Mamma mia, ma cos'è successo, sei quintali di Casty in meno di due mesi? Più, come sappiamo, la sua prima storia con i paperi completata almeno per quanto riguarda la trama? :o Siamo a Natale? O è primavera, e fioriscono i Casty?
Beh, fatto sta che il buon Castellan ne ha decisamente imbroccata un'altra, tirando fuori una storia dolce ma non sdolcinata, istruttiva senza essere didascalica, e piena come suo solito di invenzioni geniali e sorprendenti ad ogni pagina. Giorni fa mi sono ricapitati sottomano i miei primi Grandi Classici ed ho fatto una scorpacciata scarpiana... E, con il "modello" per eccellenza così ben presente, ho potuto vedere in pieno la continuità-contiguità con il Topolino di Casty. Veramente perfetto.
Anzi, a dire il vero, ho il dubbio che "Topolino e il mondo di Tutor" sia una delle mie castyane preferite di ogni tempo, e la mia preferita tra le tre degli ultimi due mesi. Da dove cominciare? C'è di nuovo Eta Beta, dopo la Neve Spazzastoria ed il Mondo che Verrà, di nuovo perfettamente caratterizzato come supporto di Topolino in una storia in cui probabilmente Pippo avrebbe un po' stonato (se non dalla parte dei bambini); c'è di nuovo la tematica del futuro travolto dal cataclisma ecologico, su cui a quanto pare l'animo artistico e sensibile del Castellan si sta spostando in maniera spontanea, anche se qui l'approccio è un po' meno apocalittico e disperato rispetto a quello di "Quandomai", ed anche i tempi sono più ristretti: invece del futuro remotissimo in cui sono rimasti solo gli insetti mostruosi, un domani un po' più prossimo in cui molto è già andato distrutto, ma c'è ancora, forse, possibilità di rimediare... ed il rimedio viene fuori dai piccoli, dagli ultimi: i bambini e gli animali, che il tratto di Casty, tondo come non mai, rende dolci e disneyanamente adattissimi al loro ruolo. A pensarci, credo che "Tutor" possa essere visto come un punto d'incontro tra "Quandomai" e "Wall-E": gli umani grassocci ed inerti vengono sicuramente dal capolavoro Pixar, così come i robot al servizio dell'umanità ed il concetto che la salvezza possa venire dai piccoli che vedono dove i grandi sono ciechi (qui i bambini e gli animali, là Wall-E, Eve e gli altri robottini). La conclusione, come probabilmente era l'unica scelta obbligata per un autore serio, è aperta, e lascia ai lettori le carte in mano per comprendere e scegliere il cammino che saranno loro e le generazioni dopo di loro a dover intraprendere - sapendo, però, che resta poco tempo...
Ma questo, ovviamente, è solo la punta dell'iceberg: le trovate sono mille e splendide, dal ritorno, molto ben in continuity, di Zia Topolinda, alle geniali parla-mentine che per la prima volta (almeno a mia memoria) ci permettono di sentir pensare e parlare Pluto, e ci fanno conoscere prima Ramon (un mito, speriamo di rivederlo), poi le gazze (che sembrano tranquillamente le nipoti dei corvi di Dumbo, fateci caso - chiacchierone ed un po' strafottenti, ma in fondo simpatiche) ed infine, soprattutto, fanno assurgere gli animali a veri protagonisti, decisivi per l'esito di tutto il racconto (d'altra parte, dopo le parla-mentine, il parlamento degli animali era la naturale conseguenza logica
), alle decine di gag di cui l'intera storia è costellata (il porcospino che sghignazza per la barzelletta della spazzola mi ha fatto guardare male da tutto l'ufficio postale in cui ero in coda, e, più tardi, l'impiegata di banca da cui sono andato a fare un prelievo si è quasi spaventata quando le sono scoppiato a ridere in faccia per il trapano-laser che stavo leggendo di soppiatto
), all'inventiva tutta scarpian-ciminiania per i nomi (il professor "Sam Intendi"... cielo, perché non ci sono un po' più di scrittori con questa voglia di inventare gag leggere e sottili?), e l'elenco potrebbe continuare per un pezzo... bellissima, un capolavoro.
