Topolino e il Picchio gigante (Casty/Mottura): toh, il primo Casty nell’anno. E non c’è niente male, anche se secondo gli standard castyani, la storia non è nelle migliori. Buona comunque, carine le gag, l’unica pecca è un buonismo forse un po’ troppo accentuato e, a volte, ingiustificato. Per esempio, senza spoilerare troppo, il cattivone della storia ha già i primi segni di redenzione (talaltro inutili, visto quello che succede dopo). Insomma, buona la storia ma Casty sa, può e deve fare di meglio. Ottimi i disegni assai caratterizzati di Mottura, che dà il meglio di sé soprattutto nelle quadruple, nelle quali risulta anche più dettagliato. Nota di merito anche per la colorazione, stupenda nelle quadruple di cui sopra, ma che spesso stona con i colori del resto della tavola.
Zio Paperone e un’Ametista per Battista (Gianatti/Sciarrone): storia abbastanza scontata, ma in fin dei conti non malvagia; una storia anonima, in cui la parte del leone la fanno, indovina un po’, i disegni di Sciarrone, che tratteggia dei Paperi a dir poco superlativi, con il suo tratto incisivo e assai espressivo. Una nota di merito per i cambiamenti al Deposito (non che sia un granchè, ma mi ha ricordato le primissime storie italiane nelle quali il Money Bin cambiava aspetto ogni volta) e per il look dei nipotini, innovato senza nulla di sconvolgente. Bruttina invece Ametista (non esteticamente… cioè, non solo) soprattutto in alcune inquadrature poco felici.