Blah. Dopo una parentesi in cui ci si stava reinteressando a Topolino ecco un numero che fa precipitare nella mediocrità e nel torpore. Non brutterrimo, per carità, qualcosa di leggibile e di vagamente interessante c'è. Però si nota anche come l'Evento del momento, cioè il ritorno di Indy, sia stato percepito un po' in sordina sul fronte pippesco. Bellissima la vignetta della Ziche e stupendo anche il concorso con la mappa di Mottura (e i premi sbavv?? wow, voglio anch'io i cofanetti dvd e il gioco per Wii! Per non parlare della frusta). Ottimi i redazionali interni, anche se favoleggiano del ruolo della Blanchett vista come nuovo amore di Indy. Con tutto questo bendiddio fa morire il cuore vedere che non è stato implementato con qualche bella saga il personaggio che avrebbe potuto far da richiamo e allo stesso tempo farsi rilanciare così bene.
Indiana Pipps e le Uova di Kokkodek (Sarda/Gervasio): Storiellina minorissima, di un Sarda ingrigito, spompato e più minimalista che mai, l'avventura che apre l'albo odora di giacenza lontano un miglio. Non che in sé sia bruttissima, è solo che in questo determinato contesto, con saghe a perdita d'occhio, con Indy al cinema e con IPNA nella wish list di ogni Disney fan che si rispetti, ci voleva ben altro. Un'iniziativa un po' più sostanziosa che potesse sfruttare appieno il personaggio. E invece una volta di più si è visto come Indiana Pipps ai piani alti non piaccia più di tanto. Il tema è infatti infimo, i colpi di scena telefonatissimi, le gag poco ispirate. Delusione.
Wizards of Mickey - I Titani del Gelo (Ambrosio/L.Pastrovicchio): Tanto per deprimersi ancora un po', è la volta del ritorno degli odiati maghetti, fiappi e pretenziosi come ce li ricordavamo. Per fortuna adesso si ragiona per bilogie di un paio di numeri, e niente più indigestioni decuple. Chissà poi come va considerata: quarta serie? seconda parte della terza serie? Per ora la considero una mezza porcheria, al pari delle altre. Ritornano infatti le solite pacchianate, stavolta arricchite e ingigantite (adesso pure la segreteria magofonica), un registro epico che non è in grado di giustificare sè stesso, i soliti arruffianamenti palesi, i soliti tormentoni poco divertenti. Ambrosio dimostra di non riuscire a fare a meno degli elementi per cui è stato più aspramente criticato, e non cerca minimamente di nascondere, ma anzi sembra vantarsi delle sue stesse cadute di stile quali il robottone mazinga, i mestieri di Pippo etc. In più i bene informati dicono che nel prossimo si andrà a scoppiazzare direttamente gli horcrux potteriani. Desolazione.
A completare il tutto c'è una storia di Pesce con l'ennesimo Quo innamorato, una storiella di Concina decente e una storia straniera che i più hanno trovato disgustosa ma che io ho letteralmente amato grazie ai disegni di Flemming Andersen, che danno una connotazione follemente cortometraggistica al tutto, ricordando di non prenderla troppo sul serio.