Zio Paperone e la bontà natalizia: Questa, signori, è la Ziche completa che mancava da troppo tempo. I disegni sono caricaturali al punto giusto, come è nel suo stile, ma la vera perla è il tema trattato: la festa "dammi il regalo" ha sostituito quella del Natale, e conseguentemente i paperopolesi si sentono pressati perché non possono esternare la loro rabbia; a questo punto intervengono delle vere e proprie droghe (dipendenza, distacco dal mondo, vedesi anche la faccia inebetita dei Paperi quando la bevono) contro questa pressione, fino a quando qualcuno si accorge che c'è qualcosa di sbagliato nel sistema.
Stuzzicantissima, non vedo l'ora di leggere il finale.
Nonna Papera - Missione mani d'oro: Gula sembra essersi liberato definitivamente di quel "riflesso condizionato" di disegnare i personaggi squadrati come per le rubriche, e pare anche in buona forma. Macchetto è la poesia fatta fumetto, o lo si ama perché ci fa notare la profondità delle situazioni più semplici o lo si odia appunto per i suoi dialoghi troppo semplici. Io sono nella prima categoria, e questa storia non fa eccezione.
Indiana Pipps e l'energia dei giganti: Stanco del solito Kranz, Figus inventa un altro cattivo telefonato. L'intento di dare risalto anche all'Italia oltre alla solita America è lodevole, ma la storia fa sbadigliare. Usai senza infamia né lode, il suo tratto non mi piace particolarmente ma qui fa un buon lavoro.
Zio Paperone e la zizzania a bordo della snobbitania: Dialoghi insulsi e altro finale telefonato. Tosolini mi piace in tutto tranne che nei becchi.