Mi domando se, oltre al sacrosanto diritto di critica, esista anche un diritto alla critica della critica. L’idea secondo cui l’artista risponde solo con la propria arte - e, più in generale, l’autore solo attraverso la propria opera - è un po’ superato, in tempi di forum, blog, profili facebook e twitter. Ciascuno si sente in dovere (ancora prima che in diritto) di esprimere la propria opinione sempre, in ogni caso, su qualsiasi argomento. Ovviamente, tutto ciò è legittimo, salvo il fatto che parlare attraverso uno schermo e in perfetta solitudine, spinge a un certo senso di impunità, alla dichiarazione ultimativa e tranchant, senza appello. Tutto ciò senza porsi la domanda che dovrebbe sempre precedere qualsiasi critica, e vale a dire: Ma siamo sicuri che io abbia i numeri per fare una critica di questo tipo?
Invece, passa l’idea che, siccome sono un lettore/consumatore, posso dire quello che mi pare e piace, nei modi che preferisco, incurante della mia storia personale e, soprattutto, della storia personale di chi sto criticando. Diventa tutto un miscuglio in cui un ragazzotto che non sa nemmeno mettere gli apostrofi al posto giusto spara giudizi ad alzo zero senza curarsi di argomentare, ragionare e, magari, chiedere. Fare una domanda. Informarsi.
Torno all’inizio del mio ragionamento e ripeto: Esiste un diritto di critica alla critica? Se esiste (e io credo che, di questi tempi, esista eccome) allora a me pare che il livello di certa “critica” (e la metto tra doverose virgolette, giacché la critica vera è una faccenda importante, e qui non siamo alla presenza di critiche, ma di parole in libertà), sia assai più scadente della storia più scadente che possiate aver letto. In altre parole, dietro una storia non riuscita, perfino dietro una storia brutta (e ce ne sono; io stesso ne avrò scritta certamente qualcuna) ci sarà sempre più lavoro, disciplina e impegno che qualsiasi parere da quattro soldi gettato lì solo perché viene data la possibilità di farlo. È vero: l’autore potrebbe infischiarsene. Ma non sarebbe un buon autore.
E poi, mi viene da pensare che, come esiste chi si lamenta che “una volta le storie erano migliori”, anch’io potrei dire che “una volta le discussioni erano migliori”. Probabilmente si tratta di un abbaglio della memoria - di cui evidentemente sono vittime anche gli autori. Però io ho sofferto e soffro la mancanza di un confronto con lettori che non si limitano a fare gli esperti (e dimostrano di essere solo dei saputelli), ma che sono davvero appassionati e competenti.
Una discussione di buon livello fa bene a tutti. Gli sparasentenze si beano solo di sé stessi.
Aggiungo una breve postilla, per meglio fare capire il mio pensiero.
Credo di avere incontrato, in questi anni di attività, sostanzialmente due tipi di lettore: quello che ti incontra alle fiere o per strada o su Facebook e ti dice: Leggo Topolino. Certe storie mi piacciono, altre no. Quella tua storia era bella, complimenti. Quell’altra, mica tanto. Peccato.
E poi c’è quello che incontri quasi esclusivamente in Rete e vuole (legittimamente) metterla sul piano tecnico. E ti parla di struttura, uso del personaggio, backstory, coerenza narrativa eccetera.
Il primo è anzitutto un appassionato, l’altro anzitutto un competente (o, almeno, così egli si reputa). A me vanno bene entrambi. Il problema sorge solo quando il competente non è tanto competente. È un po’ come quando il tifoso incontra l’allenatore della squadra per cui tifa e che, secondo lui, non sta giocando bene. Il tifoso ha due strade dialettiche davanti a sé: dire al mister che la squadra non gioca bene oppure suggerire la ragione per cui la squadra non gioca bene. Ecco, in questo secondo caso, l’allenatore ha tutto il diritto di chiedere al tifoso su quali basi tecniche stia basando la propria critica (tecnica). Se il tifoso riesce ad argomentare, bene. Magari è perfino in grado di dare due suggerimenti utili. Ma se il (preteso) tecnico non ha la competenza tecnica, l’allenatore ha tutto il diritto, secondo me, di mandarlo a quel paese e di dirgli: Torna quando hai studiato.
Be’, sapete che cosa succede in questo caso? Che il tifoso tecnico (che tanto tecnico non è) comincia a insultare l’allenatore. Matematico. Non so se ho reso l’idea.