Questo è l’ultimo numero con storie a continuazione, e il primo con le strisce autoconclusive (ben 312!). mettiamo da parte il dispiacere a questa novità ( e il rammarico per non aver avuto altre storie potenzialmente belle, ma anche potenzialmente brutte, chi può dirlo), e parliamo di questo numero.
Su Pluto Innamorato, molto carina, storia rara, bello l’aggancio con la storia successiva, simpatica quotidianità, un bel Pluto: promossa a pienissimi voti.
Sul Piccolo Davy, crudele è l’esprimersi. Le 86 strisce, praticamente autoconclusive, vedono Topolino comparire pochissimo, e mai in un ruolo attivo. Le spiegazioni razionali sono inesistenti, manca il mistero, l’arrivo di questo personaggio è solo il pretesto per qualche gag (oltre che per pubblicizzare la serie televisiva del Crockett). L’arrivo del Grillo, per quanto divertente la commistione, non è molto utile, e sentirlo dire “Si fanno migliori affari con il cappello da procione in testa” (vado a memoria, il senso è quello), è decisamente sconfortante. Comunque, il bambino dei boschi non è antipatico, e attraverso di lui si cerca di capire la società odierna. Storia di transizione, si può valutare solo in questo senso. Resta però magistrale e struggente l’ultima striscia con Topolino e il Grillo “impegnati” a osservare una scavatrice, simile a quella successiva all’allontanamento di Eta Beta (Anni d’Oro n.12). Peccato che non ci sia più nulla da osservare, se non una eterna (20 anni) sequela di autoconclusive (fino al num.30). Addio avventure,” Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!” (grazie Ale).
Passiamo dunque a queste autoconclusive. Bé, devo dire che sono più che belle, spassose, divertenti, sardoniche, caustiche, a volte crudeli, molto ironiche. Tanti gli accenni alla televisione, tanti alle belle ragazze, tanti altri ai più svariati accadimenti quotidiani. Buono anche l’utilizzo del piccolo Davy, e soprattutto di Gancio. Certo che, nel mucchio di 312 strisce, e poi per i prossimi 20 anni, le belle strisce ci sono, e si ricordano solo quelle. La lettura avvince, ma alla lunga diventa faticosa e snervante, perché nulla accade. Mi chiedo se ci sia un buon modo per leggerle, che non sia una dopo l’altra tutte insieme. In generale, mi hanno regalato momenti più che spassosi, molti sorrisi, però finisce lì. Non so come potrò sopportare altri 20 anni, e 14 numeri (Gulp!)
Belli gli articoli, interessante la scheda su Gancio, utile nel contesto, gradevole la domenicale, comunque un’inedita (anche se pubblicata nell’originale americano in B&W sul Corriere dl 22 Marzo, il giorno in cui usciva il numero 1 di Anni d’Oro). Insomma, un buon numero su cui è però sospesa la Spada delle autoconclusive, che personalmente alla lunga trovo pesantissime e vuote, anche se divertenti. A meno che non ci sia un metodo migliore per leggerle.