Speciale Lucca
Ecco il numero di Lucca per eccellenza. Quello che ha fornito materiale di discussione, polemica e quant'altro ad ogni conversazione lucchese con gli addetti ai lavori. E' anche un numero peculiare che riassume in sé tutto il bene e il male della gestione De Poli. Innanzitutto partono ben tre saghe nello stesso numero: saghe e storie a puntate sono forse il tratto distintivo di questa nuova gestione, ma non ne erano mai partite tre in contemporanea. All'interno di queste tre saghe troviamo due estremi qualitativi, sbalzi a cui questa gestione tra stelle e stalle ci ha abituati per bene.
Topolino e la Rapina del Millennio (Ziche): L'apice qualitativo è rappresentato dall'inizio della quinta saga Zichiana, ormai una tradizione dai tempi della Papernovela, a cui seguirono Topokolossal, Grande Splash e Rivondosa. La politica della De Poli di riavvicinamento degli autori migliori si è già vista con un incremento della produzione faraciana, marconiana e via dicendo. Adesso tocca alla Ziche essere corteggiata, dapprima coi suoi Che Aria Tira, e poi con un bell'articolo che spiega per benino quali e quante sono le saghe zichiane, facendo finalmente pulizia dei dubbi sollevati da quelle saghette apocrife, disegnate dalla Ziche ma firmate da Bosco, che disorientano un po' tutti. La storia è gradevole, diemenziale al punto giusto con un bel po' di scene d'azione volte a parodiare un genere, come abitudine di questo tipo di storia, che è sempre stata assai mediatica. Certo deve ancora ben ingranare e mostrare dove voglia andare a parare, ma per ora non si può che ridere della gag pippesca (anche se sfigura al confronto con la rispettiva gag di Walsh/Gottfredson in Topolino Buffone del Re).
Il Grande Viaggio di Paperino e Papernova: Capitolo 1 - Quel Mago di Paperoga (Ambrosio/Vian): Ed ecco l'estremo negativo. Se già da quella trilogia di storielle stupide ne avevamo avuto abbastanza di questo stupido personaggio, inserito in maniera stupida da un autore che non è famoso per le sue sceneggiature intelligenti, e sebbene la De Poli avesse detto che di Papernova non avremmo avuto più, eccolo tornare in forze, e in una saga. Che schifo, che vomito, che scemenza. Per non parlare dei contenuti che lo vedono battagliare contro Maga Magò (che perlomeno non viene ripresentata da capo), personaggio proveniente dall'animazione ma usato in lungo e in largo anche nelle storie dei personaggi standard. Battagliare in stile giappocombattimenti di terz'ordine, aggiungerei. Insomma la solita porcheria firmata Ambrosio che evidentemente non è capace di portare avanti per conto proprio un discorso che non preveda infimi vip paperizzati, recuperi forzati, storpiature di cose trendy (rispunta, senza esser minimamente contestualizzata, la Duckstation), e trame vietate ad un pubblico oltre i tre mesi. Poche storie, si ha un bel dire di voler trattare ogni autore senza pregiudizi in merito, quando si ha davanti qualcuno che non prova minimamente a fugare questi pregiudizi ma anzi ci si immerge sempre più. La stroncatura è non solo meritata ma NECESSARIA.
Pipwolf e il Caso dell'Incantesimo Linguistico (Vitaliano/Mazzarello): E dopo i due estremi ecco un prodotto scialbo e sciapo che si colloca esattamente in mezzo. E dopo aver visto alcuni elementi propri di questa nuova gestione come le saghe, i riavvicinamenti e i compromessi, ecco arrivare l'ultimo grande concetto: la giacenze. E' un bel po' che questa e la prossima storia di Pipwolf fermentavano nei cassetti, ci viene detto. Pensate in epoca Muci come spin-off di X-Mickey da destinare ad un albo a sé, e firmate da un Vitaliano sottotono, queste due avventure non fanno altro che mettere in luce alcuni difetti e debolezze intrinseche del mondo dell'impossibile. X-Mickey ha infatti avuto parecchie anime: dapprima universo cucito intorno al solo Topolino, corrispettivo editoriale più infantile dell'adulta Anderville faraciana vista in MM (come frittole lo fu del glorioso PK), questo prodotto caldeggiatissimo da Claretta Muci, dopo poco vide prevalere il personaggio di Pipwolf. Le storie cambiarono e divennero incentrate su di lui, lasciando perdere il povero Topolino. Il registro stesso altalenava parecchio, passando da avventure alte e leggermente adulte (pregi suggeriti dal formato spin-off su cui gli autori lavoravano) a bambinate indegne, pilotate dall'alto e dalla precisa volontà di rivolgersi ai soli bambini. Dopo la chiusura venne il momentaneo traloco del Mondo dell'Impossibile su Topolino, ma anziché proporre storie di quel genere che del formato topoliniano avrebbero potuto giovare non poco, l'intera cosa venne nuovamente ridimensionata e adattata a storie brevi con protagonista il solo Pipwolf. Il ritorno delle avventure si ha con questa bilogia, anche se non si capisce come si collochi esattamente in continuity col primo revival...e sebbene fosse stato auspicato delude fortemente per via di un ritmo troppo lento, di una lunghezza eccessiva e assolutamente non giustificata dalla trama che in fin dei conti risulta noiosa. Inoltre l'andamento stesso della storia non convince visto che è un giallo che si rivolve per caso, con una trama fatta di soli colpi di fortuna (le erbe che causalmente saltano fuori al momento giusto, il cattivo che sembra spuntare in maniera provvidenziale, etc). Peccato, ma forse di più non si poteva fare maneggiando un universo nato male e portato avanti negli anni in maniera piuttosto bacata.
Per il resto il numero non offre molto altro. C'è una breve di Bosco su Pico che sfigura rispetto al corrispettivo Macchettiano visto nel numero scorso, e un'altra storia di Bosco, la terribile Zio Paperone e Rockerduck e lo Scambio d'Affari (Bosco/A. Pastrovicchio) in cui i personaggi - con molta originalità! - si scambiano i ruoli, tanto per affossare definitivamente ogni parvenza di credibilità e serietà rimasta a questo universo di fantasia. Sigh.