T 2697
Quale gradita sorpresa! Appena dopo la copertina, una gustosa vignetta zichiana, dai superbi colori e disegni. Spero davvero che diventi una costante, nelle vignette o nelle autoconclusive comiche la Ziche è davvero ineguagliabile; la sua presenza aumenterebbe il livello qualitativo e sarebbe da sola un ottimo motivo per spendere i sacrosantissimi 2,10 settimanali. E non esagero.
Tutti i Milioni di Paperone – Il mio terzo milione (Vitaliano/Intini): sembra impossibile, ma ogni episodio si sta rivelando migliore del precedente sotto ogni aspetto. Certo, abbiamo lasciato un Paperone affarista, addirittura incaricato di realizzare una ferrovia coast to coast e ce lo ritroviamo proprietario di un ben più “misero” emporio; ma sono sottigliezze vaghissime nell’economia della saga che non intaccano la bellezza di questo capitolo. La trama è ottima, con un intreccio esemplare, e tuttavia mantiene un ritmo ideale e costante senza subire forzature. I dialoghi di Vitaliano, poi, si sprecano in tutta la loro brillante immediatezza: dagli alterchi tra Paperino e Paperone agli scambi di battute di quest’ultimo con Flop, spalla del futuro multimiliardario, non stancano mai e risultano spontanei e scorrevoli. Ottime le gag e la presenza dei Bassotti; quando Paperone afferma di averli già visti, è un collegamento alla Saga donrosiana, o è una semplice constatazione? Ancora una volta Vitaliano sembra mantenere Tutti i Milioni in un limbo a parte, vicino per stile alla tradizione italiana, non integrante con Life and Times, ma nemmeno contraddittoria a essa (anche se nell’ultima tavola si intuisce una parentela tra Paperone e Nonna Papera). E presente pure una breve ma divertente satira alla critica e ai critici (ehi, ma non saremo noi?!), sulla quale si sarebbe potuto insistere di più.
Per quanto riguarda i disegni, con Mottura si erano toccati buoni livelli, ma un ispiratissimo Intini raggiunge picchi davvero incredibili: ottima sintesi, dinamismo ed espressività; belle le fisionomie geometriche dei personaggi, valorizzanti gli inchiostri. E soprattutto un grande gusto per le rifinizioni, con le tavole-album e i particolareggiatissimi dettagli. Insomma, Stefano ci ha messo anima e corpo, e si vede.
Papere alla Deriva (Bosco/Ziche): mah, sono perplesso. Bosco non mi ha mai convinto molto e, anzi, Paperi nella Torre l’ho trovata appena discreta; mettendola in modo gentile, non gradisco molto il suo umorismo. Umorismo completamente assente in questa storia (ai testi, beninteso) che non mi ha strappato nemmeno un sorrisetto. Certo, è ancora presto giudicare, ma mi ripeto perplesso. La voglia delle papere di avventura sa molto di Zio Paperone naufrago volontario, ma l’infiorettatura del tutto con la componente femminista è davvero stupida, anche se si accorda per argomento con i recenti lavori della Ziche (Amore Mio, Due e le vignette per Donna Moderna). Eh, la Ziche, *sospiro*. Questa ottima disegnatrice che fa sempre piacere vedere sulle pagine del Topo; in questa pur breve avventura è davvero brava non solo nell’arduo compito di illustrare degnamente una storia, ma nel conferire comicità laddove scarseggia ai testi con la pura forza dell’espressività del proprio tratto. Attendo futuri sviluppi.
Il resto del numero presenta invece la solita fuffa… emergono un po’ la breve con Gambadilegno e la storia di Paperino Paperotto.