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Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)

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MarKeno
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PolliceSu
    Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
    Risposta #105: Martedì 23 Mar 2010, 19:08:53

    Ma, ma.., davvero il lettering è al PC? :-? Ceresa da quel che sapevo io lo ha sempre realizzato a mano! Non è così anche questa volta? Sarà stata un'ingenuità mia..!

    Il lettering è uno di quei dettagli di contorno per cui sono pignolissimo e che esamino con il lanternino, mentre molti altri giustamente se ne infischiano (stesso discorso nel riconoscere i doppiatori, o nel capire se un cantante è in playback). Questo è per forza al pc. Troppo uguale, troppo perfetto, troppo ripetuto. Apprezzo la scelta di accentare le lettere senza rimpicciolirle, e di dissimulare una grafia manuale (ci sono lettering che proprio gridano la loro artificialità), ma la differenza con una strepitosa Fiorenza Gallazzi, con gli sghembi di Ortolani, con i trattini vulcanici di Terry Moore si fa sentire. Per un pignolo, ovviamente!  ;)
    "Sarò tanto di quel che sono, sono tanto di quel che ero" (Nostal Gino)

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      Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
      Risposta #106: Martedì 23 Mar 2010, 19:22:49
      Sì, sì. Una volta lessi (mi sembra sul blog di Boschi) che letterava al computer già dalla serie bianca di ZP, e, ad occhio, direi anche un po' prima. ;)
      (Rispetto al suo solito, questo lo trovo migliore, anche se ho avuto la stessa impressione ben espressa da Markeno poco sopra.)

      Accidenti, devo essere rimasto molto influenzato da questa foto che vidi su afnews qualche anno fa, e proprio non mi sono più posto il problema, perchè pensavo che realizzasse tutto a mano. Anche sul  blog di Boschi, la mia convinzione si era rafforzata dalla lettura di frasi tipo questa:

      Citazione
      Diego è, ovviamente, Diego Ceresa, uno dei più rinomati calligrafi italiani, e anche uno degli ultimi, dato che questa professione, un tempo abbastanza fiorente, va scomparendo

      e da altre frasi nei commenti all'articolo. Naturalmente tutto questo nulla toglierebbe alla bravura e alla professionalità del suo lavoro. ; )


      Questo è per forza al pc. Troppo uguale, troppo perfetto, troppo ripetuto.

      Ora che l'ho rivisto meglio, hai ragione... :)
      « Ultima modifica: Martedì 23 Mar 2010, 19:25:20 da bacci88 »

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        Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
        Risposta #107: Martedì 23 Mar 2010, 19:40:16

        Paolo ha scritto il 11.06.2007 alle 10:08:11:
        "Ecco i "desiderata" del sottoscritto per quella che dovrebbe essere l'edizione definitiva del Gottfredson in Italia...[cut]...Contenuto: Ovviamente non un "tutto Gottfredson" ma un "Tutto Mickey Mouse" dalla strip introduttiva (YM 000, per chi non la conoscesse) alla striscia del 4 ottobre 1955...[cut]...non dovranno esserci censure di nessun tipo...[cut]...Formato: Orizzontale, senza rimontaggi su tavole "alla topolino", ma con le strip lasciate nel loro formato originario...[cut]...Distribuzione: Edicola, assolutamente: bisogna far conoscere Gottfredson al grande pubblico...[cut]...Se poi dovesse essere distribuito assieme a qualche quotidiano/periodico ben venga...[cut]...Supporto: Il Papersera si impegna ufficialmente, sin d'ora, a dare il massimo risalto possibile alla pubblicazione, spingendola e sponsorizzandola sulle sue pagine! Apparati Critici: INDISPENSABILI...[cut]"

        Così scrivevo quasi 3 anni fa sul forum del Papersera, speranzoso nella possibilità di vedere una "Floyd Gottfredson Library" nel nostro paese. Ma se devo dire la verità ero davvero poco convinto che questo potesse accadere... fino ad oggi.

        Anche io, nel mio piccolo, sempre tre anni fa scrivevo così, commentando un topic di Boschi a proposito di una pubblicazione spagnola:
        "Perchè non riesumare l'idea del formato orizzontale qui in Italia per ripubblicare Gottfredson, così come aveva gia tentato di fare (ottimamente a parer mio, ma a quanto pare senza successo) il buon Carlo Chendi con i soli tre (sigh!) numeri di Topo strips?".

