La Grande Dinastia dei Paperi 91954 – 55Un numero poco coeso, che soffre l’assenza di una vera e propria storia di spicco. Il prezzo di copertina lo vale comunque tutto e questo la dice lunga sull’elevata media qualitativa dell’intera produzione barksiana di cui ci viene offerto in questo volume un periodo particolare della Golden Age dell’Uomo dei Paperi: il 1954 infatti presenta un elevato numero di situazioni surreali ed assurde brillantemente incastonate nella trama come situazione scatenante o risolutoria.
Zio Paperone e l’Isola del Cavolo (
Uncle Scrooge) è un tentativo di ampliare questa tendenza solitamente riservata alle ten pages e di trasportarla in una lunga. Lunga monca, però, visto che l’autore stesso ha deciso di rimaneggiarla e di ridurre le tavole a 28 dalle 32 originariamente preventivate.
La situazione assurda è qui il presupposto iniziale, fattore scatenante che porterà Paperone su una misteriosa isola dove si verificano strani fenomeni che portano alla pietrificazione della fauna locale. Se le scene con i Bassotti ed il nipotame pietrificato possono risultare sottilmente drammatiche accrescendo il
pathos della storia, Barks è un mago a sfatare tutta la tensione con la figura dello scienziato (un palmipede comicamente esile eppure inquietantemente temibile) che funge anche da punto di arrivo per il tormentone dei cavoli, in cui riaffiora anche la vena pazzarellona e surreale. Non tra le migliori creazioni del Maestro, ma comunque un’avventura tecnicamente ben realizzata grazie ad un efficace intreccio.
Zio Paperone e una Vittoria a Suon di Dollari (
Uncle Scrooge): va a coprire il buco di 4 tavole lasciato dal ridimensionamento de L’Isola del Cavolo e dimostra per l’ennesima volta quanto siano lontani Scrooge e l’iniziale Paperone italiano.
Zio Paperone e il Piccione Viaggiatore (
Uncle Scrooge): altra brevissima di sole 4 tavole, dotata di un umorismo spicciolo e forse un po’ ingenuo eppure estremamente godibile.
Zio Paperone e la Tigre Stanca (
Uncle Scrooge in The Tuckered Tiger): splendido rappresentate di quel filone di
ten pages assurde di cui sopra, al limite del demenziale il dimagrimento del Ragià e l’espediente finale di Paperone.
Paperino e l’Impervi-cera (
Donald Duck): dallo spunto da cui Barks trarrà anche
La Cassa (Troppo) Forte, una storia leggera e semplice ma molto simpatica con guizzi di genialità come le martellate in testa di Archimede e, soprattutto, il mancato ristabilimento dello
status quo alla fine della vicenda intera. Perché Carl Barks è il primo a ridere con spensieratezza delle sue creazioni, pensando più all’immediato effetto comico che alle sue conseguenze che anzi, se non esplicitate, attribuiscono un maggior valore intrinseco all’opera stessa.
Paperino spiega gli Aquiloni (
Donald Duck Tells About Kites): si potrebbe pensare che una storia non scritta ma solo disegnata dall’Uomo dei Paperi sia priva di qualsiasi interesse. E invece non solo questa breve storia propagandistica è interessante dal punto di vista filologico, ma anche notevole per lo scomparto grafico utilizzato per illustrare un immediatezza ed efficacia quanto richiesto dalla sceneggiatura: cosa di certo non semplice.
Paperino e il Natale Sottomarino (
Donald Duck): un Paperone alquanto cupo trascina i nipoti in un’avventura con la consapevolezza di far perdere loro il Natale e complice una grave dimenticanza di Paperino analoga a quella di
Paperino e la Scavatrice i paperini rischiano di festeggiare senza nemmeno un regalo. Il buon cuore latente di Paperone salverà la ricorrenza e l’immancabile legge divina di Barks premierà la Vecchia Tuba per la buona azione. Da notare come per una volta la mano venga calcata ben poco sul lato consumistico come in altre storie festive.
Paperino e i Buoni Propositi (
Donald Duck): un classico in cui una rocambolesca guerra familiare fatta di colpi bassi si risolve in maniera negativa per tutti quanti. La lezione è chiara: i buoni propositi non devono essere un contratto cui attenersi per mera formalità ma uno sprono a migliorarsi dettato dall’autocoscienza del singolo.
Paperino Postino Polare (
Donald Duck): dal consolidato filone dei mestieri di Paperino, una storia in cui l’autodistruzione finale non è dettata unicamente dalla nevrosi donaldesca ma anche dai nipotini mai così dannosi. E’ il proposito di base ad essere sbagliato: non bisogna svolgere un buon lavoro per tacere le malelingue o dimostrare qualcosa a chi nemmeno merita di essere preso in considerazione quanto per puro senso del dovere che proietta ogni lavoratore in un complesso ed articolato mondo lavorativo in cui ogni anello è fondamentale per reggere i successivi dell’infinita catena delle attività umane.
Paperino e lo Zucchero Filato (
Donald Duck): alquanto atipica, questa storia un pochino sbilanciata ma apprezzabile per la tecnica narrativa per cui l’intera vicenda è narrata in
flashback dal traumatizzato Donald. In dieci tavole non è davvero impresa da tutti.
Paperino e il Fantasma con il Singhiozzo (
Donald Duck): spassosa sotto molti punti di vista questa ennesima
ten pages in cui Paperino vuole dimostrare ai nipoti il vero spirito del vecchio West. E se all’inizio sarà anche capace di avere ragione ecco che la sua immancabile tracotanza ribalta la situazione in favore nei paperotti portandoli all’esilarante situazione finale con i suoi pacchianissimi pistolini scintillanti che dimostrano chi sia alla fin fina ad non aver colto in pieno l’antica epopea del West. Da ricordare anche l’assurdissimo “spettro” con il singhiozzo che da il titolo alla storia, le cui vicende aggiungono una buona dose di demenzialità trattata in modo comicamente serioso.
Paperino Re degli Abissi (
Donald Duck): e anche qui assurdità su assurdità come dimostra il
climax discendente di creature abissali dalle spropositate dimensioni che assale il miserrimo Paperino che alla fine verrà scambiato per una perla gigante. Un espediente comico che nasconde qualcosa di velatamente più tragico: Donald rischia infatti di morire per penuria di ossigeno nel più patetico dei modi se non fosse per l’intervento degli accorti nipotini.
Zio Paperone e il Ratto del Ratto (
The Lemming With The Locket): cosa succede se uno scaltrissimo e instancabile roditore trafuga per sbaglio la combinazione del blindatissimo Deposito, che qui sfoggia un look alquanto insolito? Non potrà essere che caccia al roditore per mezzo globo, caccia disperata quanto impossibile che offre un’ottima occasione per una serie di gag che non poco hanno a che fare con le vicende di Donald e Chip’n’Dale e che sfociano nella visionaria e delirante quadrupla con miliardi di lemming. Potranno i duri sforzi dei nostri per recuperare l’agognata sequenza numerica rimanere vani? Certamente no, ed ecco conclusa la storia non prima di un brillante scambio di arguzie finale.
Da segnalare la stridente presenza di Gambadilegno nella sezione dedicata ai personaggi. Non si poteva aspettare almeno una storia in cui appairisse uno dei suoi "cloni" o, meglio ancora,
The Riddle of The Red Hat?
Ormai i tuoi commenti ai racconti fanno parte integrante della mia collezione.
Davvero? Questo vuol dire che vedrò arrivarmi 7.90 per ogni recensione, spero...