Topolino e il Signore dei Pupazzi (Casty/De Vita): Soggetta ormai da tre anni a un'estrema diluizione, rispetto ai fasti delle annate 2004 e 2005, la produzione di Casty diventa difficilmente giudicabile ora come ora. Il Signore dei Pupazzi, pur non essendo fra le storie migliori dell'autore, rientra però nella sua altissima media qualitativa. Sembrano finiti i tempi in cui al ritmo di una storia ogni due settimane Andrea Castellan teneva alta la qualità e l'interesse verso il settimanale, alternando capolavori a belle storie. Ed è quindi facile rimanere delusi da queste rare apparizioni, specie dopo le lunghe attese che a volte durano anche un trimestre.
Ma a conti fatti, Casty si riconferma un grande autore anche nei peggiori frangenti, riuscendo a inserire chicche, trovatine e elementi interessanti in ogni sua storia, adottando la filosofia di lavoro dei suoi ispiratori, da sempre molto generosi quando si trattava di divertire il lettore. La storia non è solo una trama, ma tutto ciò che ci sta intorno, il modo che hanno i protagonisti di reagire agli eventi, le stramberie che sembrano messe lì tanto per ridere ma che in realtà hanno la funzione di farsi ricordare. Tutto, nell'approccio di Casty, contribuisce ad evitare quella sorta di stato catatonico che può prendere il lettore all'ennesima storia su un ennesimo cliché. I nomi stessi dei personaggi della storia, quelli che in altri casi sarebbero destinati a svanire nell'oblio dopo una letta veloce, rimangono qui impressi quel tanto che basta per risvegliare l'attenzione di chi legge: Baloq, Vitruvian, l'Andromimo, Pestalfior sono nomi simpatici, allegri e soprattutto originali, ennesimo esempio di quanto possa essere vivace lo stile narrativo dell'autore.
La storia in questione vede Topolino e Pippo intrufolarsi quasi di prepotenza in un giallo che vede confrontarsi due ex-soci di un azienda produttrice di giocattoli, con differenti punti di vista e filosofie produttive. E pur andando a parare su elementi già visti (l'organizzazione criminale, l'esercito di robot), la storia riesce a mantenere la sua verve giocosa e puramente castyana fino all'ultima vignetta, permeata di ottimismo puramente Disneyano. Tornano dopo tantissimo tempo i disegni di De Vita, che era dai tempi delle prime storie da autore completo di Casty che non collaborava con lui. E pur conservando la sua impronta stilistica, è notevole come De Vita rispetti sacralmente lo schema compositivo mutuato dallo storyboard di Casty. Un modo di organizzare lo spazio nella vignetta molto sapiente, che in virtù della sua "compostezza" riesce sempre ad essere rilassante e a focalizzare sul giusto elemento l'interesse del lettore, evitando certi guazzabugli estremamente chiassosi e tondeggianti che ormai sembrano essere diventati il marchio di fabbrica di buona parte della produzione Disney odierna.
Per il resto l'unica cosa da segnalare è che torna Pennino in una storiella a sfondo educativo che non ho sgradito, anche se troppo lunga per quel che ha da raccontare, un tonfone macchettiano per il "Sarà Capitato Anche a Voi..." che in passato seppe stupire e l'ennesima proposizione nel personaggio di Ottoperotto in una storiella infantile.