        E mi rispose Carlo Chendi in persona:

        "

        Caro Marco Travaglini, sono Carlo Chendi, grazie per il buon ricordo che hai dei tre numeri di TopoStrips.
        Tre numeri che furono fatti con Gaudenzio Capelli che allora era direttore di tutte le testate e direttore editoriale della Disney.
        Capelli mi aveva lasciato libero di impostare la collana come volevo, sia per quanto riguarda la scelta del materiale da pubblicare che per i testi. Facevo tutto io (tranne le copertine che erano di G.B.Carpi): scrivevo gli articoli, impaginavo, correggevo le bozze (non sono molto bravo in quello, qualche errore mi scappava sempre), firmavo le cianografiche, eccetera.

        Nelle mie intenzioni non doveva essere una collana per “collezionisti” o fans di Gottfredson, ma per far scoprire a giovani lettori una produzione, di veri capolavori, sconosciuta alle nuove generazioni.

        Quando Gaudenzio Capelli andò in pensione, direttore delle testate “Topoliniane” fu nominato Paolo Cavaglione, che non sapeva chi era Gottfredson (ma non sapeva neanche chi fosse Giorgio Cavazzano!). A lui TopoStrips non poteva interessare di meno.
        Direttore editoriale di tutte le testate Disney era Gianni Crespi (ora lavora per la De Agostini). Da lui dipendeva, in definitiva, se continuare o meno con TopoStrips. Gliene parlai a voce, non mi rispose né sì e né no. Gli scrissi una lettera per ufficializzare la cosa, ma non rispose mai.
        Voci che ho sentito (allora!) all’interno alla Disney: non piaceva quel formato perchè non si poteva mettere pubblicità (di solito le pagine pubblicitarie sono verticali e poi la pubblicazione era tutta in bianco e nero mentre la pubblicità è a colori), la carta era scadente, eccetera.

        Comunque non fu sospeso perchè vendeva poco, anzi, trattandosi di pubblicazione cheap, a un solo colore, con carta economica e senza costi di produzione (erano ristampe) era LARGAMENTE in attivo (pareggiava i conti a 6.500 copie di vendita, il primo numero vendette circa 40.000 copie).
        Mia intenzione era ripubblicare tutta la produzione di Gottfredson, Al Taliaferro (Silly Symphonies) e Manuel Gonzales (tavole domenicali), ante e dopo guerra. Ma non in ordine cronologico (la primissime storie non sono bellissime), ma semplicemente iniziando con le storie più belle per catturare i lettori che non conoscevano questa produzione, e poi, in seguito, una volta stabilizzata la tiratura e conquistati i lettori, proseguire con il resto delle storie. Solo alla fine avrei pubblicato la cronologia delle storie distribuite nei vari fascicoli.
        Ho tentato di fare “numeri stilisticamente omogenei”. Nel primo numero le storie e le domenicali sono tutte con il Topolino con le pupille. Nel secondo e terzo numero, tutte le storie e le domenicali con Topolino senza pupille.

        Nel quarto numero, già pronto ma che non sono riuscito a fare, la storia di apertura era quella con Joe Piper (Topolino e la Banda dei Piombatori), una delle mie preferite.
        Peccato che sia finita così.

        Claretta Muci, direttore del Topolino dal 2000 al 2007, raccomandava ai suoi redattori di bocciare tutte le storie, che proponevano gli sceneggiatori italiani, che in qualche modo ricordavano Gottfredson!"

        Scritto da: Carlo Chendi | 08/23/2007 a 19:19

        http://lucaboschi.nova100.ilsole24ore.com/2007/08/il-pato-donald-.html
        Marco Travaglini


          Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
          Risposta #108: Martedì 23 Mar 2010, 19:44:24
          L'ho comprato anch'io, è davvero bello! :D
          (anche se lo avrei preferito in bianco, nero e retini...)

          Io ho una cattivissima abitudine, quella di leggiucchiare pezzi delle storie qua e là, anche se non le ho mai lette. L'Uomo Nuvola non l'ho mai letta e l'ho già... spizzicata.
          Mi sono messa anche a confrontare la traduzione con una ristampa in inglese che ho appena scoperto di avere. Anche quella è colorizzata ma i colori di questa sono MOLTO più belli.
          La traduzione, negli spizzichi ;D, sembra molto fedele. Ho trovato però deludente la canzone che canta Gambadilegno: è tradotta alla lettera. Ma quando mai si traducono le canzoni alla lettera? :o
          Nell'originale, specie il primo pezzo, è addirittura in rima, in italiano non ha neppure un ritmo possibile per una canzone, al massimo per un rap scadente - che negli anni '30 certo non c'era -
          Era meglio "viva il vino spumeggiante che sovreccita il furfante" anche se infedelissima, ma spiritosa. La ricordo anche senza averla letta perché una volta mio marito la canticchiava sempre quando si stappava champagne. ;D

