Io sono uno di quelli che al referendum ha votato convintamente "sí", pensando che questa riforma potesse essere un'opportunità per l'Italia, e non una minaccia. E la sconfitta è andata al di là delle più nere previsioni.
Dal mio punto di vista, questa è un'occasione mancata per l'Italia: passerà molto tempo prima che si possano approvare cambiamenti di questa portata, e nel frattempo il paese continuerà a far molta fatica rispetto agli altri partner europei e non. Sicuramente da parte della Casa delle Libertà sono stati commessi degli errori, sia nelle fase di discussione parlamentare che in quella di campagna elettorale, che mi è sembrata presa sottogamba da vari partiti della CDL (oppure è stata intesa come un modo per cacciare Prodi anzitempo) , mentre quella dell'Unione è stata molto aggressiva, al punto che Rutelli ha spaventato molti elettori raccontando la frottoladei "venti servizi sanitari diversi". Inoltre, mentre tutti i partiti dell'Unione sono stati compatti nell'indicare il "no" (io personalmente mi aspettavo che i Radicali, che si erano sempre detti federalisti e presidenzialisti, si schierassero per il "sì"), nella CDL ci sono state delle defezioni (oltre a Follini e Tabacci, la Mussolini e qualcun altro).
Ora in tanti dicono di voler aprire un tavolo per il dialogo sulle riforme: speriamo che non rimangano solo belle parole. Speriamo che la devolution (un cavallo di battaglia della sinistra in altri paesi europei come la Gran Bretagna e la Spagna) non venga buttata alle ortiche e condannata alla damnatio memoriae solo perché l'ha propsta la Lega. Speriamo che si vada avanti sulla riforma del bicameralismo perfetto: ho sentito esponenti del centrosinistra parlare con favore di un Senato sul modello del Bundesrat tedesco, con i membri designati dalle amministrazioni regionali e locali. Speriamo che si vada avanti sul dare al governo i mezzi per essere più efficace, se non col modello del premierato (che era stato promosso dal centrosinistra nel 1996-2001, ma che rinunciò ad attuarlo assieme alla modifica del Titolo V per la contrarietà del PdCI di Cossutta) almeno con quello di una repubblica presidenziale-parlamentare come quella francese (visto che uno degli slogan era proprio "non riduciamo il Presidente della Repubblica a un notaio").
La mia più grande paura è che, per non incrinare l'alleanza con i partiti comunisti, non si approdi a nulla e si perdano altri cinque anni.