Il Nuovo Topo!
Ebbene sì, il
restyling, annunciato in quel fatale 14 dicembre dopo indiscrezioni, ipotesi, speranze e soprattutto dopo l’incessante, granitico silenzio della redazione (fin troppo incessante e granitico, manco fosse stato un segreto di stato…) si è realizzato in questo… in questi due albi, al prezzo di uno solo per la ricorrenza festiva.
I cambiamenti riguardano soprattutto una nuova veste grafica, con una struttura più ragionata e compatta, e la struttura dei redazionali che sembrano propensi dopo tanto, tanto tempo ad abbandonare niubbiaggini varie (tra cui annoveriamo, per esempio, gli infelici approfondimenti sui
calzini di Avril Lavigne) per aprirsi ad articoli di vario genere supportati dalle storie. Storie il cui numero pare essere finalmente ridotto a favore della qualità. La posta è stata poi spostata all’inizio, come nella gestione Cavaglione, e sembra che si voglia lasciare meno spazio alle fuffaggini sentimentali dei dodicenni (per far spazio a gente che apprezza WoM, ma vabbè, nessuno è perfetto…) mentre il
Che Aria Tira della Ziche è slittato in fondo.
Sicuramente presto per giudicare, ma tutta questa saggezza concentrata in un solo albo rende ottimistici per il futuro. Un futuro che ha ancora ampi margini di miglioramento cui ottime basi sembrano essere state poste in questo Topo, che guarda caso si apre con un diretto richiamo al passato.
Il diretto richiamo in questione è
Zio Paperone in… Un altro Natale sul Monte Orso (Faraci/Cavazzano), sequel diretto di quel
Christmas on Bear Mountain in cui Barks aveva fatto esordire Paperon de’ Paperoni e ristampata solo un numero fa, seppure nella sua versione stuprata.
Faraci riesce a costruire con pochi elementi una trama efficace, basandosi fortemente sulla storia dell’Uomo dei Paperi e aumentando la componente natalizia senza risultare tuttavia ridondante e anzi trovando spazio per piccoli gioiellini umoristici come la gag di Battista con il bastone, ritratta da un Cavazzano evidentemente stimolato dalla ricorrenza.
Gli unici difetti possono essere la vignetta in cui Paperone dichiara di aver tentato di rovinare il Natale a Paperino, unita a un’eccessiva esplicazione dei sentimenti di Scrooge. Sottigliezze trascurabili, comunque, per questo bell’omaggio all’Uomo dei Paperi e al lettore. Per chi non l’ha apprezzata, il consiglio di provare a non istituire paragoni con
Il Fiume del Tempo: si tratta di storie diverse, pensate in modo diverso. E poi c’era lo zampino di un certo Artibani…
Universi Pa(pe)ralleli – Primo episodio (Vitaliano/Camboni): un’altra saga. Apprezzabilissimo il fatto che, praticamente da WoM II, le saghe si susseguano sul Topo ininterrottamente. Non si sa cosa aspettarsi dalla seconda saga vitalianica anche se questo primo episodio lascia ben sperare, lasciando intuire tematica un po’ meno disimpegnate dai soliti standard di Fausto senza tuttavia rinunciare a quella comicità che costituisce il suo punto di forza. Bravo Camboni, diventa un po’ troppo grossolano nella seconda parte della storia, ma gli perdono tutto dopo la prima tavola, PKNAicissima. Mozzafiato.
Paperino Paperotto e l’Invito Natalizio (Vetro): vabbè, Tuck e compagnia erano evitabili ma se non altro nulla lascia presagire un’ambientazione moderna alla PP8. Storiella natalizia classica, senza infamia e senza lode.
Topolino e l’Evaso di Mezzanotte (Panaro/Pastrovicchio): argh, ma no. L’inizio era davvero promettente, ma poi la storia si perde per strada, risolvendosi da sola e non avendo di fatto nulla da raccontare e, di conseguenza, un motivo di esistere. Peccato, anche perché il
plot ricorda un po’ alcune
strip autoconculsive gottfredsionane. A proposito di Gottfredson, Pastrovicchio che si ispira a lui mi manda in visibilio, forse un po’ troppo enfatiche alcune scene già rese eccessivamente pompose dalla sceneggiatura.
Paperino e la Vigilia Strapazzante (Faccini/Freccero): commozione. Qualcuno faccia una statua a Faccini che traveste una sentitissima citazione a
Paperino e la Scavatrice (dallo stesso autore già omaggiata ne
La Vecchia Sbuffante) in commedia dinamica con tanto di finale similortolaniano. Freccero poi è sublime.
Davvero grazie a questi due autori, che mi hanno così chiuso la ferita nel cuore apertami dall’apocrifo natale sul monte orso di una settimana fa.
Il
Che Aria Tira… (Ziche/Soffritti) modifica per il Natale la consueta struttura per dare adito a una simpatica gag che chiude questo numero che, si spera, sia il primo di una nuova e luminosa era. Un numero che, insomma, merita di essere regalato.
Sì, anche a chi non è stato buono.