come per una volta Barks non approcci il tema della festività con dissacrante ironia dato che Halloween è la festa in cui la vena dissacrante e carnevalesca di ognuno emerge dando vita ad una notte in cui i consueti valori e rapporti sociali vengono capovolti: così Barks si getta su una trama magari più semplice ma non meno sentita che insegna a non essere troppo avidi e che ci ricorda che non è un male se, almeno per una notte, si ritorna bambini e si crede a streghe e folletti.
Ottimo il comparto grafico (
in primis la macabra tavola d’apertura) che vanta, al solito, ottimi neri pieni tuttavia completamente sviliti dalla colorazione retrograda. Simpatiche le autoconclusive di contorno
Paperino e lo Scherzo di Halloween e
Paperino e le Maschere di Halloween.
Qui, Quo, Qua e l’Amuleto Elettronico (
Donald Duck Featuring Huey, Dewey, Louie in “Hobblin’ Goblins”): un Archimede ancora primoridalmente grassottello cerca di aiutare i nipotini causando loro guai sempre crescenti in un
climax di geniali gag, su tutte la fantastica sequenza dell’autointagliamento delle zucche.
Paperino e il Piccione da Corsa (
Donald Duck): un Donald e una Daisy mai così sdolcinati utilizzano per scambiarsi messaggi amorosi lo stesso piccione che i nipotini cercano di allenare per iscriverlo in una gara tra volatili, ostacolandosi a vicenda e dando esito a una serie crescente di guai risolti nel risolutorio
happy end che costituisce l’ennesima prova dall’abilità dell’Uomo dei Paperi con la tecnica del
climax.
Paperino e l’Amuleto del Cugino Gastone (
Donald Duck): tra le migliori
ten pages di sempre. Memorabile non solo per l’esordio di Archimede Pitagorico ma soprattutto per la trama geniale che vede un susseguirsi di eclatanti colpi di fortuna spingere i Paperone, Paperino e nipotini ad indagare sul misterioso amuleto che Gastone custodisce gelosamente in cassaforte, salvo scoprire che si tratta dell’unico nichelino guadagnato con il sudore della fronte in un momento di vergognosa ed imperdonabile debolezza. E così come i Paperi alla fine non riescono ad esplicitare a parole il proprio sdegno per la vicenda in una geniale sequenza, così è impossibile trovare le parole per descrivere il genio che un Maestro dell’Arte Sequenziale è riuscito ad inserire in dieci, misere pagine.
Paperino e la Macchina Soffiapensieri (
Donald Duck): altra breve superba. Un Paperino ottusamente borghese (
Se la gente viene a sapere…) non vuole che i nipotini frequentino il balzano Archimede Pitagorico per poi imparare che il i giudizi maligni della società non hanno significato dinnanzi ad idee che possono cambiare il mondo. Il bello è che questo potente messaggio di fondo è sotteso ad una trama assurda, in cui Barks deride lo stilema disneyano degli animali antropomorfi in poche, memorabili vignette Paperino si traveste da lupo senziente e viene catturato da un lupo senziente travestito da cane antropomorfo.
Paperino e le Gemme Preziose (
Donald Duck): mai abbassarsi agli spregevoli livelli di un truffatore, nemmeno per gabbare chi ha tutto non meritando nulla. In un concatenarsi di
Chi la fa l’aspetti Barks riprende un tema già visto in
Il Pranzo dei Poveri.
Paperino e la Pistole Ipnotizzante (
Donald Duck): esercizio di stile che ha un qualcosa di immenso. Dieci pagine per uno spiccato senso del paradosso e persino un
flashback. Ottima breve.
Paperino Allevatore di Polli (
Donald Duck): ancora più carne al fuoco che nella precedente nello stesso spazio. Storia dai toni inconsueti, combina
flashback e
climax in un risultato decisamente apprezzabile.
Paperino Scialacquatore di Concetto (
Donald Duck): con la
Filosofia Flippista è LA
ten pages di Barks. Un Paperone schifosamente ricco, tanto da non sapere dove stipare il proprio patrimonio come nel
Ventino Fatale e da non sapere quante e quali imprese possiede, avvicinandosi a quell’inarrestabile piovra de
Le Sette Città di Cibola, assume il minimalista Paperino per dilapidare parte dei propri averi e far posto nel Deposito. In un’allucinante carrellata di lussuosità Paperino da fondo ad ogni tecnica di sperperamento conosciuta (sfiorando il surrealismo) ma invano visto che gli acquisti erano stati effettuati in imprese de’Paperoni sparse per il paese. Commovente dimostrazione di pazza e sregolata inventiva.
Paperino contro l’Uomo d’Oro (
Donald Duck and “The Gilded Man”): coinvolti in un lungo viaggio nella speranza di ritrovare un rarissimo francobollo, Paperino e nipoti s’imbattono in qualcosa di più grande di loro, finendo per essere presi in ostaggio dal temibile Uomo d’Oro. E sebbene da lui la storia prende il nome e sia ricordata principalmente per l’apparizione del bizzarro autoctono dorato, il vero fulcro della storia si svolge a Paperopoli con un classico conflitto tra Paperino e Gastone che questa volta vede premiati entrambi: ed anzi è Paperino ad uscirne vincitore in senso morale, visto che ha ottenuto la ricompensa dopo non poche tribolazioni ottenendo un valore aggiunto poi ripreso ed ampliato da Don Rosa che però lo applicherà a Paperone. Insomma, Gastone sarà schifosamente fortunato ed ancora una volta guadagna senza muovere un mignolo, ma è Donald fra i due a risultare veramente ricco.
Ottima storia da ricordare per un equilibrato miscuglio tra avventura classica, commedia familiare e anche satira rivolta alla figura di Philo T. Ellic e al rigido e inflessibile impiegato postale.
Concludono il volume tre autoconclusive: la simpatica
Zio Paperone e lo Sconto Progressivo,
Paperino in “Precauzioni” e
Paperino e l’Estremo Rimedio.