Leggere Topolino (in tutte le sue parti, rubriche comprese) sta ritornando ad essere rilassante; anche questo #2710, pur privo di capolavori particolari, risulta piacevolmente interessante.
Al solito la Ziche culla noi nerd con la vignettona d'apertura, in questo caso bellissima chicca che riesce a sintetizzare in una paginetta, quasi fosse un manifesto, l'essenza stessa di questo tipo di ciak.
Inzia dunque il numero vero e proprio, in cui, intervallate da buone rubriche, fanno comparsa l'ultima puntata di TMDZP e la prima puntata de La grande caccia alla Numero Uno, diametralmente opposte nel narrare le vicende di Zio Paperone.
Vitaliano riesce a concludere dignitosamente la saga inscenando una trama semplice ma solida ed affiancando a ZP un discreto numero di azzecati comprimari dosando bene i vari ingredienti di azione e umorismo. In ciò è coadiuvato da un bravo Mazzarello dal tratto pulito e mai troppo pretenzioso, forse solo leggermente meno ispirato rispetto al primo capitolo.
Allargando la veduta, è comunque necessario tirar due somme ora che i dieci milioni sono stati raggiunti.
Dopo una partenza molto buona, verso il capitolo quinto le singole trame hanno inziato a scricchiolare infarcite com'erano di gag spesso e volentieri meccaniche e mal riuscite mentre le "spalle" si facevano via via piatte e ripetitive; nella battute finali Fausto è comunque riuscito a "risalire la china" e a riportare a livelli accettabili il tutto, chiudendo, per l'appunto, con questo carino episodio.
Sul fronte grafico, la serie è stata discontinua presentando sia le meravigliose performance di Mottura (suoi i miglior disegni) e Intini sia le poco entusiasmanti prestazioni di Soldati e Palazzi passando per Mazzarello, forse non straordinario ma sempre abbondantemente all'altezza della situazione.
Neanche il tempo di archiviare i Dieci milioni che mi son trovato ingozzato con la Grande caccia alla numero uno: freddo, ho sentito freddo nel leggere la prima puntata congestionata in quindi pagine stuprate. La storia è un nonnulla elementare buttato lì, una manciata di vignette lisce lisce senza guizzi ma zeppe di stereotipi disegnate goffamente alla Barks.
Chiude il numero il più bel ciak di Panaro da tanto, tanto tempo a questa parte.