Gagnor + omaggio a Fellini: non c'era da aggiungere altro, come motivo per farmi comprare il "Topo" questa settimana.
Topolino e il Ritorno alla Dolce Vita (Gagnor-Ponti/Mottura) è un omaggio a Federico Fellini e ad un film in particolare,
La Dolce Vita appunto, che ne 1962 conquistò un Oscar per il costumi. Ma il pretesto è in sè poco importante, l'importante è la finalizzazione: celebrare il cinema di qualità durante la settimana degli Oscar 2012 e omaggiare uno dei più grandi registi italiani di sempre. L'operazione, che ha visto Roberto Gagnor impegnato insieme al regista Marco Ponti nella stesura della storia, si rivela riuscita. Perchè a voler ben vedere, ci sono cose che non funzionano proprio alla perfezione nella trama (Eta Beta che entra a muzzo e senza un reale motivo, Orazio regista...) ma sono piccoli peccatucci che si possono perdonare quando si nota che, allontanandosi dal particolare e guardando il quadro generale, si nota come la storia sia studiata per omaggiare anche nella forma la narrativa di Fellini: quella leggera frammentarietà che potevo annoverare tra i difetti della storia diventa, a una seconda lettura appare come mezzo per trasmettere quell'atmosfera onirica di cui il cinema di Fellini era pregno. La Roma in cui si muovono Topolino, Minni e gli altri non è la capitale in senso stretto, è la trasfigurazione che la città ha avuto su pellicola nelle opere del Maestro e, più in generale, in quelle di tutti i grandi registi italiani. "E' la magia del cinema" dice Macchia Nera a Topolino, a un certo punto, e infatti non sempre si distingue la Roma reale da quella del film che stanno girando i topolinesi.
Quell'atmosfera onirica, esaltate da qualche battuta tipica di Gagnor (quella di Gamba "gattone" o "Hai visto? Era coso... Paperino!" "Anvedi!"
oppure la sorte toccata a Paperica nella sua breve comparsata), quell'atmosfera dicevo è la vera forza di una storia davvero evocativa, e che citando - doverosamente - la parodia di
La Strada di Marconi e Cavazzano, trova nelle ultime tavole il suo vero compimento: sono tavole di grande impatto emotivo, dove Topolino e Minni tornano a tu per tu con Fellini, in una scena toccante ed emozionante che è insieme un inno al cinema e all'immaginazione, che tutto può. Sempre. Ovunque.
Alle matite e alla supervisione colori abbiamo Paolo Mottura, che ci mette del suo per rendere ottimamente la storia: le vedute di Roma sono mozzafiato, i romani del forum potrebbero dirlo probabilmente più di me ma perfino io non posso evitare di notare la ricercatezza di certe inquadrature, soprattutto della Fontana di Trevi. Il suo Topolino incravattato e con gli occhiali da sole, poi, è bellissimo.
I Miti di Paperogate di Creta - Paperoga Prometeo e la Conquista del Fuoco (Gagnor/Gottardo) ci ripropone Roberto alla sceneggiatura di una storia breve ma fulminante, che rilegge il mito greco di Prometeo con frecciatine alla tv italiana odierna e al fuoco come fonte di guadagno per Paperone-Zeus. Un divertissement, sì, ma di qualità. Molto divertente.
Zio Paperone e la Sfida dei Giganti (Panaro/Panaro) si presenta inizialmente come una storia molto banale, e stupisce immaginarsi dalle prime tavole che possa dipanarsi addirittura in due tempi. Ma negli ultimi mesi Carlo Panaro mi ha sempre piacevolmente stupito con le sue storie in due puntate, e stavolta non fa eccezione perchè con il proseguire della trama la storia diventa via via più interessante, fino a quando si capisce come il "solito" accenno al Klondike fatto in apertura era più importante del previsto. Panaro attinge direttamente alla visione paperoniana mostrata alcune volte da Barks e Scarpa, un uomo solo apparentemente arido ma che in realtà sa essere, in alcune determinate situazioni, ben più generoso e umano di quanto potrebbero essere molti ricconi della real life. Il flashback finale e chiarificatore, infatti, chiosa in modo ottimo e con una naturalezza ottimale una caccia al tesoro sicuramente interessante, dovuta anche al fatto di avere un rivale inedito rispetto a Rockerudck, e con il quale si è in un conflitto civile.
Non commento
Paperinik e l'Intuizione del Sapientone (Venerus/Meloni), che mi è piaciuta davvero poco, forse più per gli anonimi disegni che per una trama che, fondamentalmente, non è nemmeno bruttissima ma si muove sul filo della prevedibilità in maniera disarmante. Mi ha detto molto poco, e non comprendo come invece l'Avvocato ne sia rimasto conquistato...
Ma se siete particolarmente sensibili al fascino del cinema, il numero vale i suoi 2 ero e 30 cents per la storia d'apertura e per le belle rubriche che omaggiano e approfondiscono la figura di Fellini e il suo legame con Disney, gli Oscar vinti dai Classici Disney e quelli ottenuti dalla Pixar.