Romano Scarpa è sempre stato il mio autore di topi e paperi preferito, sia per i disegni, sia per le sceneggiature; grazie alla sua fantasia e genialità, e al rigore del suo stile, mi sono appassionato al fumetto disneyano.
Con tutto l’amore che posso nutrire per l’artista, però, questo primo numero è di valore decisamente mediocre per un esperto della produzione del maestro veneziano. Elenco punto per punto le castronerie principali che rendono il prezzo di 1,90 Euro persino esorbitante.
Si comincia con la strampalata introduzione di un tizio di nome Fabio Licari che riesce a far andare di traverso la lettura di tutto il volume con appena 2 pagine.
Quarto paragrafo: “Un ricchissimo apparato storico-critico curato dai massimi esperti Disney, Alberto Becattini e Luca Boschi”. E chi l’ha detto? Leonardo Gori o Andrea Sani, sono forse da meno? Chi dice che nel mondo globalizzato e internazionale quale quello disneyano non ci siano critici migliori di Becattini e Boschi? Anche qui Fabio Licari se le canta e se le suona da solo.
Quinto paragrafo: qui la prosa immaginifica e storpiante di Licari raggiunge l’apice. “Scarpa è la figura di riferimento di un movimento al quale appartengono sceneggiatori e disegnatori: i contemporanei Guido Martina e Giovan Battista Carpi, Carlo Chendi e Luciano Bottaro, quindi Giorgio Pezzin e Bruno Concina, Sergio Asteriti e Pier Lorenzo e Massimo De Vita (notare l’uso “libertino” della congiunzione e) poi Giorgio Cavazzano con la sua rivoluzione moderna, e i più giovani Francesco Artibani, Silvia Ziche, Corrado Mastantuono, Fabio Celoni, Casty”.
Viene da chiedersi dove Fabio Licari abbia appreso queste baggianate. Non si sa bene quale sia questo “movimento” (mai sentito) a cui appartengono gli artisti citati che abbracciano un’epoca editoriale di 50 anni. Dicci Licari, questo movimento è ancora in auge?
Mi pare alquanto improbabile che Grandi Maestri come Carpi , i De Vita e Bottaro avessero e abbiano come punto di riferimento Scarpa. Bottaro ha sempre seguito una propria concezione dei personaggi Disney assolutamente non assimilabile a Scarpa, così come Carpi (del quale la Ziche mi sembra sia stata allieva, altro che adepta del “movimento scarpiano”), figurarsi se i due hanno mai avuto necessita di confronti artistici con Scarpa.
Mi imbarazza quasi dover scrivere che Pier Lorenzo De Vita con Scarpa non ha mai avuto nulla a che vedere (chiunque conosca il mondo Disney può confermarlo): Pier Lorenzo, (nato nel 1909, vent’anni prima di Scarpa!) veniva, tra i tanti lavori, da Pecos Bill e sviluppò un tratto persino opposto, per certi versi, a quello scarpiano. Suo figlio Massimo come riferimento stilistico, agli inizi, ha sempre avuto il padre, Barks per i paperi e Murry e Gottfredson per i topi, per poi evolversi in un disegno che a quello del maestro veneziano non si è mai avvicinato.
Tra l’altro i Mestri Disney dedicò diversi numeri alle scuole veneziane, genovesi, milanesi e di Rapallo. Licari deve esserseli persi.
Non spendo neanche una riga per accostamenti al limite del surreale come quelli tra Artibani, Celoni e Mastantuono e Romano Scarpa. Insomma, qui Fabio Licari ha fatto uno scriteriato, allucinogeno minestrone di nomi… e meno male che il suo sproloquio si esaurisce in 2 pagine.
Tralascio l’uso “sbarazzino” della punteggiatura di Licari, come l’errore di mettere il punto dopo la chiusura delle virgolette di un discorso diretto.
Anche Boschi e Becattini, curatori della collana, non escono bene da questo primo numero, da loro mi sarei aspettato maggiore professionalità. Qualche esempio:
-L’introduzione ai “Gamberi in salmì” è scarna da far paura, sui Maestri Disney 7 la stessa storia si era meritata 3 pagine. Si accenna a “Paperino agente investigativo” senza aggiungere che si tratta della prima storia con cui Scarpa si sarebbe presentato a Gentilini e proposto come collaboratore Disney. Ignorato il fatto che Scarpa, per la creazione di Gedeone, abbia tratto ispirazione da Gentilini stesso. Mancanza enorme, non compare la prima versione della 4° tavola della storia, pubblicata invece a pagina 70 de I Maestri Disney 7 e perfino su Zio Paperone 187, pagina 12 (dove i “Gamberi” si era meritata ben 7 pagine di presentazione).
-Pagine 8 e 9: primo paragrafo, Boschi si lascia andare al solito elenco dei capolavori scarpiani degli anni ’50-’60, ignorando, per esempio, le Paperolimpiadi e le storie a strisce, mai citate all’interno del volume. Un lettore che si avvicina per la prima volta a Scarpa potrebbe legittimamente chiedersi “Ma questo che ha fatto nei successivi quarant’anni?”. Secondo paragrafo, al nome originale Paperetta Yè-Yè viene affiancato, tra parentesi, quello inglese “Dickie Duck” che non ha nessun significato filologico ed è pura creazione della Disney statunitense. Errore gravissimo per uno come Boschi: Yé Yé è scritto con l’accento acuto e non grave, ovvero Yè Yè, come effettivamente è il nome originale concepito da Scarpa (notare il titolo nella prima storia di Peperetta)
-La foto a pagina 355 è un fotomontaggio, non si tratta di “Scarpa nella sua Venezia”. Nel 1998, quando uscì il primo numero dei Maestri Disney a lui dedicato, Scarpa viveva già all’estero e tutto il servizio fotografico, così come l’intervista, vennero fatti tramite fax e telefono, e le foto di Scarpa dalla Spagna furono sovrapposte ai fondali di Venezia.
-Pagina 356: “autoritratto inedito…”, falso, lo stesso autoritratto è comparso su Speciale Topolino 2000 (1994) pag. 193. A meno che per inedito non si voglia intendere la mancanza dei ballon.
Nel complesso, presentazione delle storie ridotte all’osso, grafica del sommario a sfondo bianco cimiteriale e fatta in economia, biografia di Luciano Gatto davvero esigua e senza neppure una sua foto, volume abbastanza raffazzonato e lontano anni luce da standard di pubblicazione amatoriale, filologicamente rigorosa nei contenuti. 1,90 Euro di elemosina e possono dimenticarsi i miei soldi per i prossimi numeri.
Chi possiede i volumi Comic Art e i Maestri Disney dedicati a Scarpa, così come gli Zio Paperone con le sue storie, se li tenga stretti.
Chi invece gongolava al pensiero di avere, per soli 7,90 euro, 360 pagine di Scarpa, tenga d’occhio anche la qualità totale di questa opera omnia, e non si lasci solo incantare (nel senso buono del termine) dalle trame e disegni del maestro veneziano.