E vabbè, il numero di Papertotti. Che il Topo debba vivere di queste cose è assodato, certo che se si provasse a conciliare questa necessità con un certo garbo di fondo non ci sarebbe nulla di male. Tanto per cominciare, non chiamare il personaggio Papertotti. In secondo luogo, evitare di rendere il tutto poco credibile con espedienti risicati. Se già con Il Giorno Prima degli Esami Secchi aveva dimostrato un’insana tendenza a pasticciare con i personaggi disneyani, anche in Papertotti e il Segreto del Cucchiaio (Secchi/Turconi) ci mostra un cast alquanto irritante, nonostante l’ottima resa turconiana. Ovviamente non si pretende un rigore filologico o una severa continuity con Paperino Paperotto, anche perché questo sarebbe pure antidisneyano, ma almeno una coerenza interna, seppur blanda, sarebbe gradita.
Ai personaggi non certo esaltanti, si aggiunge una trama scialbotta e deludente, certo migliore di quella dei succitati Esami, ma pur sempre scadente. Insomma, pastrocchi del genere potrebbero essere evitati a prescindere dalle richieste redazionali… o quantomeno non occupare ben 36 tavole.
Ma c’è ben altro, in questo numero. E non parlo della simpatica Qui, Quo, Qua e lo Sci di Fondo (Gervasio), che sembra la massima sintesi delle bellissime storie propagandistiche di Marconi, né della gradevole Zio Paperone e le Api Auriferee (Cimino/Amendola.) Ovviamente sto parlando di Casty, che avevamo ritrovato solo nel numero scorso ma che da autore completo mancava sin dall’ottima Neve Spazzastoria. Se ne 2007 la sua presenza è stata davvero dilazionata, si spera in un 2008 prolifico per questo promettente artista che ci presenza nientemeno che la sua prima saga, Topolino e il Mondo che Verrà – Capitolo I: Numeri Misteriosi (Casty). In sole 16 tavole, Castellan intesse un preambolo dinamico ed avvincente, con tutti i personaggi, i colpi di scena, i misteri, le caratterizzazioni, i disegni al loro posto. E si inizia ad ammirare anche il preannunciato ritorno di quella Spia Poeta che aveva fatto la storia in The Rhyming Man dell’immortale duo Gottfredson/Walsh, condito tuttavia da una trama altrettanto interessante, in mancanza della quale si rischierebbe di sputtanare così il personaggio (come era stato fatto nel suo primo, misconosciuto, recupero, Il Ritorno della Spia Poeta), che invece sembra provenire dritto dritto dal 1948 con tanto di rime come le quali Casty si era già sbizzarrito ne Il Tenebroso Canzonatore.
Le premesse sono ottime e conoscendo l’autore non deluderanno le aspettative, per una saga che finalmente fa trepidare per l’attesa del prossimo numero.