E venne il Quarto profeta che diede dignità nei fumetti al Topo dalle grandi orecchie che sono sempre tonde da qualunque lato siano inquadrate (a parte in Mickey's Twice Upon a Christmas) dopo Gottfredson (e collaboratori, eh!), Scarpa e Faraci.
In un epoca invasa da scialbe avventure brevi di carattere spesso domestico, abitudine malsana nata da Paul Murry e i suoi sceneggiatori (che comunque resero grande Pippo e il suo super alter-ego, eh!) con le sue storie con Gambadilegno vestito da pirata, in cui perseverano alcuni sceneggiatori nostrani ed esteri, tra cui gli irriducibili coniugi McGreal, arriva un autore, cresciuto con Gottfredson e Scarpa, grazie ai quali sviluppò il suo amore per Mickey, dalla grande fantasia e con un ottima predisposizione verso l'altra metà dell'Universo Calisotiano , quella più inflazionata, dei Paperi (ci tengo a dirlo vista la chiusura "artistica" di un certo artista del Kentucky :
) che comincia a ridare lustro al primo personaggio canonico "storico", recuperando in maniera ottimale suoi villain, dando un impronta più misteriosa a Macchia Nera e rivalutando Gambadilegno nel verso opposto a quello di Faraci (che si concentrava su un Gamba come "cattivo sul viale del tramonto"), rendendolo un personaggio pericoloso nonostante la sua rozzezza rispetto a villain aristocratici come Macchia Nera, creando nuovi personaggi tra cui la studiosa Eurasia Tost e mettendo lo stesso Topolino in contesti meno prevedibili e più "pericolosi" per lo stesso protagonista.
Il suo ultimo capolavoro "Topolino e il Mondo che verrà", riproduce nella maniera più completa le caratteristiche che hanno reso grandi le sue altre storie: ridà dignità a due coprotagonisti "storici", Minni che diventa un personaggio attivo in grando di rubare (almeno nella prima parte
) la scena al fidanzato, ed Eta Beta che ricalca il modello di Walsh/Gottfredson in maniera fresca e originale, ripesca un nemico d'epoca, The Rhyming Man a cui da un fascino da villain spietato e senza scrupoli, mette continuamente Topolino in difficoltà e in pericolo, alternando momenti di suspance a momenti d'azione, rendendolo un personaggio adorabile e interessante, e mette tutti questi elementi in una trama stupenda, basata su una concezione del mondo che dovrebbe essere quella matematica ma che poi rivela il vero valore di un mondo in cui "noi siamo solo ospiti".
La struttura della storia valorizza l'insieme, (non ci sono punti morti e le scene, soprattutto quelle d'azione, hanno uno squisito sapore cinematografico) ed è ben amalgamata con un atmosfera che ricorda molto quella delle avventure Walshiane,
sia per le gag e per le trovate bizzarre che (almeno per me) per la suddivisione della storia in quattro puntate, che mi ha fatto sbavare per l'attesa, sentendomi come i lettori delle Daily Strips di Mickey Mouse d'epoca.
E mentre con i Paperi guardiamo al passato (visto che a parte alcuni autori, l'inflazione paperopolese non giova ai protagonisti) con la ristampa di Barks, con Casty guardiamo al futuro, con una storia che da spazio anche alla tecnologia che non è invadente, a differenza di "certe" storie (vedi Q-blog e Amuletofonino).
Andrea Castellan, grazie di esistere!