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            Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
            Risposta #109: Martedì 23 Mar 2010, 21:18:34
            Era meglio "viva il vino spumeggiante che sovreccita il furfante" anche se infedelissima, ma spiritosa. La ricordo anche senza averla letta perché una volta mio marito la canticchiava sempre quando si stappava champagne. ;D
            Che tra 'altro è la parodia di un brano dell'opera "Cavalleria rusticana" di Pietro Mascagni:
            Viva il vino spumeggiante
            nel bicchiere scintillante!
            "Coi dollari, coi dollari si compran le vallate / Così le mie ricchezze saran settuplicate" (da Paperino e l'eco dei dollari)

              Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
              Risposta #110: Martedì 23 Mar 2010, 22:51:01
              Che tra 'altro è la parodia di un brano dell'opera "Cavalleria rusticana" di Pietro Mascagni:
              Viva il vino spumeggiante
              nel bicchiere scintillante!

              Davvero? :o
              Bellissimo! Grazie, Giona! :)


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                Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
                Risposta #111: Mercoledì 24 Mar 2010, 08:27:57
                [...] c'è anche Eli Squick, qui alla sua ultima apparizione nelle strisce per poi essere tolto di mezzo, anche perchè basato sullo stereotipo del vecchio usuraio ebreo che presto sarebbe divenuto improponibile.
                Er—huh?
                I've been a Jew since the day I was born, but I never knew Eli Squinch was supposed to be Jewish as well!

                In the original English, Squinch speaks in an exaggeration of an old-fashioned Boston accent, which I've never heard associated with Jewish stereotypes before—and his surname, Squinch, is not very Jewish-sounding at all. Eli doesn't even have the big nose traditionally given to Jewish characters... just a big chin.
                A Jewish character in 1930s American comics would be a lot more obvious than this, for better or worse.

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                  Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
                  Risposta #112: Mercoledì 24 Mar 2010, 12:55:36
                  Il cognome Squinch non è certo ebreo, ma è il nome Eli che lo è, per quel che ne so è sia un nome in sè sia l'abbreviazione di vari nomi tipo Elijah, Eliezer (mi scuso nel caso li stia scrivendo sbagliati... :-[).
                  E' vero che in America sono molto usati nomi biblici, ma quasi tutti gli Eli che ho conosciuto o di cui ho sentito parlare erano Ebrei, quindi forse l'associazione, magari velata, c'era... E' possibile che al tempo gli autori volessero alludere a quello stereotipo, ma in modo non troppo evidente?

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                    Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
                    Risposta #113: Mercoledì 24 Mar 2010, 13:52:19
                    Eli can also be short for Elias—Walt Disney's father, who definitely wasn't Jewish!
                    And I've also known Eliezers who weren't Jewish. As a general rule, in films and comics from the 1930s-1950s, "biblical" sounding names were commonly given to stereotypical hillbillies and New Englanders—maybe even more so than Jews. These names included Eli, Jeb (short for Jebediah), Jake (Jacob), Ezra, Ham, Moe (Moses), Abe (Abraham), and of course Zeke (short for Ezekiel); Zeke Wolf is obviously more of a hillbilly than a Jew, and his diet makes that immediately clear (-:

                    Of course, for a gag, Zeke Wolf DID disguise himself as a Jew in the original version of THREE LITTLE PIGS, and that brings me to your other question—whether the authors might have wanted to make Squinch Jewish but didn't want to be too obvious about it. Honestly, I've never known 1930s Disney cartoons/comics to be that cautious; Squinch's debut postdates THREE LITTLE PIGS by only one year.

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                      Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
                      Risposta #114: Mercoledì 24 Mar 2010, 16:33:35
                      ...fu nominato Paolo Cavaglione, che non sapeva chi era Gottfredson (ma non sapeva neanche chi fosse Giorgio Cavazzano!)...

                      ...Claretta Muci, direttore del Topolino dal 2000 al 2007, raccomandava ai suoi redattori di bocciare tutte le storie, che proponevano gli sceneggiatori italiani, che in qualche modo ricordavano Gottfredson!

                      In che mani è passata la principale testata Disney! Non conoscere le origini, il presente, e tarpare il futuro!

                      (Cioè, se ci fosse stata una Muci in direzione una volta avrebbero rifiutato Scarpa (con la sua dimensione Delta) e se lo fosse stata ai giorni nostri addio molti deliziosi riferimenti Gottfredsoniani e quindi di storie come la "bilogia" del tempo con Macchia Nera, quello giusto, il ritorno di Eta Beta con la pubblicata dopo "Neve Spazzastoria" ed ovviamente, tra spie poete ed uomini del futuro, "Il mondo che verrà!" di un "certo" Casty)

