Io, ovviamente, non smetterò di sperarci ma è obbiettivamente infattibile. Mentre Scarpa era anche disegnatore, Martina no, e questo significa la mancanza di un trait d'union fondamentale per il lettore più o meno occasionale. Leggendo Scarpa (o Gottfredson) si riconosce il tratto e si può, quindi, individuare una continuità. Nel caso di Martina salteremmo da Carpi a Scala a Capitanio a Bottaro a Perego a De Vita, con quello che sarebbe un grandioso ritratto del mondo Disney dei primi tre decenni in Italia (forse il più completo possibile passante per un singolo punto di riferimento) ma sicuramente difficilmente organizzabile, gestibile e, soprattutto, vendibile. Il mercato sarebbe, quindi, di nicchia, cosa aggravata dal fatto che Martina è tutto fuorchè un nome celebre, se si escludono le battute su facebook, che fanno likes ma non soldi. Last but not least l'ampiezza della produzione martiniana a livello qualitativo, con storie inevitabilmente invecchiate male e ormai inapprezzabili da chiunque non sia già addentro al mondo Disney.