E va bene, entriamo nel merito. (Poi, però, un giorno mi spiegate come fate a scrivere sul forum alle tre di notte e svegliarvi la mattina senza sbattere la testa contro tutti gli spigoli e andare a fare pipì nella cesta della biancheria).
L’età dello zione. Grrodon sostiene che pare essere un tabù a giorni alterni. In realtà, l’“anzianitudine” di PDP è una risorsa umoristica che è sempre stata usata e sempre lo sarà. Io non le conto più le storie in cui ho fatto definire Paperone “anziano” da Paperino. Una volta, se non ricordo male, lo chiama “pensionato”. Domanda: Perché qui c’è la correzione? Risposta: E io che ne so. Forse in quel contesto non faceva ridere, forse sembrava gratuito, forse toglieva ritmo alla battuta. Io non lo so e (
ta-dam!) non lo sapete nemmeno voi (Zangief dice di essere disposto a rispettare il lavoro altrui “purché sia fatto bene”. Ecco, Zan, il punto è esattamente questo: chi stabilisce se un lavoro editoriale è stato fatto
bene?).
Che cos’altro c’è? Situazioni violente? Stessa cosa. Le botte in testa ci sono e ci saranno sempre (figuriamoci se su un giornale a fumetti per ragazzi si possono togliere…). La correzione segnalata, quella del martello con il manico isolante, mi pare (ipotizzo) dettata da ragioni di, diciamo così, umorismo visuale. A volte fa più ridere uno che ti insegue con un martello anziché uno che ti colpisce direttamente in testa. Anche qui, questione di sfumature, sensibilità, opportunità. Mi viene solo da dire: Ma guarda un po’ se questa può essere una questione sulla quale mettersi lì a elucubrare.
Proseguiamo. “Dannato” in luogo di “malnato”. Secondo me la religione non c’entra un sicono essiccato. Probabile che “dannato” risulti parolaccia e “malnato” no. Personalmente non uso mai quel termine, anche perché non fa ridere.
Sulla questione alcolica, scusate, ma nemmeno mi ci metto. Riferimenti a “bevute” in un giornale per ragazzi?! Ma volete scherzare? Avete idea di che cosa succederebbe il
giorno dopo? Per favore, non facciamo gli ingenui o le anime candide, su.
Infine, la lingua indigena “traslitterata” in buon italiano anziché declinata tutta all’infinito (“Io andare”, “Io volere”). Boh. Quelli della mia generazione sono cresciuti con la classicissima immagine del selvaggio di nome Balùba con anello al naso e sveglia al collo che vuole cucinare l’uomo bianco. Ricordi di un tempo semplice e felice. Adesso è evidente che questa cosa non si possa più fare. È un bene? Di getto, direi di no. Però poi mi viene da pensare che quando ero piccolo il più “indigeno” della mia classe (quello nato più vicino all’Equatore) ero io - bambino di Calabria in una classe di biondi settentrionali ariani. Adesso, però, le classi sono multietniche e la questione degli “stranieri” che parlano come Balùba (piaccia o non piaccia) si pone.
A costo di risultare noioso, non posso che ribadire il concetto: la “cucina redazionale” esiste dappertutto, in tutti i giornali, compresi i fumetti. Credete che in Bonelli o in Astorina o da qualsiasi altra parte non ci sia un redattore che legge e, all’occorrenza, modifica i testi di un autore? Credete che al sottoscritto non siano mai stati modificati testi e battute? La differenza è che nessuno può fare confronti tra le mie sceneggiature “originali” e ciò che è stato pubblicato, dal momento che io preferisco non mettere in circolazione una sceneggiatura, che è uno strumento di lavoro. Intendiamoci, non che non si possa fare, né sto criticando chi invece preferisce divulgarle. Per carità, ciascuno è libero di fare quello che gli pare. Il fatto è che non ne capisco l’utilità e mi pare che sia un comportamento che possa generare situazioni di questo tipo, facendo nascere discussioni assolutamente inutili su questioni che diventano “basilari” solo nella testa di chi vuole che lo diventino.
Scusate, adesso torno al mio lavoro.
(Faccina obbligatoria, che stempera e sdrammatizza).