Secondo numero di fila, alè. Se la scorsa settimana le motivazioni erano da addurre al Paperinik di Gervasio, al Museo del Fumetto, al restyling che mi incuriosiva e alla ripresa del Pianeta T, anche stavolta il motivo che mi ha spinto all'acquisto non è mancato.
Un grande ritorno, talmente importante e voluto da Valentina che la direttrice lo accenna anche nel suo editoriale a inizio numero.
Sto parlando di
Francesco Artibani, che dopo molti anni di lontananza dalla Disney per divergenze di visione torna sotto la gestione illuminata della De Poli, che continua a mettere a segno sempre più vittorie per un "Topolino" di qualità.
In questi anni Artibani si è dato da fare: il lavoro creativo dietro alle Winx, i due volumi a fumetti sui 150 anni dell'Unità d'Italia, storie per la Marvel e tanto altro. Quanto potrà essere cambiato il suo approccio con il fumetto Disney, a cui aveva regalato tantissime gemme un paio di decenni fa, tanto da farlo diventare uno dei miei due sceneggiatori preferiti in assoluto degli anni '90?
Direi poco: in
Zio Paperone e la Sequoia del Capitano (Artibani/Perina) ho ritrovato il Francesco che mi piaceva tanto all'epoca, e lo ritrovo in forma smagliante, con un uso perfetto dei personaggi, con il suo solito senso dell'umorismo e con una storia molto bella, non un capolavoro ma non mi aspettavo niente del genere; mi aspettavo una storia godibile, dove Paperone e Paperino non fossero macchiette e dove la trama non fosse prevedibile. Sono stato accontentato alla grande, ricevendo una storia che parte da un incipit strano che si trasforma pian piano in qualcosa di familiare che poi diventa originale grazie a uno svolgimento sapiente dell'intreccio. La spruzzata di "ambientalismo" che la storia contiene non dà fastidio ed è piacevole, e i Paperi sono sceneggiati in modo ottimo.
Non è
Paperino e la seconda occasione, d'accordo, e nemmeno le storie di Amelia e famiglia, ma questa nuova storia sa il fatto suo e nella sua semplicità ha da dire molto.
Artibani ha poi la fortuna di essere supportato da un Alessandro Perina in una fase interessante del suo stile, che in alcune vignette mi ricorda vagamente Barks; è un Perina diverso da quello che amavo a inizio anni 2000, ma resta comunque interessante e uno degli artisti migliori tra quelli della penultima generazione. Molto bella anche la copertina da lui realizzata, e mi complimento con Valeria Turati e/o Alessandro per la scelta dei colori, molto d'atmosfera anche perchè inusuale.
Altra storia significativa del numero è
Cronache dal Pianeta T - Uno Straordinario Viaggio (Vitaliano/Sciarrone) in cui finalmente si comincia a ragionare. Dopo un prequel che non mi ha convinto del tutto nonostante le temetiche importanti e inusuali in Disney e un primo episodio leggermente migliore ma che continua a sembrarmi uno poì confusionario, finalmente abbiamo un episodio davvero molto ma molto buono. Gli eventi cominciano a ingranare, la trama sa offrire momenti di pathos ed epici da una parte e dall'altro lato sa essere più sorprendente del previsto. Inizio ad apprezzare le evoluzioni dei personaggi, Topolino in primis, e la storia inizia ad assumere una luce interessante, una strada che se proseguirà potrebbe far decollare una saga che finora non mi aveva detto più di tanto.
Sul comparto grafico, invece, continuo a non avere dubbi: Sciarrone è un drago, questa sua strada del disegno digitale è un percorso interessante e il suo tratto inconfondibile si ritrova comunque, anche se con qualche variazione di stile. Mi sembra di notare un costante miglioramento tanto che questa puntata la trovo la migliore anche sotto il punto di vista grafico.
Per il resto poco da segnalare:
Paperino, Paperoga e la minaccia dell'O.R.S.O. (Badino-Cabella/Cabella) è una specie di sequel di
Paperoga, Paperino e l'Intrigo del M.O.L.E.S.T.O., storia di appena tre numeri fa che come caso isolato (e anche grazie ai disegni di Faccini) era un'avventura simpatica e senza pretese, da leggere col sorriso sulle labbra. Immaginarmi un potenziale ciclo di storia incentrate sul M.o.le.s.t.o. mi fa cascare le braccia, anche perchè in questa storia sembra che si ripercorrano quasi gli stilemi della PIA pur in modo più folle per via del tormentone della chiacchiera asfissiante. Nota di merito il finale, che mi ha sorpreso davvero tanto, ma che purtroppo prelude a un eventuale ulteriore proseguimento e non so quanto se ne senta il bisogno.
Chiude il numero un mediocre Cimino con
I Diari Segreti di Zio Paperone - Il Deserto Nero e lo Uadi Giallo (Cimino/Milano) che altro non fa se non reimpastare per l'ennesima volta alcuni clichè, impiantandoli in un passato mitico di Paperone. E' carina la cornice con i nipoti che leggono il diario del vecchio zio, ma per il resto niente di che. I disegni davvero molto sottotono di Luciano Milano non fanno che peggiorare la situazione.
Il ritorno di Francesco Artibani come scrittore "regular" per il Topo è significativa: significativa di una politica editoriale intelligente che punta alle grandi firme e quindi alla qualità delle storie. In questo senso vedo anche la quasi certa consuetudine fissa della cover dedicata alla storia di apertura, che dà davvero risalto alle storie e alla qualità di esse. Dà un senso di maturità e di unitarietà al giornale, e ciò è bello.
Valentina ha dapprima reso più frequenti le incursioni di Tito Faraci sul settimanale, poi promuove saghe che cercano di strizzare l'occhio all'essere cool e all'attrarre gli appassionati vecchio stampo, poi cavalca eventi di grande importanza sociale dedicandoci storie e progetti, poi dà l'approvazione a Pippo Reporter e predispone il terreno perchè la coppia Radice/Turconi sforni storie insieme... ora fa tornare Artibani, e se si pensa al modo in cui l'autore aveva lasciato la Disney l'impresa non è assolutamente da poco. E vuol dire che davvero qualcosa è cambiato.
E non mi sto riferendo al restyling grafico.