Un altro Natale su Monte Orso "L'affetto che provi per Paperino vale tutto il tuo oro e tu lo sai! dice Babbo, pardon, Zio Natale a Paperone in chiusura di storia ed è essenzialmente questa affermazione la chiave su cui Faraci fonda la sua reinterpretazione (approfondimento, se vogliamo) dell'originale di Barks. Motivo per cui l'inizio risulta molto più gradevole è la presenza di due livelli narrativi che procedono parallelamente, con il primo (lo zio Paperone e Zio Natale, per intenderci) che si affaccia di tanto in tanto sul secondo (il vecchio "Monte Orso") in una efficace formula che porta la storia al suo apice nella sequenza di Paperino sul lampadario; dopodiché i due livelli si fondono inevitabilmente in un remake della storia del 1947 e la narrazione perde un po' di spessore prima della conclusione sopra citata.
Mi sarebe piaciuto vedere la storia in un numero pensato appositamente per il compleanno di Paperone, come avviene per Paperino e Topolino, magari con l'ultima puntata dei Milioni e la storia di Panaro, invece la si mette a se nel numero del restyling, forse a ragione, dato che è una signora storia.
A proposito del restyling, buono nel complesso, ma ancora nulla di rivoluzionario: ho gradito l'articolo sugli universi paralleli mentre, a mio avviso, la Linea 1 può benissimo diventare 2 e lasciare il posto al Che aria tira, ancora una volta molto ispirato, tanto più che il sommario torna di due pagine e lascia la prima libera.
La storia di Faccini è divertente, con uno schema che l'autore usa molto, ossia quello della ripetizione delle azioni da parte dei personaggi fino all'esasperazione (in questo caso Paperino che si traveste e si sveste in continuazione), tuttavia mi da l'impressone di un Faccini un po' svogliato. Da lui mi aspetto di più. Molto di più.