Note prelettura del decimo volume.
Vuoto di memoria: Faraci dedica una storia ad un Uno in difficoltà e pericolo, perché un certo miliardario ai nostri antipodi ha voglia di fare un po’ di macello su vasta scala. Si ride abbastanza in una trama carina ma non trascendentale. Nella media, ecco, non un capolavoro essenziale, ma si legge comunque volentieri. Guerrini si lascia vedere, un po’ meglio del solito, più espressivo, ma un paio di personaggi sono troppo uguali tra loro. In appendice, uno scatenato
Vedi alla voce Evron, sempre di Macchetto/Intini-Lavoradori: spassosissimo su gusti culinari e sportivi degli Evroniani. E chiedetevelo: cosa è un Moozo? Badate bene che i suoi forma e colore dovrebbero ben giustificare la caccia sfrenata che gli Evroniani gli danno...
Crepuscolo: Artibani è il primo a chiudere una sottotrama di PKNA, portando il nostro papero in una godibilissima fantaavventura a cavallo di due dimensioni! Si ride, si sghignazza pure, e qui e lì ci si commuove, in un continuo variare di registri spettacolare per come è scritto. Francesco in questi anni sfornava belle storie a raffica, se si considera che la godibilissima
Tyrannic è forse la più “normale”. E le basi sono poste nel numero capolavoro
Carpe Diem. E Lyla, che poco compare, avrà un ruolo forse non determinante ai fini della trama, ma certo non secondario alla fine... Disegni buoni, non eccelsi, di Marco Forcelloni, comunque espressivi ed adatti ai personaggi, soprattutto Kiltor e Hastings. L’ultimo episodio di
Vedi alla voce Evron, del solito team creativo, fa ancora una volta ribaltare dalle risate, soprattutto in materia di... uffici stampa! Posta più lunga del solito, sul numero originale, dalla quale segnalo una lettera dove il risponditore interista (Aldo Vitali, a quanto pare) aveva osato prendere in giro, era novembre 1998, un lettore milanista complimentandosi per gli acquisti di Ganz e di Guglielminpietro: peccato per lui che in quell’annata 1998-1999 i grandissimi rossoneri vinsero lo scudetto! Tié!
Fuoco incrociato: capolavoro assoluto, e so che molti storceranno il naso. Ma secondo me a torto, perché questo numero non aggiunge nulla alla continuity, non inserisce personaggi destinati a ritornare, e potrebbe pure essere saltato a pié pari, nel proseguire della storia: dunque è un’autoconclusiva perfetta, che ci permette di ammirare appieno la grande capacità narrativa di Faraci, nonché la maestosa arte di Lorenzo Pastrovicchio (con assist alle chine di Lorenzo Chiavini) in una storia chiaramente scritta per allungare il ciclo di una serie che vendeva. Ma è una storia magistrale, per tensione narrativa, pause di rifiato, vignette comiche ed approfondimento psicologico. E i disegni sono realmente fantastici, con le ombre ricavate (credo sia stato l’unico caso in PKNA) da un uso massiccio dei vecchi retini puntinati neri: godetevela tutta, davvero! E mi spiace che una storia così sia ben poco argomento di discussione tra noi Pkers, perché secondo me meriterebbe ben altri allori. Non dimenticatevi le battute faraciane: davvero spassose e mai fuori luogo, anche nei momenti più critici della vicenda. Una cosa, però, non è mai stata chiarita. In una delle prime tavole, la Pkar sta sfrecciando tra i grattacieli di Paperopoli, ed in una vignetta, grande circa metà pagina, lo sfondo cittadino appare tutto bianco, mentre la vettura è perfettamente colorata. Tutte le altre vignette nella pagina erano tinte senza errori, quindi il dubbio è rimasto: quello sfondo tutto bianco con i retini a dare profondità era voluto, o solo uno sbaglio?
Vedi alla voce Evron nell’originale era annunciato, ma non c’era. Niente storia breve questa volta: sostituita da pagine e pagine dei secondi action heroes! Nella posta s’accenna poi al fatto che Max Monteduro sarebbe stato in internet in dati giorni, aprendo il suo mondo agli internauti, che all’epoca molti ancora non erano. L’annuncio era bene augurante: “Ve la caverete in un quarto d’ora al massimo!” Dimenticavo: sapete il titolo dell’annuncio stesso? “In chat col tonno!” Il povero Max era la vittima preferita del curatore della posta, c’è poco da fare...