Non so voi, ma il talebanesimo intellettuale che induce a considerare la Collana Chirikawa come canone assoluto della "continuity" disneyana al punto da sminuire la presente storia di Marconi su Gambadilegno, per me la più divertente del numero, è irrazionale oltre che deleterio. Sarebbe utile cominciare a riconoscere che non esiste una "vulgata" ufficiale sulla storia dei personaggi Disney, a prescindere da quanto abbiano fatto Gottfredson & Barks & Scarpa, e che quindi ognuno può immaginarsi l'infanzia di Pietro e di Topolino come più gli piace, purché la storia sia gradevole - e questa per me lo è, e molto! Una delle migliori di questo ciclo! Va bene i gusti, va bene che una storia non piaccia, ma giudicarla negativamente giustificandosi con presunte "incongruenze" è... estremo. Sulla base di queste affermazioni, Paperino Paperotto dovrebbe essere cacca a prescindere perché si inventa Quack Town, amici che poi Paperino adulto non conosce più, ecc ecc ecc. Ripeto, dire che la storia non è piaciuta è legittimo, ma non addurrei a giustificazione argomenti del genere.
La bilancia della fortuna è una storia che trovo triste. L'inizio con le sfighe a raffica me l'ha resa subito antipatica; peccato la realizzazione complessiva, perché lo spunto di partenza è interessante (e finalmente c'è Archimede con qualcosa che può inventare solo lui, ultimamente lo si vede pochissimo). E' una storia dall'impostazione un po' micheliniana... però ho l'impressione che un Michelini se ne sarebbe venuto fuori con qualcosa di meglio.
Il Robiolastex finisce come si poteva immaginare, anche se non per esplicito cedimento di Rock bensì per diretta proposta dello Zione, cosa che non succede sempre. Ne approfitto per dire che Intini lo rivorrei più rotondo e tridimensionale come nei primi anni Novanta (tipo ZP e i quarti di nobiltà): oggi è espressivissimo, ma troppo piatto, 2D. Molto meglio di altri, ma penso che venga esageratamente sopravvalutato da queste parti. De gustibus, eh.
Buona l'idea della smemory card! Il vero problema di questi piccoli gialli è che il campo d'azione è troppo limitato: poche pagine, due furti e solo due personaggi rilevanti al di fuori del gruppo dei "buoni": il colpevole è subito evidente. Comunque la storia non ha nulla che non va, e Gorlero è molto più espressivo del suo solito. Ma solo io trovo che disegnatori come lui vengano un po' mortificati dall'attuale combo carta+colorazione di Topolino?
La storia danese è assurda; non brutta, assurda. Ma il genio del male (in senso buono) Andersen è troppo spettacolare per non leggerlo. Domanda: ma perché le cattiverie gratuite tra vicini sono concesse nelle storie danesi e non più in quelle italiane? Mi sembra che nelle danesi, da quando sono ricomparse sul Topo, si siano visti a più riprese elementi che nelle storie nostrane sono tabù da anni.