Questo n. 2844, mi ha indignato moltissimo.
Per la prima volta da quando leggo Topolino (dal 1989) una storia mi ha amareggiato per i suoi contenuti. Anzi mi ha fatto star male pensando alla reazione di un bambino (Topolino non e' un giornale per adulti) nel leggere la prima storia, quella di Vitaliano e Mastantuono.
A pagina 20, la prima vignetta dell'ultima striscia e' di una violenza spaventosa. Una violenza gratuita, immotivata, non giustificabile moralmente e neppure narrativamente. Signori, assistiamo ad una randellata portata con tanta forza da spaccare la testa a una persona! Un gesto capace di provocare non ''il buio'', come l'esimio sceneggiatore fa dire al Bassotto, ma il buio eterno!
Una scena che arriva d'improvviso, immotivatamente, e per questo ancor piu' carica di una violenza che non puo lasciare indifferente il bambino-lettore, perche' colpisce lo stomaco e la mente . Mai prima di oggi una vignetta di Topolino mi aveva procurato uno stato d'animo di cosi' profonda indignazione.
D'abitudine, quando nei fumetti per bambini, si vuol mandare un personaggio ''nel mondo dei sogni'' si usano forme che non palesano mai la violenza come in questa occasione.
Inoltre, per completare il procedere violento e soprattutto irragionevole della vicenza, la cosa si ripete sia quando i Bassotti buttano Paperone in un dirupo (i rapitori eliminano il rapito, neanche i banditi sardi lo fanno!!) sia quando un povero orso, due vignette prima descritto come buffo e simpatico, viene steso a terra con un'altra ferocissima randellata (alla faccia dell'amore per gli animali!)
A questo punto mi domando: gli ottimi autori, i capaci redattori, la simpatica direttrice non si sono resi conto dell'effetto che stavano provocando? Oppure, se ne sono accorti ma hanno apprezzato la abbandante dose di violenza, visto che il mondo va cosi?
Io, fossi in loro, un po' di vergogna la proverei.
Spero di non essere il solo a pensarla cosi', anche se poco fa sono inorridito leggendo su afnews un commento entusiasta di Goria (accompagnato da encomi per gli autori) per la cattiveria, anzi l' EFFERATEZZA di questo racconto.