Diamo un’occhiata al buonissimo numero dedicato all’allunaggio:
Topolino e il guardiano della Luna: come giusta celebrazione al quarantennale del primo approdo sulla Luna, l’ottimo Alessandro Sisti ci dedica una sua opera molto riuscita, dimostrando ancora una volta la sua validità come sceneggiatore. Perché la storia, da molto tempo divisa in due tempi (non accadeva da Novecento?), è estremamente piacevole e gradevole da leggere, sceneggiata davvero bene, con una trama non troppo complessa ma ottimamente orchestrata, tale da mantenere sempre alto il livello di attenzione. Bellissima la riproduzione lunare e della sua cultura, molto azzeccata a mio vedere, senza mancare nel corso della storia di mettere un pizzico di umorismo e di erudizione, facendo menzione delle principali missioni lunari fino all’allunaggio vero e proprio. Non male l’idea dei criminali che fanno leva sulla diceria (per me del tutto infondata) che l’allunaggio sia stata una montatura. Bello il finale. Non male i disegni di Dalla Santa, che apprezzo molto (pur essendo un po’ calato negli ultimi tempi) anche se non lo considero fra i miei preferiti in assoluto.
DD – Missione cuore termico (ep.3): la saga riprende da dove era stata lasciata, cioè in balia dei pirati. Ma questa volta la firma non è di Vitaliano bensì di Bosco. Si viene a perdere in maniera piuttosto visibile quindi quel sarcasmo pungente tipico di Fausto per dedicarsi maggiormente a uno sviluppo dell’azione più serioso. Il cambio si sente ma io dal mio personale canto non ho subito un danno né ne ho visti per questa serie. Questa terza puntata si svolge in maniera semplice e lineare come ci aspettavamo. Un punto a sfavore sono ormai i colpi di scena ultra telefonati che si capiscono non dalle prime pagine dell’episodio quanto dalle prime puntate in assoluto. Svenson su tutti… Per non parlare dei millemila doppi giochi, tanto numerosi da capire all’istante che si tratta di un trucco. Non vorrei che da questo punto di vista la serie sia già un po’ logora. Avevo malgiudicato i disegni di D’Ippolito che invece si sono rivelati molto piacevoli e peculiari.
Zio Paperone e il campionato dei cercatori d’oro: leggo Venerus per la prima volta e almeno a giudicare da questa prima storia può avere un roseo futuro come sceneggiatore e ridare un po’ di lustro ai paperi, nonostante ho visto occuparsi prevalentemente di topi. La storia ha una peculiare impronta ciminiana nell’esordio per dialoghi ed originalità. E nonostante si discosti dagli stilemi del Maestro Cimino un po’ più in là, quel buon profumo di fondo si percepisce sempre e non lascia mai il lettore. La storia sempre essere un connubio fra avventure vecchio stile e modernità (visto il ben noto club dei Miliardari) in una sinergia molto riuscita. C’è un Rockerduck baro e meschino e dei Bassotti che fanno la loro tipica figuraccia. Ma ciò che conta è che ci sia un Paperone così ben caratterizzato, attaccato ai suoi ricordi e al suo oro come un padre e non come un avido criminale. L’intera ultima tavola è un omaggio a questo personaggio, un omaggio che mi ha fatto davvero emozionare, mostrandomi un Paperone che non vedevo da un po’ e che mi ha ricordato persino i fasti donrosiani. Se ci aggiungiamo gli splendidi disegni di Gatto allora abbiamo un piccolo gioiellino per intenditori, una vera perla per il cultore disneyano.
Paperino e le risate delle colline taciturne: non è una storia particolarmente lunga e di certo non sarà citata nell’olimpo disneyano, ma Cimino, non so quante volte l’avrò già detto, non delude mai. Se non è un capolavoro è una buona storia e questa lo è. Paperino è questa volta di una nuovo avventura esotica, tipico appannaggio dello Zione, al quale non manca di rivolgere in maniera particolarmente forte le proprie lamentele, con schiaffi e appellativi ornitologici interessanti (leggete per credere), senza dimenticare battute mordaci estremamente gradite. La storia si svolge in un piccolo lasso di tempo e volendo sarebbe potuta essere allungata senza troppe difficoltà. Ma ciò non inficia la qualità di una prova interessante di Cimino che si fa accompagnare ai disegni dal classico Amendola che sto pian piano rivalutando, soprattutto al fiano di Cimino, le cui storie si prestano ai tratti dal sapore più antico.
Nel complesso un numero che vale davvero la pena dell’acquisto e che, non presentando alcuna riempitiva, ha una media qualitativa assai alta. Ah, fossero tutti così!