La Grande Dinastia dei Paperi 81954Altro bel numero. Che cuccagna, gente. Certo, ci si sbilancia in larga parte verso le
ten pages (molte delle quali con uno spiccato gusto per l’assurdo) ma in compenso le due lunghe fanno parte del meglio del meglio, non a caso inserite nell’elitario volume
Vita & Dollari di Paperon de’ Paperoni.
Zio Paperone e le Sette Città di Cibola (
The Seven Cities of Cibola): caposaldo della produzione barksiana che inaugura il prolifico e felicissimo filone delle cacce al tesoro, per molti versi simile all’altrettanto memorabile
Dollarallergia. Nella situazione iniziale abbiamo ancora un Paperone oppresso dalla propria ricchezza, anche se stavolta lo troviamo in uno stato apatico anziché nevrotico. E, in secondo luogo, anche in questa occasione i Paperi sono alla ricerca di una città leggendaria, Cibola. La gustosa avventura che prende il via da un’innocua caccia di punte di frecce indiane che sarà poi citata nel PKNAico
I Mastini dell’Universo e si trasforma in una appassionante caccia al tesoro che, tra l’altro, segna l’esordio del Manuale delle Giovani Marmotte. Trama impeccabile unita a ottimi disegni (fantastica ogni singola vignetta che ritrae, anche di striscio, le Sette Città) che ha ispirato tal Speilberg per il celebre
I Predatori dell’Arca Perduta, segnale della grande valenza e della straordinaria versatilità di un autore che ha saputo influenzare con dei “miseri”
comic book la cultura letteraria e cinematografica della seconda metà del Novecento, forgiando una schiera di menti che ha sputo raccogliere l’eredità dell’Uomo dei Paperi e la sua straordinaria capacità di narrare trasportando il lettore in mondi fantastici tutti da scoprire.
Paperino e i Tacchini Famelici (
Donald Duck): brillante breve dai toni fortemente parodistici, permeata da situazioni assurde in cui emerge il ligio e ferreo comportamento di Paperino e nipoti in una circostanza così sregolata che li ripagherà poi nell’esilarante finale in cui il temibile Hairy Harry si vede comicamente privato di ogni minacciosa connotazione. Di grande effetto le scene in notturna, maggiormente apprezzabili in b/n.
Paperino e la Lotteria Benefica (
Donald Duck): un Donald dall’inossidabile ottimismo riesce per una volta a prevalere sul fortunato Gladstone, che in risposta agli esagerati sberleffi del cugino architetta una truffa cui Paperino abbocca proprio a causa di quell’unico assaggio di buona sorte che lo ha reso oltremodo ingenuo. Piccolo gioiello paradossale, in cui tutti si macchiano di una qualche colpa e nessuno ne esce vinto.
Paperino e la Farina Miracolosa (
Donald Duck): un Barks assai diffidente nei confronti dei prodotti che promettono ottimi risultati senza il minimo sforzo imbastisce una trama sempre più frenetica che in una escalation di disastri giunge ad un
climax assurdo, la cui improbabilità forse stona un poco ma senza straniare eccessivamente il lettore che recepisce maggiormente l’intento comico e surreale accantonando la totale illogicità del finale.
Paperino e il Fischiofono (
Donald Duck): storiella imparentata vagamente con
Paperino e il Serpente di Mare le cui gag di progressiva intensità vengono amplificate perfettamente del tratto del Maestro, dinamico e tendente al caricaturale, con delle espressioni particolarmente riuscite.
Paperino Campione del Volante (
Donald Duck – Roaring Wheels):
ten pages il cui ritmo sembra quasi contagiato dal comportamento nevrotico di un Paperino che, smanioso di mettersi in mostra combina guai su guai non riuscendo a combinare niente e portandosi all’inevitabile autodistruzione che lo punisce anche per aver disprezzato l’ingenuo ma sincero aiuto dei nipotini, che ripudiava temendo di mettersi in ridicolo.
Paperino e il Derby del Salmone (
Donald Duck): come concetto di base assai simile a
La Lotteria Benefica, con la differenza sostanziale nel finale che richiama
Il Sentiero dell’Unicorno: Paperino non poteva vincere la competizione ittica, visto che l’avrebbe fatto con l’illecito aiuto dei nipotini, ma essendo inconsapevole dell’imbroglio ed avendo costantemente perseverato viene infine adeguatamente premiato persino più del cugino Gastone che come al solito si è affidato unicamente alla sua buona stella, senza preoccuparsi di guadagnarsi la vittoria con il sudore della fronte.
Paperino e il Ladro di Chiavi (
Donald Duck): non assai originale ma certamente ben costruita, questa ennesima
ten pages non offre spunti particolari ma rimane una piacevole lettura valida per gustarsi il personaggio di Paperino e il buon tratto barksiano (raggelanti gli occhi vitrei dei vari alligatori!).
Paperino e le Formiche (
Donald Duck – Too Many Ants): la favola della cicale e della formica (per restare in tema) finemente rielaborata e un po’ stravolta in funzione dei devastanti ed esilaranti esiti finali.
Zio Paperone e la Dollarallergia (
Adventure in Tralla-La): capolavoro che affronta l’ampop tema della ricchezza, ma in modo diverso da
La Clessidra Magica. Vediamo qui un Paperone sopraffatto dalla routine e ossessionato dalla propria ricchezza a tal punto da spingerlo a prendere una pausa (definitiva?) dal ruolo di magnate per cercare l’utopistica città di Trulla, ispirata alla leggendaria Shangri-La, dove il concetto stesso di ricchezza non esiste. Barks coglie il pretesto dell’avventuroso viaggio dei paperi, per ricordare come in fondo il denaro non sia altro che una convenzione legata a sterili pezzi di carta e di metallo e che la reale ricchezza è ben altra: alla fine i paperi ritorneranno a casa e sventeranno la distruzione di Trulla solo grazie all’onestà dei nipotini che dimostreranno il valore della rettitudine senza rinunciare a un tocco di ingenua malizia conclusiva.
Zio Paperone e il Tesoro del Vecchio Volpe (
Uncle Scrooge – In the Buying Mood): un Paperone assai arido alla base di una trama più e più volte ripresa e sfruttata in Italia (dove, d’altronde, l’iniziale concezione paperoniana ne permetteva una maggiore versatilità). Piuttosto inquietante il fatto che Scrooge riesca ad instillare prima al volitivo Donald e poi al ben più placido Jughead Jones (versione
one shot più scapita del classico Jones) il miraggio della facile ricchezza con una facilità impressionante.
Da segnalare le autoconclusive, in netto miglioramento. Certo, finora erano state ottime, ma ora si stanno snellendo giungendo ad una efficacissima sintesi che mira a livelli superbi come dimostrano le eccellenti
Gli Umori di Zio Paperone,
Zio Paperone al Telefono,
Zio Paperone – Perseveranza premiata e
Zio Paperone – Il Pensiero… paga. Da segnalare anche
Zio Paperone vuole un Caffè, che apre il filone di autoconclusive ambientate in una tavola calda e che ci era già stato anticipato nel precedente volume a causa della mancata cronologia interna.