Sinceramente mi stupisce non poco il concentrarsi della vostra attenzione su aspetti diversi dalla mancanza di filologia e diffusa disomogeneità delle versioni in cui le storie sono presentate: questo, a mio parere, è il difetto principale dell'opera che ne riduce non poco il valore. Gli articoli mi paiono molto buoni, c'è la completezza (credetemi, non sarebbe stato meglio pubblicare le storie in ordini diversi da quelli cronologico), la grafica è decisamente migliore rispetto a quella della GDDP e i difetti di rilegatura talvolta presenti credo si debbano all'eccessivo numero e peso delle pagine per quel tipo di rilegatura (e di colla). Ma tornando alle storie, sono proprio le versioni in cui sono presentate il problema: si alternano storie riletterate e ricolorate per Zio Paperone, altre con le pagine originariamente in b/n ricolorate (male) per Paperino Mese o Topomistery, altre nella versione totalmente ricolorata più di recente per Paperino, ma con il lettering originale, altre con le pagine originariamente in b/n ricolorate con colori fedeli a quelli delle pagine colorate all'epoca, ma essendo tinte piatte digitali anziché tinte diluite stese a mano, la differenza si nota. Per non parlare poi delle censure, a cui solo in qualche caso si è rimediato: che senso ha ripristinare le tavole di fine e inizio delle diverse puntate, se poi il resto della storia è nella versionaccia uscita su Topomistery? Sono ben pochi i volumi uniformi e non venitemi a dire che in redazione conservano solo la versione più recente di una storia, perché non è vero: qui la scelta di utilizzare, dove esistenti, le versioni con i colori digitali sfumati è stata precisa e voluta. Anche non ci fossero più gli impianti originali delle storie anni '50, sarebbe stato comunque possibile eliminare il colore nelle tavole che hanno esordito in b/n e ripristinare le parole o brevi frasi censurate, riprendendole dagli albi originali: un lavoro editoriale ben più nobile rispetto alla colorazione per nulla necessaria delle pagine mai colorate prima, e non certo più impegnativo o costoso. Perciò accogliamo quest'opera nelle nostre librerie, sì, ma con la consapevolezza che si è trattata di una occasione splendida e purtroppo sprecata per realizzare qualcosa di straordinario di cui si sarebbe parlato per decenni, mentre invece si è preferito confezionare, a parità di lavoro, un prodotto raffazzonato e carente, all'insegna del tutto-colore e delle "migliori versioni disponibili" [sic].
Mi rendo conto che il messaggio qui sopra è del 2017, ma... soltanto in quest’ultimo periodo mi sto prendendo il tempo di leggere sul serio l’omnia di Scarpa.
E come posso non condividere questo commento? Come si fa a parlarmi di “filologia” se queste imponenti e costose opere omnie non ripristinano, come minimo, il testo originale sbarazzandosi delle inqualificabili censure apportate nel corso dei decenni? Che senso ha cancellare ogni “dannato” e “dannazione”, ma poi lasciare parole altrettanto forti e mostrare comunque vignette dove Gambadilegno ha tutta l’intenzione di accoppare Topolino? Perché modificare “sternuto” in “starnuto”, perché ritoccare “debbo” trasformandolo in “devo” con una V che stona nettamente?
E perché alcune storie col nuovo lettering e altre no? Ecc, ecc, ecc.
Starebbe ancora bene, se poi non si riempissero gli editoriali con copertine straniere, nomi degli inchiostratori e ipotesi sull’ispirazione del naso del nano Zenzero, tutto con intenti “filologici” poi puntualmente traditi da ciò che conta maggiormente: le storie di Scarpa. Le quali, ovviamente, restano splendide, ma proprio per questo... perché non fare il passo in più e ripristinarle in modo, appunto, filologico (senza virgolette)? Un conto è far finta che certe sceneggiature di Martina (per dirne uno) non siano mai esistite e non ristamparle, un altro è fare un’opera omnia con versioni bastardizzate.
Per fortuna lo Scarpa classico è comunque irresistibile. Ho scoperto alcune storie che non conoscevo, che capolavori! E che stile di disegno sublime, morbido, dalle prospettive perfette! Un’ispirazione anche dopo 70 anni.