Potrei andare a dare un’occhiata a qualche numero vecchio di Topolino per citarvi i miei autori e periodi preferiti, ma il punto ovviamente non è questo, quantomeno non con quello che è accaduto dalla seconda metà degli anni novanta in poi ovverosia (per chi fosse dotato di un minimo spirito critico e non fosse interessato a vendere il prodotto in questione) un tracollo assoluto dei contenuti e dello stile delle storie (sinteticamente parlando la carta igenica bianca dice di più perché bianco davvero non è mai nulla e una piccolissima macchia nera o un vago alone grigiastro sono sicuramente più significativi delle storie che ci propongono da anni).
Topolino purtroppo riflette, come quasi ogni altra cosa, la società delirante in cui viviamo.
Non ci vuole un genio per capire come stanno le cose: quando la gente zooma su una macchina di formula 1 in curva (non mostrando quindi come questa macchina fa la curva), quando negli sci si preferiscono le inquadrature laterali (non mostrando come lo sciature fa le curve), quando durante una partita di calcio si zooma (mentre il resto del campo è ovviamente più importante del singolo duello fra due giocatori), quando la gente chiama “non-vedenti” i ciechi e dice che la gente “scompare” invece che muore, quando la gente parla di ondata di violenza quando la violenza cala, quando i singoli si permettono di definire diritti (quelli umani) che tutti (anche chi non ha votato) dovrebbero essere tenuti a rispettare, quando i cartoni animati sono fatti al computer (che schifo i filmati al computer, ok il filmato durante il videogioco, ma topolino al computer fa vomitare), quando si vuole essere pedagoghi degli adulti impedendo a un adulto di vedere uno spot che dica che fumare va bene e i salutisti si facciano gli affari loro, quando arrivi al 2000 solo per vedere che qualche autore pregno della rivoltante giustizia moderna (che dice che i gatti non si mangiano, ma i pulcini si gettano vivi nel tritacarne) ti dice durante una storia a bivi di capodanno di Zio Paperone che il modo giusto di comportarsi è esattamente all’opposto di come lui fa, quando nelle storie di Topolino i muri sono colorati in modo sfumato, quando in queste storie la morte non si nomina né si sottointende più, quando in queste storie Paperino è sempre meno sfortunato e sono tutti sempre più fortunati, ricchi e pasciuti, quando stare male è bandito, quando si inizia a dire che di certe cose non si scherza, che anzi non si dovrebbe scherzare di nulla, perché magari qualcuno è davvero scivolato su una buccia di banana oppure ha un parente o un amico o un conoscente o un connazzionale che è scivolato su una buccia di banana e quindi non si può più fare storie in cui la gente scivola su una buccia di banana, allora è il momento, il momento in cui di fare una storia che sia bella o comunque significativa su Topolino te lo scordi.
Perché sì, non tutti hanno messo la testa all’ammasso, ma chi gestisce i programmi televisivi, i giornali e i giornaletti l’ha fatto, oh se lo ha fatto.
Certo, qualche battuta divertente potrebbero anche scriverla, ma non lo fanno e non venitemi a dire che è perché sono cresciuto e che neanche allora erano divertenti, non è così, io apro un Topolino degli anni ottanta e di battute divertenti ce n’è.
Il problema è che le battute e l’ironia sono appannaggio degli adulti, animali rari nella società di oggi, figuriamoci fra gli autoreferenziali bambocci che dirigono oggi il Topolino.
Lo facessero almeno a forma di rotolo sarebbe utile.