La Grande Dinastia dei Paperi 61953Ottima annata, che oltre ad offrire ten pages memorabili è ricca di capolavori tra cui spiccano La Stella del Polo, Lo Skirillione e La Dollarallergia. Tra l’altro il ’53 segna l’inizio della collaborazione tra Barks e Garè, che aiuterà sempre quello che nell’anno seguente sarà suo marito negli sfondi e nelle chine fornendogli un grande apporto creativo e non.
Zio Paperone e la Stella del Polo (
Uncle Scrooge in “Back to the Klondike”): una storia che farà la storia, segnando per sempre anche i Dinsey Italiani: se infatti Martina coglie il Paperone avido e crudele delle prime apparizioni, Romano Scarpa si farà portavoce del personaggio di
Back to the Klondike, un personaggi indubbiamente più complesso ed affascinante che in Italia debutta in storie come
La Leggenda dello Scozzese Volante. E persino in tempi recenti sarà citata anche nelle serie più all’avanguardia, che apparentemente (ma
solo apparentemente) si discostano dalla Tradizione: basti pensare al breve riferimento contenuto ne
La Notte Più Buia (PKNA #13).
La Stella del Polo è fondamentale anche dal punto di vista biografico: introdotto definitivamente il Klondike, che d’ora in poi sarà sempre legato allo Zione e, in secondo luogo, Doretta Doremì, che sarà meglio descritta da Don Rosa nella Saga, ne
L’Ultima Slitta Per Dawson,
Cuori nello Yukon,
Qualcosa di Veramente Speciale,
Il Sogno di Una Vita e
La Prigioniera del Fosso dell’Agonia Bianca. In questa prima apparizione Doretta da al lettore la possibilità di ammirare il cuore d’oro di Paperone, che volutamente cede una fortuna alla vecchia fiamma cercando tuttavia di non far sembrare la cosa accidentale.
Ne La Stella del Polo Paperone appare particolarmente crudele e si spinge anche ad atti d’illegalità (prontamente censurati all’epoca della prima pubblicazione) per poi dimostrarsi un duro dal cuore tenero. Questo colpo di scena finale conclude una storia che contiene una grande varietà di temi, in cui non mancano gustose gag (le varie smemorataggini sono a dir poco spassose) e che conferma ancora una volta l’incommensurabile genio dell’Uomo dei Paperi, unito ad un invidiabile estro creativo.
Paperino e il Pesce (d’Oro) d’Aprile (
Uncle Scrooge in “Somethin’ Fishy Here”): cinque tavole di umorismo brillante e sfrenato, in cui un Paperone assai ingenuo abbocca ad un innocuo scherzo di Paperino con conseguenze disastrosamente comiche. Un sintetico ma riuscito esercizio di stile.
Paperino e l’Arcobaleno (
Donald Duck): accettando per assurdo l’idea che si possa davvero arrivare alla fine dell’arcobaleno (che, proprio come nell’autoconclusiva
Zio Paperone – Dove Finisce l’Arcobaleno? (
Uncle Scrooge) termina su quella gigantesca pentola d’oro che è il Money Bin, sul quale per la prima volta campeggia il gigantesco simbolo del dollaro), Barks costruisce una breve (poi modello per la donrosiana
Zio Paperone: Due Nipoti, Nessun Profitto) in cui Paperone mette alla prova i propri nipoti per stabilire l’erede della sua incommensurabile fortuna. Risulteranno vincitori i nipotini grazie a quella onesta e anche un po’ ingenua saggezza che ben coniuga l’aspetto responsabile e quello scapestrato dei tre ragazzini.
Paperino e il Cenone di Natale (
Donald Duck):
ten pages a cui manca davvero poco per raggiungere i livelli di eccellenza dell’
Amuleto del Cugino Gastone e della
Filosofia Flippista. Non a caso il tema portante è quello della festività, in cui Barks riesce sempre a dare il meglio di sé. Dissacrante il frenetico Paperino i cui propositi sono totalmente avulsi da un qualsiasi barlume di spirito natalizio ed anzi incentrati sul lato consumistico e tradizionale ben rappresentati dall’asettica lista cui il Papero si affida. Ed altrettanto dissacrante il travestimento per scroccare un cenone alla vecchia Tuba che a sua volta se ne frega altamente del Natale e se ne sta solo soletto a contar denaro e che, una volta scoperta la verità, con un atto di colossale spacconeria (che ricorda molto quello analogo di
Paperino e la Scavatrice) spende e spande per farla pagare a quel nipote che ha fatto di tutto per non dover pagare nove dollari e pochi spiccioli. Adorabile.
Paperino e la Filosofia Flippista (
Donald Duck): ed eccola qua, la breve per eccellenza. Quella perfetta, quel gioiellino simmetrico regolato dalle più paradossali leggi del contrappasso. Che con beffarda ironia inizieranno a portare Donald da colui che l’aveva gabbato e che solo per sommo volere del Fato non conducono il Papero a destinazione ma lo fanno incappare in una Daisy con tanto di nipotine al loro esordio che lo distrarranno dai propositi professoricidi. Piccolo grande capolavoro che Barks utilizza come taglientissima arma a doppio taglio per fare una critica sociale che colpisce sia i creduloni che gli approfittatori della brava gente.
Paperino Postelegrafonico (
Donald Duck): un
Balto disneyano in dieci pagine. Il senso del dovere la fa da padrone, quel sano principio che permea la figura di un pomposo Paperino finché il tarlo della gelosia lo svia e lo fa desistere dallo stringere i denti di fronte al duro lavoro, al gelo, alla fatica e all’ingratitudine. E sebbene il Papero si ravveda verso il finale si dimostra subito arrendevole e viene severamente escluso dall’
happy end che invece coinvolge tutti gli altri personaggi della vicenda. Una inflessibile e superba lezione di vita stemperata da toni comici.
Paperino Gran Maresciallo (
Donald Duck): sfida di colpi bassi tra Paperino e Gastone che bersagliano i bimbi che invece dovrebbero aiutare. La punizione per finale è inevitabile, anche se non tange Gastone, non animato dalla chimera della gloria e dalla gelosia come il cugino vestito alla marinara.
Paperino alla Televisione (
Donald Duck): satira attuale sui farlocchi quiz televisivi e sull’arricchimento facile, miraggio cui Paperino anela così intensamente da sottoporsi a prove di inaudita insensatezza. Da notare anche l’ironia nei confronti dei media, esplicitata nei nomi dei giornali
Morning Relash (“ripropinatura mattutina”) e
Evening Warm-Over (“riscaldatura serale”) efficacemente resi con “”Aria Fritta del Mattino” e (un po’ meno) con “Aria Riscaldata della Sera”.