#2713
Si conforma sempre più una nuova struttura con una copertina e una storia principale che trattano lo stesso tema del rubricone che segue. Il Che Aria Tira della Ziche inoltre segue a ruota mostrando il trio di cugini in una gag. Si procede verso una nuova idea di “tematicità”.
Tre Paperi e un Coccodrillo (Sarda/Gottardo): E la storia poi non è niente di che, anzi è parecchio banalotta. Come se non si fossero mai visti i cugini partecipare forzosamente ad un reality per conto dello zio. Ci sono sviluppi dignitosi, ma nel complesso, anche visto CHI E’ l’autore non si può fare a meno di esserne delusi. Oltre a questo va notato il fatto che L’Isola dei Golosi nella storia non è che citata e quindi il suo utilizzo in cover puzza tanto di trendysmo forzato. Brrrrr.
Zio Paperone e il Temibile Fantobass (Gagnor/Soffritti): Una storia già più interessante, anche solo per le sperimentazioni grafiche made in Soffritti. Solo che viene da chiedersi se è veramente questo ciò di cui il Topolino attuale ha bisogno. E’ un egregia storiella umoristica, mica no, ma non è che, dopo anni di questo menu, forse questa tipologia di storia andrebbe leggermente limitata? (E’ più uno spunto di riflessione che una polemica stavolta, quindi non ho niente contro Gagnor che sa spesso e volentieri farmi ridere)
La Grande Caccia alla Numero Uno – 4° Episodio: Zio Paperone e le Armi dei Vichinghi (Hedman/Gattino): Continua questa sfortunata saga, che saga non è ma mezza sega sì. Scherzi a parte, continua ad avvertirsi quel senso di affrettato e di poco interessante che finisce per penalizzare anche alcune vignette molto belle made in Gattino, come le ultime che con la dovuta trattazione avrebbero potuto essere utilizzate in ben altre storie.
Brigitta e la Conquista Imprevista (Gianatti/Marini): Brigitta che insegna a Paperoga come cuccare insegnandogli a vestirsi alla moda e dandogli lezioni di bon ton. O è una metastoria che gioca con gli stereotipi o c’è qualcosa che credo di non aver capito io.
Topolino e il Tesoro di Temugin – 1° Parte (Artibani/Dalla Santa): L’altra metà della polemica. La metà buona oserei dire. Visto che sarà anche un residuo di magazzino, ma quando arrivano i pezzi grossi si sente. Artibani, ora lontano dalla Disney, dovrebbe proprio tornare. Riporterebbe in frettissima lo spirito giusto per utilizzare i personaggi in modo positivo, lo spirito giusto per intrattenere il lettore. Lo spirito per fare buon fumetto Disney, che ricordiamolo non è solo un frizzo e un lazzo. L’avventura in questione, magari non sprizza genialità da ogni poro della carta, ma è l’esempio migliore di “buona scuola” mai apparso sul topo negli ultimi tempi. I maligni lo accuseranno di una certa “scolasticità”, di poco brio (ricordiamo però che conta molto anche il disegnatore, e un Dalla Santa invecchiato male non aiuta di certo). Ma per il lettore verace, quello che compra Topolino perché convinto che il fumetto Disney possa aver ancora molto da dire non è che un toccasana. E non è che in questa prima parte, peraltro ottenuta spezzando in due artificialmente la storia, accada poi molto. Però ci sono tutti gli elementi che dovrebbero esserci in una cara vecchia avventura di Topolino e Indiana Pipps, con le bizzarrie di quest’ultimo dosate al punto giusto, con frequenti riferimenti alla sua controparte cinematografica e con una sana e genuina voglia di raccontare qualcosa al lettore. Lettore che non viene trattato da bambino deficiente ma essere pensante, e magari anche conservante, che non butta Topolino dalla finestra appena letto. I flashback, le gag, l’equilibrio tra dramma e humor vengono dosati e presentati in forma più smagliante che mai e non dà neanche troppo fastidio vedersi rimandare alla settimana prossima per poter leggere il seguito.