                      Ora la nostra direttora, nei suoi editoriali e nella sua politica redazionale, cerca anche di mettere in luce i suoi più fidi collaboratori, creando un clima da "ecco chi disegna e scrive le vostre storie" (Non so voi, ma la foto e la caricatura della coppia Turconi-Radice mi ha messo una tenerezza incredibile  :) )
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                        Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
                        Risposta #115: Mercoledì 24 Mar 2010, 16:40:43
                        Cioè, se ci fosse stata una Muci in direzione una volta avrebbero rifiutato Scarpa (con la sua dimensione Delta) e se lo fosse stata ai giorni nostri addio molti deliziosi riferimenti Gottfredsoniani e quindi di storie come la "bilogia" del tempo con Macchia Nera, quello giusto, il ritorno di Eta Beta con la pubblicata dopo "Neve Spazzastoria" ed ovviamente, tra spie poete ed uomini del futuro, "Il mondo che verrà!" di un "certo" Casty
                        Mah... a dire il vero, il fenomeno Casty è fiorito proprio sotto la direzione Muci. Boh.
                        Piccolo OT
                        Che le versioni fumettate di vecchi shorts (cosa imho graditissima) annunciate a partire dal prossimo numero di Topolino siano una svolta positiva anche per quanto riguarda S.A.? Speriamo bene!
                        Fine OT
                        « Ultima modifica: Mercoledì 24 Mar 2010, 16:42:59 da iuventuri »

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                          Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
                          Risposta #116: Mercoledì 24 Mar 2010, 16:49:28
                          Mah... a dire il vero, il fenomeno Casty è fiorito proprio sotto la direzione Muci. Boh.

                          Beh, nel periodo Muci Casty ha fatto scintille creando storie senza particolari riferimento al passato (Colosso di Rodi, Balena nera), e con il recupero di Macchia, se non ricordo male, di cui non fu l'unico artefice, ma di sicuro uno dei più esposti. Sotto la direzione attuale è uscita "Il mondo che verrà", che presenta il dettaglio più Gottfredsodiano di tutti: la spia poeta, che in un regime anti-Gottfredson non sarebbe proprio passata... (Ma, ma, ora che ci penso: la storia del "ritorno" della spia poeta, fu pre-Muci, vero?)
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                            Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
                            Risposta #117: Mercoledì 24 Mar 2010, 16:52:07
                            Of course, for a gag, Zeke Wolf DID disguise himself as a Jew in the original version of THREE LITTLE PIGS, and that brings me to your other question—whether the authors might have wanted to make Squinch Jewish but didn't want to be too obvious about it. Honestly, I've never known 1930s Disney cartoons/comics to be that cautious; Squinch's debut postdates THREE LITTLE PIGS by only one year.


                            Non avevo pensato ai tre porcellini... :-[

                            È una discussione che mi interessa molto perché Bobo l'elefantino è una delle poche storie di Gottfredson che conosco e per cui vado matta :D
                            Sono sorpresa che l'accento con cui parla Squinch sia Bostoniano. Sicuramente quella di Boston è una parlata che conosco poco, ricordo che pronunciano le r come ah, tipo dicono "how ah ya?" o mahk invece di mark e cose simili e aprono molto le a, tipo dicono Bawston invece di Boston... ma non ho notato niente del genere nel modo di parlare di Eli Squinch. Avevo solo fatto caso che parla un inglese un po' dialettale.
                            Da cosa si riconosce in Squinch la parlata di Boston?
                            « Ultima modifica: Mercoledì 24 Mar 2010, 16:58:05 da Florence »

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                              Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
                              Risposta #118: Mercoledì 24 Mar 2010, 17:22:33
                              Forse sono scema io (anzi, è alquanto probabile), ma come mai 'sta discussione sta andando avanti in due lingue contemporaneamente?

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                                Re: Gli anni d'oro di Topolino 1 (1936-1937)
                                Risposta #119: Mercoledì 24 Mar 2010, 17:23:07
                                Squinch's accent doesn't resemble the one spoken in Boston today. You'll notice that I called it an "old-fashioned" Boston accent. It mixes an unusual kind of drawl ("ter" for to, "b'en" for been, "tomorrer" for tomorrow, "ye" for you) with ancient expressions like "by tunket" and "gol-dinged." The R is dropped from some words ("yestiddy" for "yesterday"), but added to others where it would not normally belong.

                                As a boy I spent a lot of time with my grandparents in New Hampshire, about 100 KM from Boston. Now and then I'd meet a very old person who spoke sort of like this.

                                Here's Cal Stewart, a comedian from 1904, performing "I'm Old, But I'm Awfully Tough". Notice the accent: R's sometimes, but not all the time; mispronounced words such as "thar" for "there," "gal" for girl. The character describes himself as being from "way back in New England," the region where Boston is.
                                This is how I "hear" the Squinch voice—the song's title could describe Squinch, too, though the song itself is about a good guy, not a villain!

                                 

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