Due piccoli nei, uno imputabile e Casty e l'altro alla redazione. Il "sono sicuro che Pluto
aveva votato, di pg. 34 (se persino Casty dimentica il congiuntivo, siam messi maluccio...
/) e, soprattutto, la scelta, per me incomprensibile, di pubblicare tutta la storia in un numero solo, quando è assolutamente evidente che fosse stata pensata per tre numeri distinti (a partire dai riassunti, che infatti sono stati tenuti integralmente). Per carità, questa scelta ha reso questo numero di altissima qualità, ma, proprio come diceva Grrodon nel caso de "Il mondo che verrà", quando Casty crea una storia in più puntate, è una precisa scelta stilistica ed ogni puntata ha il suo ruolo nel ritmo complessivo della narrazione: qui abbiamo tre puntate con delle precise dinamiche ed un passo autonomo per ciascuna (reso evidente dal fatto che le lunghezze sono disomogenee: è chiaro che Casty non ha scritto una storia unica poi tagliata in tre parti uguali, ma ha reso ogni puntata lunga quel tanto che serviva per raccontare tutto quello che in quel momento era necessario raccontare: non una pagina di più, non una di meno). Metterle una in coda all'altra, oltre a far perdere la possibilità editorialmente molto ghiotta di impreziosire tre numeri del Topo invece di uno, ha fatto perdere sicuramente di vista a molti lettori il respiro delle puntate singole, considerate come autonome, pur facendo parte di un unico racconto lungo. Piccola perla di struttura narrativa, secondo me, il salto dalla seconda alla terza puntata, che non riprende affatto dal cliffhanger ma spiazza le attese spostandosi sulla terra, e recuperando solo dopo in flashback la delicata situazione in cui Topolino si trova alla fine del secondo episodio. Anche questo,temo, un virtuosismo narrativo che si è un po' perso. Ma pazienza
Un tour de force spettacolare come questo può rischiare di far passare in secondo piano le altre storie del numero, che tuttavia sono ugualmente ad un livello notevole
Paperino, Paperoga e il grande Mou si conclude con una sarabanda di colpi di scena improntati alla follia più pura, che ne fanno, a mio parere, di gran lunga la migliore di tutte le storie a sfondo di "omaggio calcistico" venute fuori negli ultimi due anni: lo sfottò simmetrico di calcio e videogames ipercustomizzabili raggiunge livelli di comicità difficilmente eguagliabili nel Topo degli ultimi anni, dal "linguaggio forbito" del calciatore composito (che mi ha creato problemi con la cassiera del supermarket... un giorno dovrò piantarla di leggere fumetti ovunque io sia e qualunque cosa io stia facendo, e crescere un po'... ma c'è sempre tempo
) agli schemi di gioco delle lezione del Grande Mou, che partono da un minimo di senso e vanno progressivamente in vacca in modo esilarante all'ennesima potenza *lol* Grazie, Vitaliano, grazie di cuore
Ma ancora una volta mi chiedo: perché pubblicare una storia bella in quattro puntate su due soli numeri? Una storia bella tira su un intero numero, e alla disney dovrebbero saperlo da sempre: perché, con un pezzo da 90 come il Grande Mou ed un capolavoro assoluto come il Mondo di Tutor, invece di riempirci sette numeri come avrebbero potuto fare, hanno compresso tutto in due soli numeri? Siamo sicuri che vogliano vendere davvero? :/ Mah...
Pressata tra i due pezzi forti del numero, è ovvio che
Zio Paperone e l'orto bio fa un po' la figura del vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro. Eppure, a dire il vero, credo che si difenda con una certa dignità, senza caratterizzazioni fuori personaggio e con un colpo di scena finale che, personalmente, non ho trovato prevedibile. E chissà cosa ne avrebbe detto il maestro Scarpa dell'ultima battuta... forse avrebbe sorriso anche lui
Bella, molto bella, la Ziche iniziale, che, quando si appoggia alle storie di Casty, riesce a tirare fuori alcune tra le sue vignette migliori
Un numero che sto cercando di far leggere a chiunque io conosca.Credo, sinceramente, il migliore da due anni a questa parte, almeno dai tempi del "Mondo che verrà".